giovedì 24 novembre 2016

Filosofia e Poesia. Lezioni in Mediateca V

Talete

I capitolo (pagine 8-18)
Talete di Mileto.
L’acqua è la sostanza originaria. “Tutto è pieno di dèi” contro i luoghi comuni della volgarità pubblicitaria, il cui messaggio è: “dentro avete il vuoto e dovete riempirlo con i nostri prodotti”. Monoteismo e politeismo. Pasolini  e il pragmatismo privo di carità. Homo homini deus di Cecilio Stazio, homo sum di Terenzio e lupus est homo homini di Plauto (Asinaria). La ferocia dell’uomo contro l’uomo nasce dall’idolatria del denaro. L’ homo sum humani nil a me alienum puto invece deriva dalla curiosità e dalla premura per il prossimo. La curiosità si associa spesso alla meraviglia. Odisseo, poluvtropo~, versutus, “versatile”, è uomo avido di conoscenza che gli è più cara del ritorno in patria e della moglie. Tale avidità è tipica delle persone curiose (Cicerone). Apuleio e il suo “curioso” Lucio collegato a Odisseo, personaggio fondante dell’amore del sapere e della sapienza.
Filosofia e poesia sono dunque connesse, ma il deinov~ Socrate denuncia “l’antica ruggine” tra poeti e filosofi. I poeti sono spesso portavoce di una Musa drogata (Platone) e i filosofi sono morti di fame (Filemone di Zenone). Socrate non ama la poesia e non prova interesse per la natura che spesso i poeti indugiano a descrivere.  La natura diverrà il paradiso perduto dell’uomo disgustato dalla civilizzazione ma non suscita l’interesse di Socrate (Fedro) che Nietzsche considera un padre della decadenza in quanto ostile all’istinto. Razionalità contro istinto. L’attitudine antitragica del maestro di Platone. Il dialogo platonico è il modello del romanzo dove la poesia è ancilla della filosofia.

Erodoto (I, 74) ricorda che Talete predisse  l’eclissi del 585.
Probabilmente conosceva la scienza astronomica dei Babilonesi, date le relazioni culturali tra Mileto e i Babilonesi tramite la Lidia. Probabilmente non scrisse nulla.
 La filosofia dunque in origine non era separata neppure dalla scienza.
Aristotele nella Metafisica (I, 3, 983b) ricorda Talete come l’iniziatore (ajrchgov~) della filosofia, una filosofia fondata solo su princìpi fisici o materiali. Talete e i suoi successori di Mileto (Anassimandro, Senofane,  Anassimene[1] e Diogene di Apollonia[2]) sono designati quali fusikoiv, autori di una filosofia diversa dalla mitologia dei filosofi-poeti.
Platone nel Teeteto (174a)  racconta che un giorno Talete, tutto dedito alla contemplazione delle stelle, cadde in un pozzo e venne canzonato da una servetta tracia. Tuttavia non mancava di senso pratico, come si vede nell’episodio[3] dei frantoi presi poi dati in affitto. Aveva previsto, in base alla posizione degli astri, una grande produzione di olive.
Questo primo filosofo  riteneva che l’acqua fosse il principio di base, la sostanza originaria[4] (ajrch;n de; tw`n stoiceivwn to; udwr), e credette che tutto fosse pieno di dèi:"Qalh'" wj/hvqh pavnta plhvrh qew'n ei\nai"[5]. Il popolo greco "nella vita della natura avvertiva la presenza della divinità"[6].  Di Talete anche il gnw`qi sautovn.
Nel Faust II di Goethe, il personaggio Talete dice: “Alles ist aus dem Wasser entsprugen![7], tutto è scaturito dall’acqua.
Quindi ringrazia Oceano:”Sei tu che alimenti la vita più limpida!

Oggi il popolo, incatenato nella caverna (platonica) delle apparenze vede e sente prima di tutto, spesso esclusivamente, quello che gli mostra la pubblicità. Questa, il cui messaggio è: “dentro avete il vuoto e dovete riempirlo con i nostri prodotti", cerca di togliere ogni dubbio, ogni stupore e meraviglia, ogni spirito critico e volontà di conoscere, attraverso la ripetitività ossessiva di luoghi comuni basati sull’avidità di lucro. Vuole inculcare una sola certezza: che siamo su questa terra per consumare i brutti prodotti di un’ industria ignara del buono (ajgaqovn), del bello (kalovn) e attenta solo all’utile (sumfevron) e alla dovxa che tiene nascosta, e quindi nega, l'ajlhvqeia (il non nascosto, la non latenza). 
E’ il pragmatismo privo di carità. Sentiamo ancora Pasolini:"L'interpretazione puramente pragmatica (senza Carità) delle azioni umane deriva dunque in conclusione da questa assenza di cultura: o perlomeno da questa cultura puramente formale e pratica"[8].

La pubblicità dunque non consente il dubbio.

Lode del dubbio
Il dubbio non va eliminato come deleterio, anzi:"Togli il dubbio, il dubbio su me stesso, sulla mia identità, sul mio sapere, e non mi resterà che il già fatto e il già detto"[9].
Leopardi cita Cartesio a proposito della necessità del dubbio: “Le verità contenute nel mio sistema non saranno certo ricevute generalmente, perché gli uomini sono avvezzi a pensare altrimenti, e al contrario, né si trovano molti che seguono il precetto di Cartesio: l’amico della verità debbe una volta in sua vita dubitar di tutto. Precetto fondamentale per li progressi dello spirito umano. Ma se le verità ch’io stabilisco avranno la fortuna di essere ripetute, e gli animi vi si avvezzeranno, esse saranno credute, non tanto perché sien vere, quanto per l’assuefazione”[10].

“Lo sviluppo dell’intelligenza generale richiede di legare il suo esercizio al dubbio[11], lievito di ogni attività critica…Comporta anche quell’intelligenza che i Greci chiamano métis[12], “insieme di attitudini mentali…che combinano l’intuizione, la sagacia, la previsione, l’elasticità mentale, la capacità di cavarsela, l’attenzione vigile, il senso dell’opportunità… “Unico punto pressochè certo nel naufragio (delle antiche certezze assolute): il punto interrogativo”, ci dice il poeta Salah Stétié”[13].
C’è una poesia di B. Brecht che costituisce un inno in lode del dubbio: “Sia lode al dubbio!...Oh bello lo scuoter del capo/su verità incontestabili!/Oh il coraggioso medico che cura/l’ammalato senza speranza!...Sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai…Tu, tu che sei una guida, non dimenticare/che tale sei, perché hai dubitato/delle guide! E dunque a chi è guidato/permetti il dubbio!”[14]
La Lettera a un bambino mai nato  della Fallaci è dedicata “A chi non teme il dubbio/a chi si chiede i perché/senza stancarsi e a costo di soffrire di morire”.
Concludo questa lode del dubbio con Leopardi: “Piccolissimo è quello spirito che non è capace o è difficile al dubbio”[15].


continua


[1]  585-524. Considera come principio primo l’aria
[2] Principio primo è l’aria dotata di intelligenza.
[3] Raccontato da Aristotele, Politica 1259°.
[4] Seneca qualifica come inepta l’opinione di Talete (Natutales Quaestiones  III, 14.
[5] Aristotele, Sull'anima, 411a 8.
[6] M. Pohlenz, L'uomo greco, p. 545.
[7] Notte di Valpurga classica
[8] Scritti corsari , p. 49.
[9] M. Cacciari, "L'espresso", 6 gennaio 2005, p. 69.
[10] Zibaldone, 1720.
[11] Montaigne che cita Dante: “Che, non men che saver, dubbiar m’aggrata”, Divina Commedia, Inferno XI, v. 93.
[12] M.Detienne, J.-P. Vernant, Le astuzie dell’intelligenza nell’antica Grecia, tr. It. Laterza, Roma-Bari 1984.
[13] E. Morin, La testa ben fatta, pp. 16-17 e 55.
[14] B. Brecht (1898-1956), Lode del dubbio.
[15] Zibaldone, 1392.

1 commento:

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