venerdì 24 gennaio 2014

Nerone, Seneca, San Paolo e le tasse



Eduardo Barrón, Nerone e Seneca, 1904


Breve stralcio dal corso sui grandi personaggi della Storia antica che terrò per l’Università Primo Levi di Bologna tutti i sabati  dal primo marzo  al 7 aprile 2014
 
Nerone, per assecondare Seneca, nel 58 propose di abolire le tasse indirette, il che avrebbe danneggiato i cavalieri appaltatori di vectigalia.
Seneca sognava, in realtà, una specie di diarchia tra gli organi imperiali e il senato: teneret antiqua munia senatus (Tacito, Annales, XIII, 4),   fu l’essenza del discorso programmatico di Nerone,  conservasse le sue antiche prerogative il senato.
Ma l’abolizione dei vectigalia era un piano utopistico, più senecano di Seneca, e il senato lo ridusse a termini ragionevoli.

I vectigalia erano affidati alle societates equitum Romanorum (Tacito, Annales, IV, 6) e quindi l’utopia del 58 era antiequestre.
I senatori temevano la tributorum abolitio (Tac. Ann, XIII, 50), la scomparsa di tutte le tasse, anche di quelle dirette.

I cavalieri erano uomini d’affari, mercanti, usurai, pubblicani e anche proprietari fondiari. Poi conductores, appaltatori, delle grandi proprietà agricole imperiali, in concorrenza con i liberti. Una borghesia affaristica e prepotente, sia pure meno rozza dei liberti arricchiti. Questi erano la sesquiplebe.

Leggiamo alcuni versi della satira di Vittorio Alfieri intitolata LA SESQUI-PLEBE [1]
       1       Avvocati, e Mercanti, e Scribi, e tutti
       2       Voi, che appellarvi osate il Ceto-medio,
       3       Proverò siete il Ceto de' più Brutti.
      31      D'ogni Città voi la più prava parte,
      32      Rei disertor delle paterne glebe,
      33      Vi appello io dunque in mie veraci carte,
      34      Non Medio-ceto, no, ma Sesqui-plebe.
  
Il senato era contrario alle largizioni monetarie: Trasea Peto (costretto poi a uccidersi nel 66) propose ne Syracusis spectacula largius ederentur ( Annales, XIII, 49), che non si allestissero spettacoli troppo costosi a Siracusa.
 Ma gli altri senatori lo accusarono di occuparsi di inezie.
Il popolo si lamentava della rapacità degli appaltatori[2] ; allora dubitavit Nero an cuncta vectigalia omitti iubēret idque pulcherrimum donum generi mortalium daret (Tacito, Annales, XIII, 50), Nerone fu incerto se abolire tutte le tasse e fare così il dono più bello al genere umano. 
 Ma “non era possibile spezzare i presupposti economici dello stato: ancora qualche mese prima, l’apostolo Paolo-un giudeo romano, che in questo caso capiva i problemi dell’impero meglio dell’imperatore Nerone o del senatore Seneca-aveva insistito con i suoi fedeli di Roma…sulla necessità che si corrispondessero allo stato così le tasse dirette come le indirette”[3].

Paolo scrive la Lettera ai Romani alla fine del 57 o ai primi del 58. Dice ai cristiani di Roma: ogni anima sia sottoposta alle autorità superiori: infatti non c’è autorità se non da Dio: “ouj ga;r e[stin ejxousiva eij mh; ajpo; Qeou ', non est enim potestas nisi a deo” (13, 1). Sicché chi si oppone all’autorità si oppone all’ordinamento di Dio; e quelli che si oppongono saranno puniti. Dovete obbedire “a chi dovete le tasse (to; tevlo~ “tassa indiretta”, vectīgal), date le tasse; a chi il timoroso rispetto (to;n fovbon), date il timoroso rispetto; a chi l’onore, date l’onore”.
“Paolo insiste sulla necessità che i Cristiani siano soggetti alle autorità romane; e formula il concetto, fondamentale nella storia dell’impero che omnis potestas a deo”.[4]
“Reddite omnibus debita: cui tributum (fovron) tributum (tassa diretta), cui vectīgal (tevlo~) vectigal (tassa indiretta ), cui timorem timorem, cui honorem honorem” ( 13, 7)
 Paolo gerarchizza tutto in una prospettiva carismatica.
Comunque la plenitudo legis, l’adempimento della legge è la dilectio: “Diliges proximum tuum tamquam te ipsum” (13, 10), amerai il prossimo tuo come te stesso.

Il senato temeva la dissolutionem imperii : “quippe sublatis portoriis sequens ut tributorum abolitio expostularetur” 13, 50), infatti eliminati i dazi si sarebbe richiesta l’abolizione delle imposte dirette[5], tributa
Siamo nel 58. Il progetto viene respinto, e Nerone, un poco alla volta, passa dalla clementia alla severitas.
Al momento del suo avvento aveva invocato l’autorità dei padri ma dopo il primo periodo, il quinquennium Neronis, il suo obiettivo è quello di domare i senatori e farne dei grandi servitori dello Stato.

Del resto la composizione del senato stava cambiando: l’antica nobilitas si stava estinguendo. Il celibato e la repressione neroniana, nel 69 aveva ridotto a 13 il numero di senatori che discendevano dalle antiche famiglie. Venivano rimpiazzati con Italici e provinciali. Il coronamento delle loro carriere erano i proconsolati d’Africa e d’Asia e la prefettura di Roma.

Giovanni ghiselli

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[1] Le satire furono scritte fra il 1786 e il 1797.
[2] Cfr. Equitalia.
[3] Mazzarino, L’impero romano I,  p. 220.
[4] Mazzarino, L’impero romano, I,  p. 206.
[5] Invece secondo Cizek Nerone voleva imporre le imposte dirette anche ai cittadini romani che ne erano esentati (p. 122). Ci sarebbe stato un ribasso dei prezzi, gradito alla plebe.

2 commenti:

  1. Lo stato senza tasse non può funzionare , ma un eccesso di tasse soffoca il commercio e impedisce la crescita lavorativa di un popolo .Sono esacerbata perché dopo la tares ho pagato l'imu....io vorrei pagare tasse giuste. Acqua ,gas ,luce e benzina sono gravate da tasse pesanti e stanno diventando un bene di lusso...i prezzi dei prodotti alimentari tendono a salire e bisogna fare la spesa nei magazzini più economici dove la qualità non sempre è garantita , bisogna rivolgersi ai prodotti secchi e surgelati più economici dei freschi ,ma meno nutrienti,,,,oltretutto questo comporta un aumento di costo di alcuni prodotti e tagli di carni economici perché ne è aumentata la richiesta....vedi il prezzo della ali di pollo,,,ovviamente questo si riflette in più tasse sui prodotti economici. Lasciateci almeno i soldi per il caffè.Ciao Giovanna

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  2. oltre a questa ci sono molte analogie tra nerone e silvione che in questi 20 anni ha distrutto totalmente il poco che ha trovato nel '94

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