Da guastafeste quale sono, mi permetto di aggiungere
che questo esecutivo fu approvato poco prima del rapimento di Via Fani.
Comunque, anche
senza il ricordo malamente ominoso della fine orrenda del povero Moro, un accostamento del genere sembra una
manipolazione della storia a quanti l’hanno vissuta, e la soluzione prospettata
per questi giorni ricorda quella del deus
ex machina cui ricorrevano i tragici greci, quando uno scioglimento
razionale e naturale del nodo troppo intricato della trama non era più
possibile.
Polibio scrive che le soluzioni dei drammi hanno
bisogno del deus ex machina quando i
poeti partono da presupposti falsi e inverosimili[1].
Allora vediamo quali sono le invenzioni più o meno
poetiche, e speriamo non profetiche, del terribile e venerando vegliardo.
Intanto la Dc di Aldo Moro non ha niente in comune con
il Pdl di Berlusconi. Quello era un partito popolare di cristiani più o meno
autentici, guidato da altri cristiani più o meno autenticamente devoti. Il Pdl
è un partito di pochi arricchiti, e di molti poveracci che ammirano e
scimmiottano gli arricchiti, capeggiati tutti da un moderno Trimalchione, il
gigante dell’intrapresa privata. Questo signore vecchio e ridicolo si presenta
con un apparato simile a quello del personaggio[2] del Satyricon di Petronio, geniale nel
dipingere con lingua da orafo i vizi di una civiltà decrepita.
Il Pd è pure molto diverso dal Pci , poiché ha perso gran parte della capacità e della
volontà di sostenere le rivendicazioni della classe operaia rappresentata dal
partito di Togliatti e Berlinguer.
Ora questa, sfruttata e vessata più che mai, non ha
nessuno che la rappresenti davvero. Ora, mentre oramai il venti per
cento della popolazione è prossima alla miseria, mentre ogni giorno si viene a
sapere di nuovi suicidi, ci si vergogna a non essere dalla parte dei moderati,
dei borghesi, dei benestanti, insomma degli ottimati [3]. E si chiacchiera di tutto, meno che di operare per
aiutare la popolazione in difficoltà. Ora si coltiva “la rosa”, la rosa dei candidati alla presidenza della
Repubblica, una rosa non candida [4],
poiché ci vedo compresi nomi di uomini e donne che hanno approvato i bombardamenti sui civili
in Serbia, Iraq, Libia, Afghanistan dove non più tardi di una settimana fa una
decina di civili, quasi tutti bambini, sono rimasti vittime degli “effetti
collaterali” di “tanta plenitudine volante”[5] di “bombe
intelligenti”. Oramai si è capovolto tutto [6],
perfino il significato delle parole.
Comunque tra la base del Pd e quella del Pdl non c’è
niente in comune, mentre il Pci e la Dc avevano preparato insieme la legge fondamentale dello Stato
italiano: la nostra Costituzione che ora i berlusconiani vorrebbero modificare
in senso antidemocratico.
“Si veda la
significativa proposta del centrodestra di modifica
dell’art. 41 Cost. sull’iniziativa economica privata” [7].
Trascrivo l’articolo 41 per chi non lo conoscesse: “L’iniziativa
economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità
sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità
umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché la
attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a
fini sociali”.
Come potrebbe un partito che si dice democratico
accordarsi e intendersi con chi vuole abolire le fondamenta e i pilastri della
democrazia?
Quindi, per diversi motivi, l’accostamento tra la
larga intesa del passato e quella auspicata oggi è per lo meno improprio.
Poi nel monito di Napoletano c’è una reticenza grande
come una montagna: quel compromesso storico che portò i comunisti a sostenere
il governo, provocò “l’effetto collaterale” della morte di Aldo Moro, vera e
propria vittima espiatoria di un’operazione che non era piaciuta alla confraternita per niente santa dei poteri
forti.
Questo
statista nobile e antico venne tenuto in prigionia con tanto di processi farsa
dal 16 marzo al 9 maggio del 1978 quando fu assassinato.
Ero giovane
allora e vidi con grande sgomento il povero farmakov~ sacrificato da un potere furente.
Vollero darci da bere che era stato un
gruppetto di scalzacani denominati “brigate rosse”. Anche se i sicari furono
loro, non è credibile che una decina di sbandati del genere avrebbero potuto
tenere prigioniero nella capitale per quasi due mesi un uomo politico di tale
importanza, se i servizi segreti, la polizia, i carabinieri, tutto l’esercito insomma, avesse ricevuto l’ordine perentorio di
trovarlo e liberarlo. Il fatto è che quel compromesso tra cattolici e comunisti
disturbava almeno una delle grandi potenze, forse anche più di una.
I politici dell’epoca, a parte alcuni cauti,
sommessi e frustrati tentativi di
Fanfani e di Craxi, non mossero un dito per salvare il collega: si presero
paura e piegarono la testa lasciando la vittima sacrificale nelle mani dei suoi
sanguinari esecutori.
Il
prigioniero in attesa dell’esecuzione chiedeva di essere aiutato a non morire,
e giustamente, razionalmente, malediceva i colleghi che avevano deciso di
lasciarlo ammazzare, mentre i telegiornali [8]
dicevano che Moro scriveva parole imposte
in quanto il poveretto non era compos
sui, padrone di sé.
Insomma non
era logico e non era bene che volesse evitare la morte.
Intanto
pareva di riudire dalle bocche di chi non faceva niente per salvarlo il detto
ipocrita e feroce di Caifas: “expedit
vobis ut unus moriatur homo” [9].
Questo
delitto orrendo e vilissimo è una macchia sull’onore della nostra nazione, una
delle tante prove della sua sovranità limitata.
L’accordo
che la provocò dunque, la “coraggiosa” grande intesa che causò tra l’altro,
anzi in primis, la fine atroce, vergognosa per chi non la impedì, del politico
che l’aveva tessuta, non può essere indicata come modello, se non come
paradigma del tutto negativo, da evitare.
Senza contare
che se il Pd si “comprometterà” in una contaminatio
incongrua con il Pdl, avrà soltanto da perderci, forse scomparirà. Chi è in
grado di capire, capisca.
Queste parole
non sono gettate al vento: i miei lettori
sono arrivati in 70 giorni a 23401.
Quando avrete letto quest’ultimo pezzo saremo
molti di più.
Lo dico per
incoraggiare me stesso che scrivo e voi che mi leggete.
Quando
lasciate un commento, mi date una spinta ulteriore a proseguire, a darvi il
meglio di me.
Qui nessuno
può impedirmi di farlo. Tranne il buon Dio che non lo farà siccome non faccio
del male, anzi
Giovanni
Ghiselli g.ghiselli@tin.it
[1] aiJ katastrofai; tw'n dramavtwn prosdevontai qeou' kai; mhcanh'~
dia; to; ta;~ prwvta~ upoqevsei~
yeudei'~ kai paralovgou~ lambavnein (3, 48, 9).
[2] Trimalchione, il "tre volte
potente" entra in scena nella palestra delle terme come un anziano calvo
che, vestito con una tunica rossa, gioca a palla in mezzo a ragazzi zazzeruti (Satyricon, 27).
A
dire il vero gli osceni gusti sessuali del
vecchio liberto non sono identici
a quelli dello straricco nostri: Tramalchione a un tratto volse l'attenzione al
suo amasio che si chiamava Creso :" puer autem lippus, sordidissimus
dentibus, catellam nigram atque indecenter pinguem prasina involvebat fascia
panemque semissem ponebat supra torum ac nausia recusantem saginabat "
(64, 6), un ragazzo a dire il vero cisposo, dai denti infradiciati, infagottava
una cagnetta nera e oscenamente grassa in una sciarpa verde e le poneva accanto
sopra il divano una mezza pagnotta e la ingozzava mentre quella riluttava per
il disgusto.
[3]
Nell’orazione Pro Sestio del 56 a. C.
Cicerone li definisce in questo modo : “Omnes
optimates sunt qui neque nocentes sunt, nec natura improbi nec furiosi, nec
malis domesticis impediti” (97), sono tutti ottimati quelli che non sono
nocivi, né per natura malvagi né squilibrati, né inceppati da difficoltà
familiari. Anzi essi costituicono una casta (natio) all’interno della popolazione: “integri sunt et sani et bene de rebus domesticis constituti”, sono
irreprensibili, saggi e benestanti.
[4] Cfr. Dante, Paradiso,
XXXI, 1.
[5] Cfr. Dante, Paradiso,
XXXI, 20
[6] Nell’Oedipus di Seneca, la profetessa Manto,
figlia di Tiresia, dice:" Mutatus
ordo est, sed nil propria iacet;/ sed acta retro cuncta ( vv.
366-367) , è mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto è
invertito.
[7] Dall’ intervento di Domenico Cella presidente
dell’Istituto De Gasperi “Come uscire dalla nostra eterna transizione
politica?” all’ incontro
dell’Associazione culturale “Democrazia e valori” – Lugo, Sala della Fondazione
della Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo.
[8] Pure Vespa era giovane allora
[9] Nuovo Testamento, Giovanni 11, 50, vi conviene che
muoia un uomo solo.
Penso anche io che un accordo sarà la rovina del PD.
RispondiEliminaMi raccomando, continua a scrivere, ci interessano molto le tue considerazioni, intelligenti e dotte.
alessandro