giovedì 30 gennaio 2014

La scuola corrotta nel paese guasto. VIII capitolo, seconda parte



Il mese di aprile dell’anno di nostra salvazione 1981.

L'otto aprile dovevo tornare a scuola di pomeriggio, per una riunione senza costrutto con i  colleghi delle mie materie.
Ci stavo andando di malavoglia: il Binghetti senza allievi era un luogo di alienazione totale. In via Nazario Sauro però mi venne incontro Ifigenia con un sorriso vivo nel piccolo volto abbronzato che spiccava su una camicia di colore bianchissimo e molto aderente al seno grande e bello. Tornava dalla palestra di danza, ma non pensava al ballerino Gennaro, anzi, aveva anticipato l'uscita per passare davanti al nostro Istituto nel tempo probabile in cui dovevo entrarci io. Voleva vedermi.
Voleva piacermi. Oh sì mi piaceva assai la ragazza, e mi fece piacere. Aveva dato un significato a quella mia uscita pomeridiana altrimenti folle. La sera nel letto, per riconoscenza, le raccontai una fiaba: "C'era una volta un re innamorato della propria figliola".
"E la regina?", domandò .
"Morta", risposi.
Ifigenia era nuda, distesa sul lenzuolo scoperto, e mi fissava con gli occhi spalancati. Lanciò un gridolino di contentezza battendo le mani. Cara creatura, matta, figliola, monella[1].

Il 9 aprile fu una giornata di caldo quasi estivo. Andammo in bicicletta all'osteria di S. Pietro, quella delle due vecchiette simpatiche. Ifigenia era gradevole come una dea.
Ci stendemmo  su un prato. Disse: "Sempre così dobbiamo stare insieme: festosi e felici, in armonia e buona salute, nell'aria aperta e ravvivata dal sole, come due amanti pagani". Pensavamo di avercela fatta.
Il giorno dopo aggiunse: "Farò tutto quanto tu potrai volere da me. Devi essere fiero e contento di questa offerta poiché con gli altri invece io assecondo sempre il mio spirito di contraddizione".
Mi venne in mente Päivi che una sera remota, a Debrecen, disse: "Facciamo quello che preferisci tu". Io non osavo decidere, per timore che la mia scelta non le fosse del tutto gradita, e glielosignificai .
Allora la più intellettuale tra le mie donne mi biasimò: "Sbagli a rifiutare una facoltà che ho attribuito a te solo; io agisco e reagisco contraddicendo i luoghi e le persone comuni. Spero tanto che tu non sia una cosa del genere". Non ho mai amato esercitare dominio sulle persone, ma ho sperimentato che una donna perde un po’ della stima riposta nell'uomo, se questo non sa usare il potere che lei gli concede sopra se stessa.
Il 14 aprile chiesi a Ifigenia di commentare la nostra giornata di amore e sangue mestruale: il 6 giugno del 1979. Volevo provare a raccontarla per inserirla nel nostro romanzo. Scrisse: "Il sole, un muro grigio, il sangue: l'accordo ".
Il 15 Stefania passò da Bologna. Andava a cercare emozioni malate dal suo amante: Pompeo di Crevalcore, un perfetto cretino semianalfabeta secondo lei stessa. Faceva un caldo precoce. La vecchia amica era stremata e più commediante che mai. Pensavo che, se avessi perduto Ifigenia, anche  pure sarei diventato stanco e vago di emozioni malsane: era il contatto giornaliero con la bella, vivacizzante creatura a fare di me un uomo teso verso qualche cosa di grande.
Il 16, tornato a casa di notte dopo un dì passato a confortare la zia Tina depressa, trovai questo biglietto:
"Amore mio, sono tanto felice di stare insieme a te perché tu sei una grande persona, un uomo buono, intelligente, e con il tuo esempio, la tua educazione mi hai resa migliore. Oggi andando in bicicletta su per la "salitaccia" ti ho sentito profondamente come il padre mio spirituale. Mi piace molto fare delle cose con te, e questa estate spero che andremo insieme a Delfi, a pregare per il nostro Destino. Ti amo tanto per come tu sei, per la tua diversità profonda e umana, che è la tua forza e la mia. Sono felice. Spero di rivederti assai presto e nell'attesa ti bacio. Ti adoro mio amore. La tua fedele amata Ifigenia ".
Meno di due mesi più tardi, l'istrione briaco, l'osceno, vecchio gradasso, il sarcastico guitto, l'avrebbe convinta che questi suoi sentimenti e due anni e mezzo di vita con me, valevano meno che
copulare una volta con lui.

giovanni ghiselli

P. S.
Il 31 gennaio questo blog compirà un anno. Con questo pezzo raggiungerà e sorpasserà i 130 mila lettori. Vi ringrazio tutti.


[1] Cfr. T. Mann, La montagna incantata, trad. it. Dall'Oglio, Milano,1930, p.217, II vol.

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