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giovedì 14 marzo 2013

La pena di morte - Risposta a uno dei miei 11076 lettori

Voglio rispondere pubblicamente a questo invito alla cautela del lettore Anonymus che comunque ringrazio.

Anonymous 14 marzo 2013 00:59 ha scritto
io sono completamente in disaccordo, in quanto il primo a coprirsi d'infamia è stato il governo Indiano che non applicando le leggi internazionali da loro sottoscritte ha incarcerato dei cittadini stranieri. Attirati con l'inganno nelle loro acque territoriali per poterli arrestare.
Il Governo Indiano sa che nessuna legge internazionale gli permetterebbe di processare i nostri cittadini e pertanto da oltre un anno rimanda il giudizio.
Pertanto sarei più cauto a esprimere dei giudizi se non si conosce il problema.
Non si può essere onesti con chi è disonesto.

La confutazione di una tesi è il punto di partenza dei dissoi; lovgoi, i discorsi contrapposti che stimolano lo spirito critico e la capacità dialettica di entrambi i contendenti. E di chi li ascolta, o li legge.
Quindi comincio con il dirti grazie Anonymus caro, senza ironia. Mi sei caro anche perché mi offri il kairov~ [ 1  ], l’opportunità di aggiungere alla vexata quaestio  dei marò alcune parole e un’idea che avevo trascurato, colpevolmente. L’idea è che nessuna persona dovrebbe uccidere altre persone. Sono profondamente avverso a ogni prepotenza, fieramente contrario alla pena di morte sulla quale non ho nessun dubbio, e potrei esprimere la mia esecrazione di tale barbarie con parole mie.
Ma ricorro ancora una volta ad alcuni autori che hanno maggior credito di me, anche per evitare l’accusa dei benpensanti di essere un sovversivo, un delinquente politico. Autorizzo il mio abominio dell’omicidio, comunque inflitto, con le parole di alcuni signori defunti [2]. Voglio farmi aiutare dalle parole dei morti, come Odisseo nella Nevkuia, l’XI canto del poema omerico. Il figlio di Laerte  deve sgozzare un ariete e una pecora nera per evocare le yucaiv dei travolti da morte. Io non ho sacrificato animali ma ho sempre impiegato  il  sangue mio, ossia il mio tempo migliore e quello delle mie donne, dei miei parenti, dei miei amici, pur di parlare con i poeti, gli storiografi, i romanzieri, i filosofi che per loro umanità sono  venuti a soccorrermi. Poi non è vero che sono defunti i miei auctores, non per me, siccome è l’eterna vitalità che conta.
La pena di morte è una barbarie, la più disumana e antiumana delle barbarie. Alcune antiche e nobili testimonianze di condanna dei sacrifici umani  costituiscono il paradigma mitico di tale mostruosità .
Lo spargimento a terra del sangue umano è un’empietà tra le più terribili. C'è una simpatia organica che lega tutti i viventi alla madre terra. Questa si offende se una sua creatura viene ferita: "una volta caduto a terra nero/sangue mortale di quello che prima era un uomo, chi/potrebbe farlo tornare indietro cantando?" domanda il Coro dell' Agamennone di Eschilo (vv.1019-1021).
Anche l’assassina Clitennestra, alla fine della tragedia ha orrore del sangue: a Egisto che vorrebbe uccidere ancora, o essere ucciso, dice: “mhdamw'~, w\ fivltat j ajndrw'n,-a[lla dravswmen kakav.- -phmonh'~ dj a{li~ g j: u{parce-mhdevn: hJ/matwvmeqa” (vv. 1653-1658), no, per niente, carissimo tra gli uomini, non facciamo altri mali…. Basta sciagure. Non cominciare nulla: siamo coperti di sangue.

E nelle Coefore, il secondo dramma della trilogia Orestea, il Coro pone una domanda retorica:" quale lavacro c'è del sangue caduto nel suolo?" (v. 48). Non ce n’è alcuno. Ne sono sicuro.

Contro l’uccisione di persone, in nome di un dio pervertito o di una giustizia stravolta, si esprime umanamente  la vecchia regina troiana nell'Ecuba di Euripide che accusa la disumanità dei demagoghi  :"Forse il dovere li spinse a immolare un essere umano/presso una tomba, dove sarebbe più giusto ammazzare un bue?(vv. 254-261).
Poco più avanti Ecuba supplica Odisseo[3] di non ammazzare la figlia Polissena con un verso che è un'alta espressione di umanesimo in favore della vita:"mhde; ktavnhte: tw'n teqnhkovtwn a{li" " (v. 278), non ammazzatela: ce ne sono stati abbastanza di morti. Sono i caduti nella guerra di Troia. La guerra è un’altra macchia sull’onore dell’umanità. La pena di morte e la guerra aggressiva dovrebbero diventare dei tabù, almeno quanto l’incesto.
Il motivo dominante delle Troiane di Euripide (415 a. C) è la condanna della guerra. Ma non manca l’esecrazione della pena di morte.  Cruciali sono i versi con i quali Andromaca, la vedova di Ettore, accusa i Greci di essere loro i veri barbari: “w\ bavrbar j ejxeurovnte~   [Ellhne~ kakav-tiv tonde pai`da kteivnet j oujde;n ai[tion; (764-765), o Greci inventori della barbarie, perché uccidete questo bambino che non è colpevole di niente? Gli Elleni vincitori hanno deciso di ammazzare Astianatte, il figlio di Ettore, per paura del padre.
 Ammazzare un bambino, averne paura, è la viltà e la barbarie più grande che ci sia.
Ora torno a scrivere parole mie. In ogni caso i due militari italiani hanno ammazzato due pescatori indiani. Quando tornarono in Italia per Natale i due marò vennero accolti come due eroi. Il presidente della nostra povera Repubblica strinse loro la mano, in piena coerenza del resto con l’approvazione dell’invasione dell’Ungheria da parte dei carri armati sovietici nell’autunno del ’56. Riconosco che l’uomo non ha mai aberrato dalla sua linea che è quella di stare sempre dalla parte dei più forti, dei prepotenti. Che volete che conti la vita di due poveri pescatori, di due straccioni indiani? Basterà dare quattro soldi alle vedove e agli orfani. Comprare il silenzio dei pezzenti.
L’ex ministro Larussa  propose addirittura che i due magnanimi eroi senza macchia e senza paura venissero eletti nel parlamento, già pieno di eroi magnanimi del resto. Anche in questo caso devo riconoscere una coerenza: il paladino dell’omicidio premiato, ha sempre plaudito ai vili bombardamenti sui civili: uomini, donne bambini in varie parti del mondo. Mussolini non era da meno. Questi omicidi, femminicidi, infanticidi non sono mai stati condannati abbastanza. Approfitto dell’occasione per farlo con tutta la forza che ho. La mia forza ora siete voi carissimi 11076 lettori che da 44 giorni crescete alla media di 244 al dì, per ora.
 Ecco, caro lettore Anonymus, ho esposto le mie ragioni. Sono certo che i due marò, se giudicati in Italia non subiranno alcuna sanzione. E sono certo che questo è male poiché davvero :" Il sangue di un uomo solo, sparso per mano del suo fratello, è troppo per tutti i secoli e per tutta la terra".
Queste parole non le ha scritte un pagano come Eschilo, o un sacrilego come Euripide, né un delinquente politico dei giorni nostri, ma l’ex senatore a vita Alessandro Manzoni  nelle Osservazioni sulla morale cattolica  (cap. VII).
Ti saluto e ti ringrazio comunque
gianni





[1] Cfr. in questo blog  il pezzo L’occasione di Grillo
[2] Defunctus significa che ha compiuto la propria opera e la propria vita (cfr. Virgilio, Eneide VI, 306.
[3] L’Odisseo delle tragedie è molto diverso da quello di Omero. L’uomo infatti è comunque poluvtropo~., versutus,  versatile

6 commenti:

  1. Tante parole per non rispondere "Non si può essere onesti con chi è disonesto", ma aprendo altre discussioni su fatti non esatti per non dire di essere in torto.

    Per Sua informazione i milatari hanno "forse" ucciso dei pirati che assaltavano una nave indifesa e non dei pescatori, pertanto prima di scrivere fiumi di parole capiamo di cosa e di chi parliamo!.




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  2. Caro lettore Anonimo, numero 1436, devo ringraziarti di nuovo: le tue parole poco numerose ma molto chiare, veritiere, buone e belle, mi hanno illuminato.
    Mi hanno fatto capire una grande verità che in tanti anni di studio e di esperienze di vita non avevo compreso. Ora, grazie a te, so che i morti, in particolare i morti ammazzati, hanno sempre torto. Milioni di uccisi spietati giacciono a terra o sotto terra per colpa loro. Che Dio almeno, ne abbia pietà.
    Ti saluto
    Gianni

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  3. Sicuramente prima bisogna capire di chi si parla e di che cosa, ma su questa vicenda si sa appunto ben poco in generale: che i due fossero pirati e non pescatori è ancora appunto tutto da vedere! A mio parere i soldati italiani hanno agito in perfetta buona fede, perché è vero che spesso gli assalti dei pirati avvengono in questo modo, ma ciò non toglie che l'Italia abbia dato una volta di più prova di mancanza di serietà, tradendo una promessa data. E non importa che l'India si stia comportando male, l'Italia doveva tenedere fede alla parola data. Ci si lamenta che l'Europa se ne tiene fuori, ma che aiuto ci può dare, vedendo il comportamento che abbiamo avuto?
    Alla fine, però, i grandi dimenticati sono appunto i due morti. L'Italia ha dichiarato che comunque vuole giustizia, speriamo tenga fede almeno a questa parola.

    Maddalena Roversi

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  4. Salve,
    sempre per contribuire alla discussione c'è un punto di partenza errato:
    i due pescatori non sono stati uccsi dai nostri "Marò", le pallottole ritrovate non corrispondono a quelle dei fucili dei "Marò", oltretutto la "Giustizia" indiana non ha minimamente collaborato con la nostra, oltre ad aver sequestrato la nostra nave (reato internazionale) oltre aver incarcerato per un anno dei militari italiani senza nessuna prova di quanto affermato senza nessun processo, non ha mai messo a disposizione dlle autorità italiane nessuna prova raccolta (vedi bossoli, prove traiettoria proiettili, autopsie sui pescatori e altro), questo solo per dirVi che è solo un processo politico dell'india per nascondere i loro "casini" interni con i loro concittadini che muoiano di fame.
    Non si possono fare delle discussioni sull'onore, sulla morte senza considerare i fatti realmente accaduti e non solo per "sentito dire".

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  5. Ma se è vero che non sono stati loro, perché allora c'è tutta la polemica??? Che prove ci sono che le pallottole non sono partite dai loro fucili??
    Poi l'India si è comportata malissimo, ma l'Italia non deve andarle dietro!
    Nel frattempo i due ragazzi son tornati là... vedremo!

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  6. Come dichiarato pubblicamente dal nostro Governo, le pallottole non sono partite dai fucili dei nostri Marò. Pertanto non c'è nessuna ragione di fare un processo a loro.
    Tutto questo è fatto solo al fine politico dell'India e l'Italietta di Monti per non perdere l'export verso l'India gli fa da "zerbino".

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