giovedì 28 marzo 2013

La primavera, il Papa, Grillo, Aristofane


Dedicato a Patrizia Aldrovandi, la mater dolorosa di Federico.
Ne ho pianto con mia sorella Margherita.
La pietà non  è morta.

Per festeggiare l’approssimarsi della Pasqua, in mancanza e desiderio di Sole[1], di cielo, di rondini, di prati e alberi fioriti, di cieli variopinti, di pietà. di giustizia, ricorro ai  personaggi, buoni e farabutti, seri e buffi, calzati di  socci [2] o coturni [3], che in questi giorni ravvivano, o mortificano ancora di più, il clima algido di una primavera renitente alla propria rinascita, o piuttosto di un inverno che non vuole andarsene accrescendo il nostro scontento [4].
Partiamo da papa Francesco. Ci ha raccomandato di non essere mai tristi.
Ha ragione. Voglio convalidare questo precetto santo con altri  maestri.
Strabone [5]  ha scritto una Geografia  della quale riporto questa  sentenza educativa e religiosa: “ gli uomini imitano benissimo gli dèi quando fanno del bene, ma, si potrebbe dire anche meglio, quando sono felici (" a[meinon d j a[n levgoi ti", o{tan eujdaimonw'si", X, 3, 9).
Spinoza associa la virtù alla felicità, e qui mi avvalgo del magistero dell’amico Remo Bodei: “Spinoza intende condurre gli uomini verso la felicità e la pienezza mediante un sereno rifiuto dell’amor mortis, della malinconia, della vanitas, della misantropia e del sentimento di caducità, argomentando in favore della “meditazione della vita”, anche perché è la felicità che produce la virtù, e non viceversa (…)  gli uomini sono malvagi perché infelici, perché in preda alla tristitia che ne diminuisce la gioia o il potere di esistere e che li precipita spesso sempre più in basso, avvitandoli in una spirale di distruzione e autodistruzione”[6].
“Dipingendosi come avverso alla malinconia, Spinoza dice di non trascorrere la vita in pianti e gemiti, bensì in tranquillità gioia e allegria [7][8].
Il Papa che raccomanda la letizia dovrebbe costituire un paradigma morale per la scelta del prossimo presidente della Repubblica.
Questo pontefice omonimo ed emulo di San Francesco ha altresì consigliato  di non valutare il denaro più della persona umana. Ha ricordato la nonna sua che diceva: “il sudario non ha le tasche”.
Fra cento anni, 150 al più tardi, noi  attuali inquilini cives [9] di questo pianeta saremo tutti morti, compresi i bambini che corrono con lieto rumore, comprese le fulgide  fanciulle ridenti, allegre per un nonnulla.
 Quello che resterà del nostro usufrutto [10], sostiene, credo non a torto, Platone [11], saranno i segni impressi per sempre nella yuch`.
La falsità e l’ingiustizia lasciano piaghe che  deformano l’anima, come una frattura imprime un marchio nelle ossa. Allora, da morti, probabilmente saremo inquisiti da giudici che, più inesorabili  perfino della Bocassini, ci faranno sprofondare nel Tartaro con sentenze inappellabili.
Ma intanto qui sulla terra Bersani prova a vedere se sia possibile rendere esorabile [12] Grillo.
Il politico-comico o comico-politico, a seconda dei giorni, ha dato dei “padri puttanieri” a Berlusconi, a Monti e perfino al suo corteggiatore Bersani, che invano si atteggia a semplice e schietto giovanotto di campagna collinare.
Questa aiscrologia[13] o scatologia[14] , comunque si voglia chiamarla, fa venire in mente gli attacchi portati ai demagoghi dal più grande dei comici politici: Aristofane. Non vorrei creare confusione nelle vostre teste, cari 17846 lettori che mi motivate a scrivere, ma i demagoghi ora vengono chiamati “populisti”, forse perché combinare dh`mo~ con a[gw è troppo complicato per i capi svigoriti dei nostri caporioni. Ebbene, io sto per assimilare, forse non senza contraddizione, il populista Grillo all’odiatore dei demagoghi Aristofane il quale, anzi, voleva che dalla città ideale degli UccelliNefelokokkugiva[ 15],  venissero espulse  tutte le esistenze deformi. Ma il pezzo più forte dell’antidemagogia aristofanesca è costituito dai Cavalieri dove due mestatori arruffapopoli si contendono lo scettro della volgarità e dell’abilità nell’ingannare Demo lusingandolo. Il Popolo è un vecchietto irritabile e un po’ sordo [16], che  sta al gioco finché gli conviene, poi si sbarazza di uno, mentre l’altro alla fine della commedia, vince la gara e fa buon uso della vittoria: rinsavisce e ringiovanisce lo scontroso, attempato sordastro.
Vedremo se il populista di oggi saprà fare altrettanto
Intanto vediamo questi due populisti antichi. Uno è Paflagone, un mercante di cuoio, schiamazzatore (vv. 135-136), un mestafango che ha assordato la città con le grida (v. 311). Costui è  la personificazione di Cleone, il beniamino del popolo dopo il successo di Sfacteria del 425 a. C.
Il suo rivale è un personaggio immaginario, un salcicciaio che lo toglierà di mezzo in seguito a una gara ignobile. Entrambi sono attrezzati per vincere la competizione demagogica  poiché “la demagogia-hJ dhmagwgiva- non è roba per uomini istruiti e di buoni costumi, ma per ignoranti e infami (v. 193). Per prevalere nell’agone tutt’altro che olimpico, il Salsicciaio deve superare Paflagone-Cleone in maleducazione.
Non ti viene da pensare, lettore, alla celebrazione giornaliera dell’ignoranza perpetrata dalle chiacchiere della maggior parte dei personaggi televisivi, da non pochi sedicenti maestri, professori, giornalisti, ministri incolti? Ignoranza e impudenza, dicevo, sono le qualità negative richieste all’eterno caporione.
Inviterei Bersani a scegliere i suoi portaborse e portavoce con oculatezza maggiore.  Tale Alessandra, non ne ricordo il cognome, giovane e belloccia, per carità, ma senza alcun segno positivo che traspaia dall’anima, ha detto in televisione, testualmente che “i voti si prendono sporcandosi le mani”.
Certe donne il segretario di Bettola, “per amor di Dio !”, le lasci a Berlusconi!
La raccomandazione, anzi il dovere delle mani sporche
 mi ha fatto venire in mente il salcicciaio dei Cavalieri il quale, fin da bambino, andava nelle cucine a fare fessi i cuochi con metodica furfanteria. Diceva: “guardate, ragazzi, non vedete? È primavera! C’è una rondine! (celidwvn, v. 419).
Quelli alzavano gli occhi al cielo, e il fanciullo rubava la carne. Se  qualcuno lo intravvedeva, il mariolo [17] nascondeva il maltolto tra le natiche e, su gli dèi,  giurava di no (v. 424).
Io replico dunque che i voti si dovrebbero prendere pulendosi molto bene le mani, non sporcandosele come sostiene la belloccia. Come può un uomo politico di lungo corso, una volpe così consumata, farsi rappresentare da una persona tanto inopportuna e inappropriata ? Ma è una donna ed è giovane, si dirà.
Giovane donna “fa grado” aggiungeranno alcuni, come dicevano una volta gli alpini di se stessi.
 Io dico e ripeto che le donne vanno bene, anche meglio degli uomini intelligenti e onesti, se hanno la testa e lo stile di Rita Montalcini o la capacità di rielaborare il dolore  manifestata in tutti questi anni da Patrizia Aldrovandi.
Le sue sofferenze sono state motivo di educazione per tutti i figli della luce. Federico sarà fiero di lei.
Ogni donna e ogni uomo deve esserlo.
Dicevo che si soffre la mancanza del sole e della pietà.
Pensando all’oltraggio subito  dall’eroica, bellissima  madre di Ferrara, credo che il sole impallidisca, poi nasconda la sua splendidissima faccia, il suo santo volto di luce [18], per la vergogna e il disgusto di illuminare uomini come quelli che ieri  oltraggiavano il ragazzo assassinato dai loro  colleghi  e colpivano barbaramente le ferite di Patrizia Aldrovandi, povere bocche, non mute [19] del resto, grazie al coraggio e alla forza della magnifica signora, come, giustamente non ha taciuto Laura Boldrini, una donna non  indegna dell’alta carica che ricopre.
A lei avvicino la simpatica Laura Puppato che votai alle primarie, e non ne sono pentito. Poi alle politiche ho votato Ingroia, forse perché mi piacciono i perdenti e tendo a saltare sul loro carro.
Da bambino tenevo per i Troiani e per gli Indiani massacrati dai cowboys. Da adulto tengo per i  civili bombardati in varie parti del mondo ed esecro mandanti e autori di questi massacri applauditi da troppi dei nostri politici.
Sono strano, no?
 Ma torniamo alle politiche menzionate sopra.
Donne non giovanissime, non vuote, non inutili, né dannose. Poiché se tutte le giovani donne vanno e fanno bene, se giovane donna fa già di per sé grado, allora il più benemerito è Berlusconi che incensava le varie Minetti, e non solo durante le messe nera di Arcore, ma anche in sedute, che, se l’Italia non fosse malata dovrebbero essere consessi resi sacri dall’onestà, dall’intelligenza e dalla cultura di gentildonne e galantuomini, non paludi assordate da schiamazzi di tangheri e tanghere, per non dire peggio, come ha fatto Battiato, forse esagerando [20] .

La Cancellieri  che alcuni vorrebbero Presidente di tutti noi ha esitato a dire che  quattro poliziotti , tre uomini e una donna, i quali hanno vilmente ammazzato  di botte  un ragazzo inerme di 18 anni, devono essere senz’altro espulsi dal corpo da loro disonorato. Ovviamente non intendo il corpo come sw`ma e non alludo alla pena di morte cui sono fieramente avverso. Credo infatti che l’uccisione di ogni persona, anche della peggiore del mondo, offenda l’umanità e il cosmo stesso di cui facciamo o dovremmo fare parte. L’assassinio invece è parte del caos.
A questo proposito ho già citato Alessandro Manzoni e lo faccio di nuovo:" Il sangue di un uomo solo, sparso per mano del suo fratello, è troppo per tutti i secoli e per tutta la terra" [21].

 Per questo credo che anche i marò, se dimostrati colpevoli, debbano essere seriamente puniti. Non con la pena di morte, certo, e nemmeno con l’ergastolo, cui pure sono contrario, ma  nemmeno per finta.

Invece alcuni dei nostri politici aristofaneschi, a partire da La Russa che giubila roco si impanca a paladino, non certo dei deboli, dei vinti, dei morti, ma ogni volta, coerentemente, della prepotenza, e  vorrebbero fare  passare per eroi, o per santi, e subito, questi militari  accusati di avere ammazzato due pescatori.
  
 Gli uomini vorrei che fossero della levatura morale di Papa Francesco. E’ molto più giovane lui di tanti quarantenni recentemente cooptati in tutti i partiti. Giovani o mezzi giovani che non sanno parlare né stare zitti. Ma “ anche giovane uomo fa grado” dicono. Lasciamo perdere. Di questo basta.
Seguitiamo  invece ad aspettare la primavera quasi con ansia, e, ripeto, desideriamo il sole, la pietà, la giustizia, i fiori, le rondini, il canto dell’usignolo, il garrire della rondine.
Illa cantat, nos tacemus. Quando ver venit meum?
Quando faciam uti chelidon, ut tacere desinam?” [22]

Giovanni Ghiselli g.ghiselli@tin.it


[1] The all-cheering sun (Shakespeare, Romeo e Giulietta, I, 1),  il sole che tutto rallegra. The all-seeing sun (ivi, I, 2. il sole che tutto vede.
F. Hölderlin in Iperione  scrive:" l'eroica luce del sole dona gioia con i suoi raggi alla terra" (p.76), e, "il sacro sole sorrideva tra i rami, il buon sole che non posso nominare senza gioia e gratitudine, che spesso, con un solo sguardo, mi ha guarito da un profondo dolore e ha purificato la mia anima dallo scontento e dalle preoccupazioni"(p.111).


[2] Soccus è il sandalo basso usato dagli attori comici.
[3] Cothurnus è il calzare a suola alta usato dagli attori tragici per aumentare la statura. Lo usa anche Berlusconi, sebbene in lui prevalga la facies comica
[4] Cfr. The winter of our discontent, Shakespeare, Richard III I, 1
[5] 63 a. C.-23 d. C
[6] Remo Bodei, Geometria delle passioni, p. 100.
[7] Cfr. Ep. XXXI, in OS, IV, p. 127: Vitam non maerore et  gemitu, sed tranquillitate, laetitia et hilaritate transigere studeo.
[8] Remo Bodei, Geometria delle passioni, p. 123
[9] Cfr. Sallustio, Bellum Catilinae, 31: M. Tullius, inquilinus civis urbis Romae . Cicerone era di Arpino.
[10] Seneca che nella Consolatio ad Marciam  (10, 2) scrive:"mutua accepimus. Usus fructusque noster est ", abbiamo ricevuto delle cose in prestito. L'usufrutto è nostro.

[11] Cfr. Gorgia, 524 a.
[12] Omero chiama gli dèi "esorabili", listoiv, ossia disponibili a perdonare i peccati, Iliade , IX, 497.

[13] Da aiscrov~ , turpe e lovgo~, parola, discorso.
[14] Da skw`r-skatov~, merda.
[15] Nibicuculia, città delle nuvole e dei cuculi.
[16] duskolon gerovntion- uJpovkwfon (vv. 42-43).
[17] Ricordate Craxi su Mario Chiesa?
[18] Cito qui sotto primi cinque versi dell’Oedipus di Seneca che introducono la descrizione di Tebe, la città malata, resa malata dalla contaminazione che viene dai suoi regnanti  :"Iam nocte Titan dubius expulsa redit,/et nube moestum squalida exoritur iubar, /lumenque flamma triste luctifica gerens/prospiciet avida peste solatas domos,/stragemque, quam nox fecit, ostendet dies " (vv. 1-5), già, cacciata la notte, torna un Titano incerto, e il suo splendore spunta cupo da una nuvola sporca, e, portando una luce afflitta con fiamma luttuosa, osserverà le case desolate dall'avida peste, e la strage che la notte ha compiuto la farà vedere il giorno.
Il Titano è il Sole. Edipo fin dai primi versi, riconosce  che l’infezione viene dal Palazzo:"Fecimus coelum nocens" (v. 36),  abbiamo reso colpevole il cielo. Un'eco di questa autodenuncia si trova nell'Amleto quando il re assassino del fratello dice:"Oh, my offence is rank, it smells to heaven" (3, 3), oh il mio delitto è marcio, e manda fetore fino al cielo. Poco dopo Amleto, parlando con la madre, paragona lo zio a una spiga ammuffita che infetta l'aria (3, 4).

Le ferite spesso parlano: non sempre sono " dumb mouths " (Shakespeare, Giulio Cesare , III, 2.) bocche mute, come quelle di Cesare assassinato. "Una ferita è anche una bocca. Una qualche parte di noi sta cercando di dire qualcosa. Se potessimo ascoltarla! Supponiamo che queste "intensità sconvolgenti siano una sorta di messaggio: sono "cicatrici", ferite, che segnano la nostra vita" (J. Hillman, Il piacere di pensare , p. 66.)

[20] Non più di Dante però: “Ahi serva Italia, di dolore ostello,/nave sanza nocchiere in gran tempesta,/non donna di province, ma bordello! “ (, VI, 76-78)
[21] Osservazioni sulla morale cattolica  (cap. VII).


[22] Pervigilium Veneris, 89-90, lei canta, noi stiamo zitti. Quando farò come la rondine, sì che  smetta di  tacere?


2 commenti:

  1. Bellissimo!
    L'altro ieri ho visto uno stormo di rondini in campagna: speriamo.
    C'è tanto sesso che se ne va a male, in effetti.
    Alessandro

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  2. E' proprio vero , la pietà non è morta. Infatti finchè ci sarà chi scrive così belle parole volte a evocare quello che di buono c'è nel nostro appartenere alla razza umana e a fare chiarezza dell'idea di umanesimo e giustizia , finchè questo stesso scrittore metterà al servizio dei meno colti la profondità del pensiero dei classici che di tutti noi e a tutti noi parlano , io continuerò a commuovermi e a credere che non tutto oggi ruoti intorno allo spread o al debito pubblico. Spread e debito pubblico che per dirla con Spinoza , non creano felicità perchè non contengono virtù.
    Margherita

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