NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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sabato 9 marzo 2013

L’occasione di Grillo

Ai novemilasettecentosessantasette  lettori del mio blog, aperto da poco più di un mese, voglio rilanciare l’appello firmato da Remo Bodei, Roberta De Ponticelli, Tomaso Montanari, Antonio Padoa-Schioppa, Salvatore Settis, Barbara Spinelli.
L’attenzione che hanno incontrato i miei scritti di politica, scuola e cultura mi dà il coraggio di aggiungere  le mie parole a quelle certamente più autorevoli dei personaggi nominati sopra.
Di Remo Bodei conosco pure la  persona per la quale provo stima e affetto.
Ebbene questi studiosi invitano Grillo e gli “amici del Movimento 5 Stelle” a non lasciarsi sfuggire l’occasione che sta passando davanti a loro e al popolo italiano.
In Greco occasione, opportunità si dicekairov~ oppure eujkairiva.
E’ questa la parola chiave dell’incipit dell’appello in questione e su questa voglio fermarmi.
Per sottolinearne l’importanza darò una serie di testimonianze ricavate da autori tra i massimi della nostra civiltà.
Sofocle che è  uno dei più grandi creatori della letteratura e della cultura europea, dalla tragedia alla psicoanalisi, fa dire a Oreste che perdere  l'occasione significa rinunciare all’azione: "kairo;" gavr, o{sper ajndravsin-mevgisto" e[rgou pantov" ejst j ejpistavth"" (Elettra, vv. 75-76), l'occasione infatti è appunto per gli uomini la più grande sovrana di ogni agire.
Isocrate[1], uno dei pilastri della paideia occidentale, quella cultura generale fondata sul saper parlare in maniera elegante, efficace e persuasiva, nel manifesto della sua scuola, Contro i sofisti[2] afferma che  difficile non è tanto acquisire la conoscenza dei procedimenti retorici, quanto non sbagliarsi sul momento opportuno per usarli: "tw'n kairw'n mh; diamartei'n"(16), ossia non bisogna fallire l’occasione.

Cicerone che assorbe la lezione di Isocrate e la trasmette all’Europa, coniuga il luogo con il tempo opportuno: “locum autem actionis opportunitatem temporis esse dicunt; tempus autem actionis opportunum Graece eukairía, Latine appellatur occasio”[3], il luogo dell’azione poi dicono che è la sua opportunità nel tempo; e il tempo opportuno di un’azione si dice in greco eukairía, in latino occasio.
Il tempo e il luogo per i rifondatori della libertà e dell’onestà è qui e ora.
Un tempo prezioso, che non deve essere perduto.
Nell’Antonio e Cleopatra, Menas decide di non seguire più l’indebolita fortuna di Sesto Pompeo che ha perso l’occasione di sbarazzarsi dei suoi nemici: “Who seeks and will not take, when once ‘tis offer’d, Shall never find it more” (II, 1), chi cerca e non prende qualcosa una volta che viene offerta, non la troverà mai più.
Non bisogna infatti dimenticare che l'occasione "è calva di dietro"[4] e va acciuffata, ossia presa per il ciuffo. 
Marlowe risale forse a Fedro (V, 8) che ricorda come gli antichi foggiarono l’immagine del Tempo un uomo calvus, comosa fronte, nudo occipitio. Tale immagine (effigies) occasionem rerum significat brevem.
Infine Nietzsche: “Forse il genio non è affatto così raro: sono rare le cinquecento mani che gli sono necessarie per dominare il kairov~, “il momento opportuno”, per afferrare per i capelli il caso!”[5].

Ebbene, qual è l’occasione che Grillo e i suoi deputati non devono perdere?
Quella di restaurare la nostra costituzione, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, l’onestà, la cultura attraverso la scuola e attraverso l’arte,  tutti valori che in questi ultimi trent’anni si sono progressivamente, anzi regressivamente smarriti. Speriamo non ancora perduti. Ma se si lascerà perdere questa opportunità il rischio è grosso. Probabilmente sulla necessità di questo rinascimento culturale Grillo e i suoi sono d’accordo, ma da soli non possono attuare tale salvezza della nazione. Allora devono, hanno il dovere politico e morale di trovare un’intesa con le forze progressiste disponibili ad attuare tale programma.  
Per il bene dell’Italia e anche per il loro, per ragioni etiche ma anche di utile, poiché se questa intesa non si attuerà, la nostra nazione correrà il rischio della catastrofe che travolgerebbe tutti.



Giovanni ghiselli g.ghiselli@tin.it



[1] 436-338 a. C.
[2] Del 390.
[3] De officiis, I, 142.
[4] C. Marlowe, L'ebreo di Malta, V, 2.
[5] Di là dal bene e dal male, Che cosa è aristocratico? 274.

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