Non solo per motivi etici, ma
anche per la mia dignità, la mia credibilità e, dopo tutto anche perché mi
conviene. Infatti se calpesto la fides,
se non rispetto il foedus, il patto
di cui la fides è garante[1], tutto quello che dico, ogni promessa, ogni parola
mia, perde valore, poiché divento, se va bene un buffone, se no un perfido
truffatore agli occhi di tutti.
Fides è un valore di base della civiltà latina, un valore
politico, giuridico e pure etico. Cicerone nel De officiis [2] ne dà
una definizione " Fundamentum autem est iustitiae fides, id
est dictorum conventorumque constantia et veritas " (I, 23), orbene la
fides
è il fondamento della giustizia, cioè la fermezza e la veridicità delle
parole e dei patti convenuti. Fides
è il rispetto del foedus.
La fides
era ed è un valore per le persone per
bene.
Nel mondo carnevalesco e rovesciato degli schiavi
plautini [3] al posto del culto della fides
troviamo quello della perfidia, la santa protettrice dei servi
mascalzoni:" Perfidiae laudes gratiasque habemus merito magnas"
(Asinaria, v. 545), abbiamo ragione di elogiare e ringraziare assai la
Malafede, dice lo schiavo Libano allo schiavo Leonida. Anche oggi i farabutti
onorano e praticano la perfidia e deridono la fides degli ingenui. La destra guidata da quel galantuomo di La
Russa sta plaudendo alla slealtà del governo.
La storia di Attilio Regolo che, pur
sapendo di rischiare il supplizio, tornò dai Cartaginesi poiché l’aveva
giurato, è molto nota e la menziono soltanto.
Riferisco invece un episodio più antico e
meno conosciuto di lealtà premiata.
Tito Livio [4] racconta che gli abitanti di Faleri, in guerra con i Romani guidati
da Furio Camillo, nel 394 a. C. si
arresero al tribunus militum consulari potestate dopo che questi si fu
rifiutato di conquistare la città etrusca grazie al tradimento di un maestro di
scuola che voleva consegnargli i figli dei maggiorenti a lui affidati. L’aio
fellone si recò da Camillo offrendogli i suoi piccoli allievi in ostaggio. Il
comandante romano si sdegnò, lo fece denudare, e lo consegnò ai fanciulli, con
le mani legate dietro la schiena, affinché lo riconducessero a Faleri. Ai
ragazzini diede anche delle verghe perché spingessero il traditore nella loro città
verberantes, [5] a frustate.
Quando i pueri giunsero, dapprima accorse il popolo, quindi i magistrati
convocarono il senato. Il foro e i senatori esaltarono la lealtà romana e la
giustizia del comandante: "Fides Romana, iustitia imperatoris in foro et
curia celebrantur" (V, 27, 11).
Poi degli ambasciatori vengono mandati
a Camillo per offrire la resa, e da lui
inviati a Roma, in senato. I legati etruschi dissero che pensavano di vivere
meglio sotto il governo romano che con le loro leggi, e che con l'esito di
quella guerra erano stati offerti due salutari esempi al genere umano:" vos
fidem in bello quam praesentem victoriam maluistis; nos fide provocati
victoriam ultro detulimus" (V, 28, 13), voi avete preferito la lealtà
in guerra a una vittoria immediata; noi, sollecitati da questa lealtà, vi
abbiamo offerto spontaneamente la vittoria. Nel buon tempo antico dunque
l'osservanza della fides procurava vittorie e vantaggi.
Io sono convinto che la lealtà sia tuttora
un valore non solo buono e bello, ma anche utile. Penso che questa slealtà dei
nostri ministri, dopo averci coperto di infamia, disonore e vergogna, ci
nuocerà anche sul piano economico e politico
Chiedo a quanti tra i miei diecimilaseicentosessantadue
lettori sono d’accordo, di segnalarlo su questo blog, anche in forma anonima.
Dobbiamo prendere le distanze da tali gesti,
che oltre essere peccati morali ed estetici, sono errori politici dannosi per
tutta la nostra nazione.
Giovanni ghiselli g.ghiselli@tin.it
Io sono totalmente d'accordo. Passiamo per i soliti fedifraghi di cui non ci si può mai fidare, e non si può dire che non sia un sentimento giustificato.
RispondiEliminaalessandro
io sono completamente in disacordo, in quanto il primo a coprirsi d'infamia è stato il governo Indiano che non applicando le leggi internazionali da loro sottoscritte ha incarcerato dei cittadini stranieri. Attirati con l'inganno nelle loro acque territoriali per poterli arrestare.
RispondiEliminaIl Governo Indiano sa che nessuna legge internazionale gli permetterebbe di processare i nostri cittadini e pertanto da oltre un anno rimanda il giudizio.
Pertanto sarei più cauto a esprimere dei giudizi se non si conosce il problema.
Non si può essere onesti con chi è disonesto.