Dopo la cena al tavolo con il collega e amico Giovanni, noi due ci separammo dagli altri e andammo a casa di Antonella, l’amica romana dell’estate di Päivi. Erano già passati diversi anni, senza notizie di lei dopo la notte dei saluti e delle promesse amorose. Dico di Päivi. E di molt’altre.
Nella vita alcune cose e persone ritornano, altre spariscono inopinate e fulminèe.
A volte si pensa di “trasumanar”, in un modo o in un altro, trasformando comunque la vita impostata con questa o con quella.
Quando Päivi abortì la nostra bambina e disse: “I don’ t want to see you” arrivai a Capo poi decisi di “significar per verba” il prosieguo della mia vita. Mai più figli né un amore per tutta la vita. Amori a perdere dunque. Le amicizie erano state meno effimere.
Antonella infatti era ancora un’amica. Ricordammo in particolare il bagno nel Danubio del 25 agosto 1974 e le parole che le scrissi in settembre quando rimasi solo nel collegio universitario di Yväskylä da dove la mia compagna pregnante era partita per andare lontano, oltre il circolo polare ad abortire la nostra figliola concepita a Debrecen in luglio.
Il marito dell’amica mi sembrò un crapulone: mangiava e beveva con gusto, senza porsi problemi di linea né di salute. Quindi fumava dei lunghi sigari sempre con l’aria di chi nella vita è arrivato dove voleva.
Infatti a un certo punto mi fece: “Vedi? Didici esse felix. E tu?”
“Dedidici esse infelix. Mi basta”.
Quando fummo soli, Ifigenia disse che quell’uomo le aveva fatto venire in mente il “globo di continenti peccaminosi” incarnato da Falstaff . La citazione mi piacque. Ifigenia quando ricordava le frasi belle mi eccitava, sicché godemmo con voluttà raffinata, erudito luxu, nel talamo offertoci dagli ospiti
Dovemmo del resto alzarci assai presto per arrivare nell’alberghetto vicino alla fontana di Trevi dove eravamo alloggiati, prima che si notasse la nostra assenza durante l’adunata mattutina. L’ottimo Giovanni ci avrebbe coperto ma non poteva farlo oltre le nove.
Dopo la colazione non priva di sorrisi, Ifigenia portò alcuni studenti a vedere Cinecittà, mentre io accompagnai un gruppo ai Musei Vaticani dove volli commentare La trasfigurazione di Raffaello Urbinate avvalendomi dell’intepretazione datane da Nietzsche.
Il fanciullo ossesso nella parte bassa del quadro raffigura il terrore del caos con la distruttiva sapienza silenica, Cristo ascendente è Apollo che con la bellezza giustifica la vita.
Un trasumanare diverso dal mio.
La nascita della tragedia aveva inaugurato il bello stile del mio insegnamento e da allora avevo continuato a dare grande importanza al maestro tedesco. Anche nel lavoro c’è un ritorno periodico di certi eventi significativi e capitali.
Durante il viaggio di ritorno in treno le due belle supplenti erano sedute davanti a me. Le osservavo con attenzione e le confrontavo. Ifigenia era più grande, più mora, più bella di corpo; Lucia era più fine e più luminosa nel volto. Aveva gli occhi più grandi, espressivi e capaci di luce. In quel momento mi piaceva di più. Mi sembrava più simile a me e alla mia stirpe. Ifigenia se ne accorse con sofferenza e cominciò ad agitarsi: scalpitava con le caviglie snelle e i polpacci torniti. Pensai che questa mi aveva dato comunque molto di più e doveva ricevere più di quell’altra.
Come la sera di Helena e Josiane quasi nove anni prima, nell’agosto del 1971[1]. Le stesse situazioni ritornano. Helena non poteva essere la donna da amare a lungo siccome già impegnata altrimenti, però il mese passato felicemente con lei mi aveva aperto la via a successivi amori, ad altre esperienze buone, a borse di studio proficue; probabilmente anche l’ amore con Ifigenia non sarebbe durato a lungo, tuttavia noi due avevamo ancora qualcosa da infonderci a vicenda: un po’ di amore carnale e magari anche spirituale per progredire ciascuno verso la propria meta. Mete comunque remote e distanti pure tra loro
Bologna 17 giugno 2025 ore 16, 47 giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Chi tra voi lettori fosse curioso di queste storie di amori con le finlandesi può trovarle nel mio romanzo Tre amori a Debrecen. Non dovete comprarlo: si trova in prestito nella biblioteca Ginzburg di Bologna.