NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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lunedì 1 aprile 2013

Senza fumo e senza cicche si vive meglio. Fumare è male


 Il fumo fa male. Fa molto male.
 Non solo. Il gusto del fumo è un cattivo gusto un dis-gusto sia dal punto di vista della percezione somatica sia da quello estetico. Allora perché ci sono ancora tante persone, troppe, che continuano a fumare?
Per spiegarlo, risalgo molto indietro nel tempo. Alla fine degli anni Cinquanta, quando ero un quindicenne al ginnasio Terenzio Mariani di Pesaro e poco o nulla sapevo, i miei compagni di scuola cominciavano a fumare.
Io non lo facevo, poiché subivo in casa il fumo passivo il cui odore mi aveva, appunto, disgustato fin dai primi anni di vita.
 Ebbene, quando un coetaneo mi allungò una sigaretta, spingendomi e sfidandomi almeno a provare, dissi di no, che non ne avevo voglia. Venni deriso come poco uomo, poco grande, poco maturo. Per giunta ero bravo a scuola, soprattutto in greco e latino, le materie più importanti, e questo aggravò la situazione agli occhi dei critici canzonatóri. Ero anche un secchione. Ecco “dunque” perché non fumavo. Ma tenni duro poiché l’odore del fumo mi dava fastidio e continuai a non fumare tra motti di scherno che divennero anche politici quando diventarono di moda gli spinelli. Non ho mai voluto nemmeno provarli, “dunque”, ero diventato un fascista o per lo meno un borghese, un moderato, che all’epoca, siamo arrivati nel ’68, era una parola brutta. Ora è stata risemantizzata in positivo, ma al tempo era un’offesa.
Che cosa voglio dire con questo? Che molti fumatori sono diventati tali quasi senza volerlo: per seguire le pose degli altri, per non essere considerati diversi, per non venire emarginati.
Voglio sconsigliare la mimesi dei fumatori agli adolescenti e preadolescenti che con il volgere vorticoso delle stagioni ora potrebbero essere miei nipoti, dicendo loro che non fumare è prima di tutto un’affermazione di identità non gregaria, un segno di autonomia dal conformismo del gregge. In progresso di tempo si rivela anche un ottimo investimento sulla salute.
Oltre che a scuola, ero assai bravo nelle corse a piedi e, ancora di più, in bicicletta.
A dieci anni battevo i ventenni in salita e capita ancora che, sfidato a gareggiare, sulla Croara ad esempio, batta senza troppa fatica allievi ed ex allievi. Dal bivio dell’Arci alla cima ci metto una ventina di minuti. Quando qualcuno dei battuti prende la scusa del fatto che fuma, gli rispondo senza esitare: “allora vai al Cottolengo, o in un altro istituto per minorati, invece di venire a fare le corse con me”.
Quindi no al fumo, assolutamente no, nemmeno per finta. Talora si comincia per posa o per scherzo, e si rimane avvinghiati dalle spire dell’idra malefica.
Quando il fumare venne proibito nei locali pubblici, io e mia sorella Margherita che, ovviamente, come me aveva subito e sofferto  il fumo passivo in casa, esultammo: lo considerammo un segno di civiltà, di rispetto della salute e della libertà di coloro ai quali, come a noi, il fumo ripugna.
Ora il sindaco di San Lazzaro è andato più in là:  il Comune  ha messo al bando le sigarette nei principali spazi pubblici all’aperto. C’è  un’ordinanza che dal 30 marzo in poi  vieta di fumare nei parchi giochi e di buttare le cicche per strada.
Il primo cittadino, Macciantelli, ha detto:“vogliamo innalzare l’asticella del rispetto reciproco”.
Il rispetto è parola santa che va spiegata nel suo significato etimologico, quindi più vero[1], e forse non ancora abbastanza chiarito.
Respicio significa osservo: rispettare vuol dire osservare una persona senza brama di possederla, di dominarla, di sottometterla.
Senza imporle il fiato affumicato da drago bolso qual è il fumatore.
Il divieto di San Lazzaro ora si estende a diversi spazi della cittadina sul Savena: i portici, i parchi, i dehors, le pensiline, le soglie dei negozi. C’è chi è contrario, a partire dai commercianti che temono di scapitarci.
Credo che la loro prospettiva sia troppo ravvicinata. Mi fa pensare a quella dei pittori del primo Medioevo.  Si dovrebbe guardare più avanti.
Io approvo del tutto il divieto che però, non lo nego, può essere preso come un segno di manicheismo o di puritanesimo.
Obietto che il Lord Protector puritano Cromwell[2] fece chiudere i teatri durante la sua tirannide in Inghilterra, negando la parresia[3]  e danneggiando la cultura, mentre Macciantelli vuole proteggere  la salute e, come ha detto lui stesso, il rispetto. Fa bene. Mi viene in mente che nelle calde, aulenti sere estive dei rossi maggi, quando osservavo le ragazze gentili  che passeggiavano in piazza[4], talora mentre gioivo della serata attesa per mesi nel lugubre, lungo inverno padano, o sulla costa adriatica flagellata  dall’implacabile bora, la mia beatitudine veniva offuscata e inquinata da un soffio di vento  mischiato con il   fumo emesso da narici o da bocche che espiravano quel fiato dell’Orco.     
Per quanto riguarda le cicche, altrettanto giustamente bandite, ricordo con raccapriccio quelle che, gettate ancora accese sulla  spiaggia di Pesaro dove ovviamente giravo scalzo, mi bruciavano i piedi o la schiena se mi stendevo sulla rena. Adesso, solo vedere un portacenere con dei mozziconi pur spenti sopra un tavolo dove mi accingo a sedere, provoca in me un moto di disgusto: non posso fare a meno di cambiare tavolino o di spostare in altro luogo quella spazzatura infernale.
Dunque elogio senza riserve l’iniziativa del sindaco di San Lazzaro, tanto più perché ha detto che partirà da un lavoro educativo prima di passare a una graduale repressione.
Questo scritto è il mio contributo alla paideia, all’educazione del popolo della cittadina sul Savena che spero costituirà un esempio per Bologna e per altre città. Un valido paradigma di cura della salute, di rispetto, e di buon gusto che si oppone al disgusto. Con tanta compassione per i fumatori incalliti.
Dio li perdonerà perché non sanno il male che si fanno.
E’ giusto del resto impedire che lo facciano ad altri,  

Giovanni Ghiselli g.ghiselli@tin.it


[1] Etimologico è formato da e[tumo~, vero, e lovgo~, “parola”.
[2] Esercitò una dittatura personale dal 1653 al 1658.  Suo segretario fu John Milton,  autore di Il paradiso perduto (1667)  e puritano d'incrollabile fede
[3] Parrhsiva è una termine del greco classico che designa la “libertà di parola”, primo requisito ed emblema della democrazia
[4] Cfr. Carducci, Nella piazza di San Petronio, vv 16-17

1 commento:

  1. Voglio aggiungere, in qualità di guardia ecologica, che gettare mozziconi accesi provoca parte degli incendi che devastano l'estate italiana e che gettare le cicche è comunque un illecito punibile con 600 euro di multa, perché sono altamente inquinanti si samltiscono solo dopo molti anni!
    Odio il fumo ma rispetto chi fuma, tanto che condedo di farlo nel corridoio di casa mia, ovviamente in quantità moderata. Ecco, vorrei ricevere lo stesso rispetto da tanti fumatori...

    Maddalena

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