La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. Terza parte
Il giudice istruttore Porfiri Petrovič consiglia
a R di abbandonarsi alla vita senza ragionare: il flusso della vita lo
riporterà a riva e lo rimetterà in piedi. To; mevllon
h[xei, il futuro verrà (Eschilo, Agamennone, 1240).
Il punto di incontro dei due ragazzi reietti è
la lettura del Vangelo.
“Un mozzicone di candela illuminava con luce fioca nella
misera stanza l’assassino e la peccatrice stranamente riuniti nella lettura del
libro eterno”.
Provocatoria del pensiero e dei sentimenti è la
tendenza a confutare i luoghi comuni e i dogmi dei più.
La prostituta Sonja è una
peccatrice che ha venduto se stessa, ma nemmeno una goccia di vera depravazione
era entrata nel suo cuore.
Cfr. La logica aperta al contrasto nelle Coefore di Eschilo (461): [Arh" [Arei
xumbalei', Divka/ Divka.
R le si inginocchia davanti poiché la ragazza è un
simbolo della sofferenza umana e nella sofferenza c’è un’idea.
Tutto si svolge sulla soglia o sulla strada dove si
vivono momenti di crisi. A D interessa il tempo della crisi, mentre salta
quello biografico.
Anche nell’Idiota (1869)
c’è la carnevalizzazione. Myskin è un eccentrico pieno di diversità dalla
gente usuale: è privo di ogni diffidenza, non mente, non dà importanza al
denaro, non occupa alcuna posizione che possa limitare la sua umanità. E’ del
tutto anomalo: non sa cosa sia la malafede e arriva ad amare il rivale Rogožin che ha
cercato di ucciderlo. Dove compare il principe si rompono le barriere della
menzogna e si crea la sincerità carnevalesca. Vedi l’episodio del vaso cinese.
Un libro di critica non privo di arbìtri
dilettanteschi ma nemmeno di spunti interessanti è quello di Merezkoskij Tolstoj e
Dostoevski del 1902.
Secondo questo autore, D mostra che il pensiero
scientifico dal Rinascimento in poi ha portato l’Europa sull’orlo dell’abisso
dove cadrà se non tornerà a volgersi verso la religione. I Demoni (1873),
i terroristi, sono stati educati male, pervertiti da un intellettuale
occidentalista.
Stepan
Trofimovič cattivo maestro di Nikolaj Stavrogin
L’essenza
dei tempi moderni è il nichilismo che è la negazione di Dio e si trova tanto
nel liberalismo quanto nel comunismo. Wille zum Nichts la
volontà del nulla.
Bisogna tornare al popolo russo, alla terra russa, al
cristianesimo. D sente che la civiltà occidentale sta per esplodere siccome
l’Europa è piena di egoismo, odio, diffidenza. La scienza moderna si occupa di
quisquilie inutili o dannose. L’unica scienza utile è quella del bene e del
male. Cfr. Platone e il massimo oggetto di scienza
La scienza
deve renderci liberi di giungere a vedere l’idea del bene. L’uomo ispirato
dalla visione del bene - ijdeva tajgaqou' il massimo oggetto di scienza[1]
- ha tutte le virtù e sa affrontare tutti gli imprevisti della vita. E’ la
dialettica che ci porta a vedere l’idea del bene che è fonte dell’ajlhvqeia e dell’oujsiva, della non latenza e dell’essere.
Mevgiston mavqhma, il massimo oggetto di scienza, la conoscenza massima
è l'idea del Bene, (cfr.Platone, Repubblica, 505a: "hJ tou' ajgaqou' ijdeva mevgiston mavqhma").
Aggiungo
queste parole dell’Alcibiade II un dialogo platonico sul quale ha
indirizzato la mia attenzione meno di due anni fa il rimpianto amico Carlo
Flamigni
SW. `Or´j oân, Óte g' œfhn kinduneÚein tÒ ge tîn ¥llwn
™pisthmîn ktÁma, ™£n tij ¥neu tÁj toà belt…stou ™pist»mhj
kekthmšnoj Ï, Ñlig£kij mn çfele‹n, bl£ptein d t¦ ple…
w
tÕn œconta aÙtÒ, «r' oÙcˆ tù Ônti
Ñrqîj ™fainÒmhn lšgwn;
vedi dunque,
dice Socrate ad Alcibiade, quando dicevo che il possesso delle altre
scienze se uno non
possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene), di rado giova, mentre per lo più danneggia
chi ce l'ha, non ti sembra che io parlavo dicendo quanto è
sostanzialmente corretto?
Alcibiade dà
ragione a Socrate il quale aggiunge
Ð d d¾ t¾n kaloumšnhn polumaq… an te kaˆ polutecn…an
kekthmšnoj, ÑrfanÕj d ín taÚthj tÁj pist» mhj, ¢gÒ -
menoj d ØpÕ mi©j ˜k£sthj tîn ¥llwn, «r' oÙcˆ tù Ônti
dika…wj pollù ceimîni cr»setai, ¤te omai ¥neu kubern»tou
diatelîn ™n pel£gei, crÒnon oÙ
makrÕn b…ou qšwn; éste
sumba…nein moi doke‹ kaˆ ™ntaàqa tÕ toà poihtoà, Ö lšgei
kathgorîn poÚ tinoj, æj ¥ra poll¦ mn ºp… stato
œrga, kakîj dš, fhs…n, ºp…stato p£nta.
(Alcibiade II 147b)
e chi possiede la cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica ,
ma sia privo di questa scienza (del Bene), e venga spinto da ciascuna delle
altre, non farà uso sostanzialmente di una grande tempesta senza un nocchiero,
continuando a correre sul mare, non a lungo del resto? Sicché mi sembra che
anche qui capiti a proposito quello che dice il poeta criticando
uno che effettivamente sapeva molte
cose ma le sapeva tutte male
Seneca
deplora le quisquilie degli studi letterari: Quaeris Ulixes ubi
erraverit potius quam efficias ne nos semper erremus? (Ep., 88,
7).
O dove abbia
errato Ulisse piuttosto che fare in modo di non essere noi a errare?
A me personalmente interessa la lotta contro la
reificazione dell’uomo e dei rapporti umani nella società capitalistica.
D fu conservatore, slavofilo e ostile al socialismo,
ma credo che possa essere comunque impiegato in senso antiborghese. D lottava
contro il nichilismo e il nichilista adoratore del nulla è il borghese meschino
che ricava identità dal denaro e dal possesso della roba.
[1] mevgiston mavqhma, il massimo
oggetto di scienza, la conoscenza massima è l'idea del Bene,
(cfr.Platone, Repubblica, 505a:"hJ tou' ajgaqou' ijdeva mevgiston mavqhma"). Aggiungo con
un’associazione forse non del tutto arbitraria queste parole dell’Alcibiade
II di Platone
SW. `Or´j oân, Óte g' œfhn kinduneÚein tÒ ge tîn ¥llwn
™pisthmîn ktÁma, ™£n tij ¥neu tÁj toà belt…stou ™pist»mhj
kekthmšnoj Ï, Ñlig£kij mn çfele‹n, bl£ptein d t¦ ple…w
tÕn œconta aÙtÒ, «r' oÙcˆ tù Ônti Ñrqîj ™fainÒmhn lšgwn;
vedi dunque,
dice Socrate ad Alcibiade, quando dicevo che il possesso delle altre
scienze se uno non
possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene), di rado
giova, mentre per lo più danneggia chi ce l'ha, non ti sembra che
io parlavo dicendo quanto è sostanzialmente corretto?
Alcibiade dà
ragione a Socrate il quale aggiunge
Ð d d¾ t¾n kaloumšnhn polumaq…an te kaˆ polutecn…an
kekthmšnoj, ÑrfanÕj d ín taÚthj tÁj ™pist»mhj, ¢gÒ -
menoj d ØpÕ mi©j ˜k£sthj tîn ¥llwn, «r' oÙcˆ tù Ônti
dika…wj pollù ceimîni cr»setai, ¤te omai ¥neu kubern»tou
diatelîn ™n pel£gei, crÒnon oÙ
makrÕn b…ou qšwn; éste
sumba…nein moi doke‹ kaˆ ™ntaàqa tÕ toà poihtoà, Ö lšgei
kathgorîn poÚ tinoj, æj ¥ra poll¦ mn ºp…stato
œrga, kakîj dš, fhs…n, ºp…stato p£nta.
(Alcibiade II 147b)
e chi possiede la cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica ma sia privo di questa scienza (del Bene), e
venga spinto da ciascuna delle altre, non farà uso sostanzialmente di una
grande tempesta senza un nocchiero, continuando a correre sul mare, non a lungo
del resto? Sicché mi sembra che anche qui capiti a proposito quello che
dice il poeta criticando uno che
effettivamente sapeva molte cose ma le sapeva tutte male.
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