martedì 7 luglio 2020

La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. Terza parte

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La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. Terza parte

Il giudice istruttore Porfiri Petrovič consiglia a R di abbandonarsi alla vita senza ragionare: il flusso della vita lo riporterà a riva e lo rimetterà in piedi. To; mevllon h[xei, il futuro verrà (Eschilo, Agamennone, 1240).

 Il punto di incontro dei due ragazzi reietti è la lettura del Vangelo.
“Un mozzicone di candela illuminava con luce fioca nella misera stanza l’assassino e la peccatrice stranamente riuniti nella lettura del libro eterno”.

Provocatoria del pensiero e dei sentimenti è la tendenza a confutare i luoghi comuni e i dogmi dei più.
La prostituta Sonja è una peccatrice che ha venduto se stessa, ma nemmeno una goccia di vera depravazione era entrata nel suo cuore.
Cfr. La logica aperta al contrasto nelle Coefore di Eschilo (461):  [Arh" [Arei xumbalei', Divka/ Divka.

R le si inginocchia davanti poiché la ragazza è un simbolo della sofferenza umana e nella sofferenza c’è un’idea.
Tutto si svolge sulla soglia o sulla strada dove si vivono momenti di crisi. A D interessa il tempo della crisi, mentre salta quello biografico.

Anche nell’Idiota (1869) c’è la carnevalizzazione. Myskin è un eccentrico pieno di diversità dalla gente usuale: è privo di ogni diffidenza, non mente, non dà importanza al denaro, non occupa alcuna posizione che possa limitare la sua umanità. E’ del tutto anomalo: non sa cosa sia la malafede e arriva ad amare il rivale Rogožin che ha cercato di ucciderlo. Dove compare il principe si rompono le barriere della menzogna e si crea la sincerità carnevalesca. Vedi l’episodio del vaso cinese.
Un libro di critica non privo di arbìtri dilettanteschi ma nemmeno di spunti interessanti è quello di Merezkoskij Tolstoj e Dostoevski del 1902.
Secondo questo autore, D mostra che il pensiero scientifico dal Rinascimento in poi ha portato l’Europa sull’orlo dell’abisso dove cadrà se non tornerà a volgersi verso la religione. I Demoni (1873), i terroristi, sono stati educati male, pervertiti da un intellettuale occidentalista.

Stepan Trofimovič cattivo maestro di Nikolaj Stavrogin
L’essenza dei tempi moderni è il nichilismo che è la negazione di Dio e si trova tanto nel liberalismo quanto nel comunismo. Wille zum Nichts la volontà del nulla.

Bisogna tornare al popolo russo, alla terra russa, al cristianesimo. D sente che la civiltà occidentale sta per esplodere siccome l’Europa è piena di egoismo, odio, diffidenza. La scienza moderna si occupa di quisquilie inutili o dannose. L’unica scienza utile è quella del bene e del male. Cfr. Platone e il massimo oggetto di scienza
La scienza deve renderci liberi di giungere a vedere l’idea del bene. L’uomo ispirato dalla visione del bene - ijdeva tajgaqou' il massimo oggetto di scienza[1] - ha tutte le virtù e sa affrontare tutti gli imprevisti della vita. E’ la dialettica che ci porta a vedere l’idea del bene che è fonte dell’ajlhvqeia e dell’oujsiva, della non latenza e dell’essere.

Mevgiston mavqhma, il massimo oggetto di scienza, la conoscenza massima è l'idea del Bene, (cfr.Platone, Repubblica, 505a: "hJ tou' ajgaqou' ijdeva mevgiston mavqhma").

Aggiungo queste parole dell’Alcibiade II un dialogo platonico sul quale ha indirizzato la mia attenzione meno di due anni fa il rimpianto amico Carlo Flamigni

SW`Or´j oânÓte gœfhn kinduneÚein tÒ ge tîn ¥llwn
™pisthmîn ktÁma™£n tij ¥neu tÁj toà belt…stou ™pist»mhj
kekthmšnoj ÏÑlig£kij mn çfelenbl£ptein d t¦ plew
tÕn œconta aÙtÒ«roÙcˆ tù Ônti Ñrqîj ™fainÒmhn lšgwn;

vedi dunque, dice Socrate ad Alcibiade, quando dicevo che il possesso delle altre scienze se uno non possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene), di rado giova, mentre per lo più danneggia chi ce l'ha, non ti sembra che io parlavo dicendo quanto è sostanzialmente corretto? 
Alcibiade dà ragione a Socrate il quale aggiunge

Ð d d¾ t¾n kaloumšnhn polumaqan te kaˆ polutecnan
kekthmšnojÑrfanÕj d ín taÚthj tÁj  pist» mhj¢gÒ -
menoj d ØpÕ mi©j ˜k£sthj tîn ¥llwn«roÙcˆ tù Ônti
dika…wj pollù ceimîni cr»setai¤te omai ¥neu kubern»tou
diatelîn ™n pel£geicrÒnon oÙ makrÕn b…ou qšwn; éste
sumba…nein moi doke‹ kaˆ ™ntaàqa tÕ toà poihtoàÖ lšgei
kathgorîn poÚ tinojæj ¥ra poll¦ mn ºpstato
œrgakakîj dšfhs…nºp…stato p£nta.
(Alcibiade II 147b)

 e chi possiede la cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica , ma sia privo di questa scienza (del Bene), e venga spinto da ciascuna delle altre, non farà uso sostanzialmente di una grande tempesta senza un nocchiero, continuando a correre sul mare, non a lungo del resto? Sicché mi sembra che anche qui capiti a proposito quello che dice il poeta criticando uno che effettivamente sapeva molte cose ma le sapeva tutte male 

Seneca deplora le quisquilie degli studi letterari: Quaeris Ulixes ubi erraverit potius quam efficias ne nos semper erremus? (Ep., 88, 7).
O dove abbia errato Ulisse piuttosto che fare in modo di non essere noi a errare?


A me personalmente interessa la lotta contro la reificazione dell’uomo e dei rapporti umani nella società capitalistica.
D fu conservatore, slavofilo e ostile al socialismo, ma credo che possa essere comunque impiegato in senso antiborghese. D lottava contro il nichilismo e il nichilista adoratore del nulla è il borghese meschino che ricava identità dal denaro e dal possesso della roba.




[1] mevgiston mavqhma, il massimo oggetto di scienza, la conoscenza massima è l'idea del Bene, (cfr.Platone, Repubblica, 505a:"hJ tou' ajgaqou' ijdeva mevgiston mavqhma"). Aggiungo con un’associazione forse non del tutto arbitraria queste parole dell’Alcibiade II di Platone
SW`Or´j oânÓte gœfhn kinduneÚein tÒ ge tîn ¥llwn
™pisthmîn ktÁma™£n tij ¥neu tÁj toà belt…stou ™pist»mhj
kekthmšnoj ÏÑlig£kij mn çfelenbl£ptein d t¦ plew
tÕn œconta aÙtÒ«roÙcˆ tù Ônti Ñrqîj ™fainÒmhn lšgwn;
vedi dunque, dice Socrate ad Alcibiade, quando dicevo che il possesso delle altre scienze se uno non possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene), di rado giova, mentre per lo più danneggia chi ce l'ha, non ti sembra che io parlavo dicendo quanto è sostanzialmente corretto? 
Alcibiade dà ragione a Socrate il quale aggiunge
Ð d d¾ t¾n kaloumšnhn polumaqan te kaˆ polutecnan
kekthmšnojÑrfanÕj d ín taÚthj tÁj pist»mhj¢gÒ -
menoj d ØpÕ mi©j ˜k£sthj tîn ¥llwn«roÙcˆ tù Ônti
dika…wj pollù ceimîni cr»setai¤te omai ¥neu kubern»tou
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sumba…nein moi doke‹ kaˆ ™ntaàqa tÕ toà poihtoàÖ lšgei
kathgorîn poÚ tinojæj ¥ra poll¦ mn ºpstato
œrgakakîj dšfhs…nºp…stato p£nta.
(Alcibiade II 147b)
 e chi possiede la cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica  ma sia privo di questa scienza (del Bene), e venga spinto da ciascuna delle altre, non farà uso sostanzialmente di una grande tempesta senza un nocchiero, continuando a correre sul mare, non a lungo del resto? Sicché mi sembra che anche qui capiti a proposito quello che dice il poeta criticando uno che effettivamente sapeva molte cose ma le sapeva tutte male.

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