Il 24
giugno è il giorno dell’onesto Giovanni, il Precursore di Cristo che di lui disse: “non surrexit inter natos mulierum maior Ioanne Baptista (N. T., Matteo, 11, 11). Il Battista apostrofava molti tra Farisei e Sadducei con
queste parole: “Progenies viperarum”
(3, 7).
Ebbene
tutti gli anni in questo giorno di mezza estate sento il dovere di rendere
onore a tale magnifico profeta che ispirò mia madre Luisa quando ripeté
risoluta, a quanti proponevano altri nomi inappropriati a suo figlio, le parole
dette da Elisabetta a chi andò a circoncidere il bambino di otto giorni e voleva
venisse chiamato Zaccaria come il padre di lui: “Nequaquam sed vocabitur Ioannes” ( N. T., Luca, I, 60).
In greco:
“Oujciv, ajlla;
klhqhvsetai jIwavnne~”
A ogni
onomastico mi domando: “sono io veramente Giovanni?” Ho la grazia di Dio? Merito
questo nome?
Più
procedo nella vita più lo credo. Ho avuto l’aiuto divino in tutti i campi dove ho impiegato e ancora impiego i
talenti ricevuti.
Questo è
il ringraziamento che ogni mio onomastico rinnovo al mio eponimo, ai miei
genitori e a tutti i miei consanguinei.
La corsa
del 24 giugno 1980
Il 24
giugno del 1980 dunque corsi i 5000 metri davanti a Ifigenia per rendere onore
al mio santo, e per farmi ammirare dalla
mia unica amante non più apprezzata granché, tuttavia ancora abbastanza desiderata.
Bella era
pur bella.
Bella era
anche la serata estiva: calma, purpurea, piena di voli, come è quasi sempre il
mio giorno onomastico che prende il nome dall’onesto precursore e battezzatore
ed è uno dei giorni più belli dell’anno.
Quella
sera rimossi il decadimento della mia donna.
La rivedevo com’era nel mese della conoscenza: il novembre del ’78
quando mi consolava del buio precoce,
del freddo, della retrocessione nella scuola e della solitudine antica,
entrando in camera mia alle cinque dei pomeriggi già privi di luce, con i
capelli violacei screziati di candidi fiocchi, lo sguardo lucente, l’anima
aperta e fiduciosa di imparare tanto sulla propria vita, sul nostro destino
mentre parlava con me prima di fare l’amore
e dopo.
Come
entrava, i cristalli di ghiaccio che aveva addosso sembravano chicchi di riso
lanciati da mani festose sopra la sposa giovane bella e felice. Ringiovaniva e
imbelliva anche me. Mi aiutava a bonificare la palude dell’inconscio che
stagnava dentro di me e si era allargata dopo la degradazione subita nel lavoro.
Anche l’Es di Ifigenia andava bonificato. All’epoca leggevo Freud. “Wo Es war, soll Ich werden”, dov’era
l’Es deve subentrare l’Io.
Invero
soltanto a un anno e mezzo da quel
novembre magico la ragazza si era già sviata su una strada scoscesa. Ma quella
sera di giugno feci finta che questa caduta non fosse iniziata e volai verso il
traguardo dove la ragazza mi incitava, vestita di bianco, adorna sulle spalle e
nel petto delle chiome brune che si arrossavano rispecchiando l’ amaranto del
cielo.
Arrivai sul traguardo in 18 minuti e 39
secondi e pensai che lo dovevo a lei. Un
giorno avrei scritto un capolavoro raccontando la nostra storia. Erano i guizzi
estremi di una fiamma lontana che stava perdendo calore e luce. Non c’era verso
di impedirlo. Una serie di cause arcane e concatenate ci stava portando alla
fine.
Gli atti
del fato sono collegati tra loro suneimarmevna, li
chiama Plutarco
( Peri; eiJmarmevnh~, 569 F)
atti del fato collegati, confatalia, Cicerone icordando lo scolarca stoico Crisippo
(De
fato, 30).
La conclusione
di questa storia, come ogni evento, era già predisposta da tante cause
precedenti non solo quel giorno, ma le nostre vite intere e quelle di tutti i
nostri antenati: era un esito predestinato ab aeterno come quelli dei miei
amori precedenti.
L’unico
modo di farli vivere ancora era raccontarli con parole ornate e ricche di immagini,
Bologna 18 giugno 2025 ore 11, 22 giovanni ghiselli
p. s.
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Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
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