Talete |
I
capitolo (pagine 8-18)
Talete di Mileto.
L’acqua è la sostanza originaria. “Tutto è pieno di
dèi” contro i luoghi comuni della volgarità pubblicitaria, il cui messaggio è:
“dentro avete il vuoto e dovete riempirlo con i nostri prodotti”. Monoteismo e
politeismo. Pasolini e il pragmatismo
privo di carità. Homo homini deus di
Cecilio Stazio, homo sum di Terenzio
e lupus est homo homini di Plauto (Asinaria). La ferocia dell’uomo contro
l’uomo nasce dall’idolatria del denaro. L’ homo
sum humani nil a me alienum puto invece deriva dalla curiosità e dalla
premura per il prossimo. La curiosità si associa spesso alla meraviglia.
Odisseo, poluvtropo~, versutus, “versatile”, è uomo avido di
conoscenza che gli è più cara del ritorno in patria e della moglie. Tale
avidità è tipica delle persone curiose (Cicerone). Apuleio e il suo “curioso”
Lucio collegato a Odisseo, personaggio fondante dell’amore del sapere e della
sapienza.
Filosofia e poesia sono dunque connesse, ma il deinov~ Socrate denuncia “l’antica ruggine”
tra poeti e filosofi. I poeti sono spesso portavoce di una Musa drogata
(Platone) e i filosofi sono morti di fame (Filemone di Zenone). Socrate non ama
la poesia e non prova interesse per la natura che spesso i poeti indugiano a
descrivere. La natura diverrà il
paradiso perduto dell’uomo disgustato dalla civilizzazione ma non suscita
l’interesse di Socrate (Fedro) che
Nietzsche considera un padre della decadenza in quanto ostile all’istinto.
Razionalità contro istinto. L’attitudine antitragica del maestro di Platone. Il
dialogo platonico è il modello del romanzo dove la poesia è ancilla della filosofia.
Erodoto (I, 74) ricorda che Talete predisse l’eclissi del 585.
Probabilmente
conosceva la scienza astronomica dei Babilonesi, date le relazioni culturali
tra Mileto e i Babilonesi tramite la Lidia. Probabilmente
non scrisse nulla.
La filosofia dunque in origine non era
separata neppure dalla scienza.
Aristotele nella Metafisica
(I, 3, 983b) ricorda Talete come l’iniziatore (ajrchgov~) della filosofia, una filosofia
fondata solo su princìpi fisici o materiali. Talete e i suoi successori di
Mileto (Anassimandro, Senofane,
Anassimene[1]
e Diogene di Apollonia[2])
sono designati quali fusikoiv, autori di una filosofia diversa dalla mitologia dei filosofi-poeti.
Platone nel Teeteto
(174a) racconta che un giorno
Talete, tutto dedito alla contemplazione delle stelle, cadde in un pozzo e
venne canzonato da una servetta tracia. Tuttavia non mancava di senso pratico,
come si vede nell’episodio[3]
dei frantoi presi poi dati in affitto. Aveva previsto, in base alla posizione
degli astri, una grande produzione di olive.
Questo primo filosofo riteneva che l’acqua fosse il principio di
base, la sostanza originaria[4]
(ajrch;n de; tw`n stoiceivwn to; udwr), e credette che tutto fosse pieno di dèi:"Qalh'" wj/hvqh pavnta plhvrh qew'n ei\nai"[5].
Il popolo greco "nella vita della natura avvertiva la presenza della
divinità"[6]. Di Talete anche il gnw`qi sautovn.
Nel Faust II di Goethe, il personaggio
Talete dice: “Alles ist aus dem Wasser
entsprugen!”[7], tutto è
scaturito dall’acqua.
Quindi
ringrazia Oceano:”Sei tu che alimenti la vita più limpida!
Oggi il popolo,
incatenato nella caverna (platonica) delle apparenze vede e sente prima di
tutto, spesso esclusivamente, quello che gli mostra la pubblicità. Questa, il
cui messaggio è: “dentro avete il vuoto e dovete riempirlo con i nostri
prodotti", cerca di togliere ogni dubbio, ogni stupore e meraviglia,
ogni spirito critico e volontà di conoscere, attraverso la ripetitività
ossessiva di luoghi comuni basati sull’avidità di lucro. Vuole inculcare una
sola certezza: che siamo su questa terra per consumare i brutti prodotti di un’
industria ignara del buono (ajgaqovn),
del bello (kalovn) e
attenta solo all’utile (sumfevron) e
alla dovxa che
tiene nascosta, e quindi nega, l'ajlhvqeia (il non nascosto, la non latenza).
E’ il pragmatismo
privo di carità. Sentiamo ancora Pasolini:"L'interpretazione
puramente pragmatica (senza Carità) delle azioni umane deriva dunque in
conclusione da questa assenza di cultura: o perlomeno da questa cultura
puramente formale e pratica"[8].
La pubblicità
dunque non consente il dubbio.
Lode del dubbio
Il dubbio non va
eliminato come deleterio, anzi:"Togli il dubbio, il dubbio su me stesso,
sulla mia identità, sul mio sapere, e non mi resterà che il già fatto e il già
detto"[9].
Leopardi cita Cartesio
a proposito della necessità del dubbio: “Le verità contenute nel mio sistema
non saranno certo ricevute generalmente, perché gli uomini sono avvezzi a
pensare altrimenti, e al contrario, né si trovano molti che seguono il precetto
di Cartesio: l’amico della verità debbe una volta in sua vita dubitar
di tutto. Precetto fondamentale per li progressi dello spirito umano. Ma se
le verità ch’io stabilisco avranno la fortuna di essere ripetute, e gli animi
vi si avvezzeranno, esse saranno credute, non tanto perché sien vere, quanto
per l’assuefazione”[10].
“Lo sviluppo
dell’intelligenza generale richiede di legare il suo esercizio al dubbio[11], lievito di ogni attività
critica…Comporta anche quell’intelligenza che i Greci chiamano métis[12], “insieme di attitudini mentali…che
combinano l’intuizione, la sagacia, la previsione, l’elasticità mentale, la
capacità di cavarsela, l’attenzione vigile, il senso dell’opportunità… “Unico
punto pressochè certo nel naufragio (delle antiche certezze assolute): il punto
interrogativo”, ci dice il poeta Salah Stétié”[13].
C’è una poesia di
B. Brecht che costituisce un inno in lode del dubbio: “Sia lode al dubbio!...Oh
bello lo scuoter del capo/su verità incontestabili!/Oh il coraggioso medico che
cura/l’ammalato senza speranza!...Sono coloro che non riflettono, a non
dubitare mai…Tu, tu che sei una guida, non dimenticare/che tale sei, perché hai
dubitato/delle guide! E dunque a chi è guidato/permetti il dubbio!”[14].
La Lettera a
un bambino mai nato della Fallaci è dedicata “A chi non teme il
dubbio/a chi si chiede i perché/senza stancarsi e a costo di soffrire di
morire”.
Concludo questa
lode del dubbio con Leopardi: “Piccolissimo è quello spirito che non è capace o
è difficile al dubbio”[15].
continua
[1] 585-524. Considera
come principio primo l’aria
[2] Principio primo è l’aria dotata di intelligenza.
[3] Raccontato da Aristotele, Politica 1259°.
[4] Seneca qualifica come inepta
l’opinione di Talete (Natutales
Quaestiones III, 14.
[5] Aristotele, Sull'anima, 411a 8.
[6] M. Pohlenz, L'uomo greco, p. 545.
[7] Notte di Valpurga classica
[8] Scritti corsari , p. 49.
[9] M. Cacciari, "L'espresso", 6 gennaio 2005, p.
69.
[10] Zibaldone, 1720.
[11] Montaigne che cita Dante: “Che, non men che saver, dubbiar
m’aggrata”, Divina Commedia, Inferno XI, v. 93.
[12] M.Detienne, J.-P. Vernant, Le astuzie dell’intelligenza nell’antica Grecia, tr. It. Laterza,
Roma-Bari 1984.
[13] E. Morin, La testa
ben fatta, pp. 16-17 e 55.
[14] B. Brecht (1898-1956), Lode
del dubbio.
[15] Zibaldone, 1392.
Giovanna Tocco
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