NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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martedì 29 novembre 2016

Twitter, CCLX. Epitaffio per Fidel. In suo onore

26 novembre 2016
Epitaffio per Fidel. In suo onore.


Mi dispiace che Fidel sia morto. E' stato comunque un personaggio molto significativo e capace di rovesciare un regime corrotto. Da noi non c'è verso.

Il regista Moore ha mostrato in un suo film che a Cuba le cure mediche erano gratuite ed efficaci. Anche l'altro servizio essenziale, la scuola, funzionava.

Una volta incontrai un giovane medico ospedaliero di Cuba. Mi disse che riteneva giusto lui, scapolo, guadagnare meno di un contadino con figli. Sentìi che aveva ragione. Da comunista e pure da cristiano.

Odisseo nell'Aiace di Sofocle dice che recare offesa a un morto, anche se è stato un nemico, è cosa volgare e ingiusta. Ora la feccia degli omuncoli festeggia la morte di un grande. La violenza a un morto è ancora più vile di quella inflitta alle donne.

A proposito d feccia nostrana e di violenza verbale inflitta alle donne, ho visto in televisione, ospiti della Gruber, due maschi che  schernivano la brava Sandra Bonsanti offendendola continuamente e straparlando a vanvera tutto il tempo. Due tali così insignificanti che invece di nominarli li definisco tipici rappresentanti dell'italiano ripetitore dei luoghi comuni via via di moda, e fedele,  nei secoli dei secoli, al padrone di turno. Per questo li invitano ai dibattiti televisivi.

In morte del Sì
Sul referendum: Matthaeus promittit sed quod ille dicit cupido suffragatori "in vento et rapida scribere oportet aqua"

Renzi è un molosso ( in prosodia tre lunghe) sesquipedale (di un piede e mezzo) come il nequiquam che lo rappresenta e significa "invano"


giovanni ghiselli


p.s.
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venerdì 25 novembre 2016

Twitter, CCLIX. Appello al voto per il No

Ancora per il NO allo snaturamento della nostra Costituzione

Le stelle di questo governo sono cadenti. Come le mode. Io sono originale in quanto so tornare alle origini. Contro la moda che è sorella della morte.

Nello sceneggiato sulla presunta eroina pesarese ustionata da un delinquente pazzo si vedono le ipocrisie, l'ignoranza e la disonestà della piccola borghesia di provincia.
La Capotondi del resto è bellina e pure brava.

Comunque vada il referendum, non ci sarà nessuna catastrofe. Questi nostri politici non sono persone tragiche, ma ridicolissime comparse venali, comprabili, comprate e vendute. Quasi tutti.
I "famosi" che si dichiarano per il sì sono parte della costellazione dei cadenti speranzosi in una mano da Renzi, Lo faranno cadere con loro.

Non si schierano quelli del “non si sa mai”. Solone puniva simili personaggi con l’atimìa, la privazione dei diritti civili.

Una ragione per votare No, tra le altre, è che invita a votare sì una rappresentante degli eterni nemici della cultura e del bello stile, una Pinotti dico.

L'obbligatorietà della vaccinazione puzza di nazismo C'è il rischio che in seguito ci obblighino ad altri interventi più invasivi. Dopo la vaccinazione dei sani, magari verrà imposta la lobotomia ai cervelli refrattari, poi la castrazione degli eterosessuali benedetti da Priapo e renitenti al Viagra che deve pur essere comprato, anche lui.
Questa mia posizione contro il vaccino obbligatorio può essere esagerata, pure sbagliata, data la mia incompetenza medica. Resto però dell'idea che non voglio comandare (archein) né essere comandato (archesthai). Rimango per giunta dell'idea che l'ottima terapia preventiva sia, anzi è, la ginnastica che è pure la migliore forma di cosmesi anzi l'unica. Di questo, senza essere medico, mi intendo, come so che l’odio fa male e l’amore fa bene. 

Renzi con le sue chiacchiere e le sue smorfie esclude una visione razionale della società, della politica e della storia. Tuttavia non lo odio, non gli voglio nemmeno male. Ma non lo voglio come segretario del PD cui sono ancora iscritto. Non so per quanto tempo, se non cambia verso e segretario. Molti come me.

La Serracchiani non lascia parlare altri che se stessa. Chi parla troppo non sopporta nessuno, neanche se stesso Nemmeno io sopporto tale genìa.

Pessima la violenza sulle donne. La biasimo non solo nel giorno comandato. Del resto è tutt'altro che ottima la violenza sui maschi. Questa non viene mai ricordata dai servi della moda, i ruffiani becchini.


giovanni ghiselli


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giovedì 24 novembre 2016

Filosofia e Poesia. Lezioni in Mediateca V

Talete

I capitolo (pagine 8-18)
Talete di Mileto.
L’acqua è la sostanza originaria. “Tutto è pieno di dèi” contro i luoghi comuni della volgarità pubblicitaria, il cui messaggio è: “dentro avete il vuoto e dovete riempirlo con i nostri prodotti”. Monoteismo e politeismo. Pasolini  e il pragmatismo privo di carità. Homo homini deus di Cecilio Stazio, homo sum di Terenzio e lupus est homo homini di Plauto (Asinaria). La ferocia dell’uomo contro l’uomo nasce dall’idolatria del denaro. L’ homo sum humani nil a me alienum puto invece deriva dalla curiosità e dalla premura per il prossimo. La curiosità si associa spesso alla meraviglia. Odisseo, poluvtropo~, versutus, “versatile”, è uomo avido di conoscenza che gli è più cara del ritorno in patria e della moglie. Tale avidità è tipica delle persone curiose (Cicerone). Apuleio e il suo “curioso” Lucio collegato a Odisseo, personaggio fondante dell’amore del sapere e della sapienza.
Filosofia e poesia sono dunque connesse, ma il deinov~ Socrate denuncia “l’antica ruggine” tra poeti e filosofi. I poeti sono spesso portavoce di una Musa drogata (Platone) e i filosofi sono morti di fame (Filemone di Zenone). Socrate non ama la poesia e non prova interesse per la natura che spesso i poeti indugiano a descrivere.  La natura diverrà il paradiso perduto dell’uomo disgustato dalla civilizzazione ma non suscita l’interesse di Socrate (Fedro) che Nietzsche considera un padre della decadenza in quanto ostile all’istinto. Razionalità contro istinto. L’attitudine antitragica del maestro di Platone. Il dialogo platonico è il modello del romanzo dove la poesia è ancilla della filosofia.

Erodoto (I, 74) ricorda che Talete predisse  l’eclissi del 585.
Probabilmente conosceva la scienza astronomica dei Babilonesi, date le relazioni culturali tra Mileto e i Babilonesi tramite la Lidia. Probabilmente non scrisse nulla.
 La filosofia dunque in origine non era separata neppure dalla scienza.
Aristotele nella Metafisica (I, 3, 983b) ricorda Talete come l’iniziatore (ajrchgov~) della filosofia, una filosofia fondata solo su princìpi fisici o materiali. Talete e i suoi successori di Mileto (Anassimandro, Senofane,  Anassimene[1] e Diogene di Apollonia[2]) sono designati quali fusikoiv, autori di una filosofia diversa dalla mitologia dei filosofi-poeti.
Platone nel Teeteto (174a)  racconta che un giorno Talete, tutto dedito alla contemplazione delle stelle, cadde in un pozzo e venne canzonato da una servetta tracia. Tuttavia non mancava di senso pratico, come si vede nell’episodio[3] dei frantoi presi poi dati in affitto. Aveva previsto, in base alla posizione degli astri, una grande produzione di olive.
Questo primo filosofo  riteneva che l’acqua fosse il principio di base, la sostanza originaria[4] (ajrch;n de; tw`n stoiceivwn to; udwr), e credette che tutto fosse pieno di dèi:"Qalh'" wj/hvqh pavnta plhvrh qew'n ei\nai"[5]. Il popolo greco "nella vita della natura avvertiva la presenza della divinità"[6].  Di Talete anche il gnw`qi sautovn.
Nel Faust II di Goethe, il personaggio Talete dice: “Alles ist aus dem Wasser entsprugen![7], tutto è scaturito dall’acqua.
Quindi ringrazia Oceano:”Sei tu che alimenti la vita più limpida!

Oggi il popolo, incatenato nella caverna (platonica) delle apparenze vede e sente prima di tutto, spesso esclusivamente, quello che gli mostra la pubblicità. Questa, il cui messaggio è: “dentro avete il vuoto e dovete riempirlo con i nostri prodotti", cerca di togliere ogni dubbio, ogni stupore e meraviglia, ogni spirito critico e volontà di conoscere, attraverso la ripetitività ossessiva di luoghi comuni basati sull’avidità di lucro. Vuole inculcare una sola certezza: che siamo su questa terra per consumare i brutti prodotti di un’ industria ignara del buono (ajgaqovn), del bello (kalovn) e attenta solo all’utile (sumfevron) e alla dovxa che tiene nascosta, e quindi nega, l'ajlhvqeia (il non nascosto, la non latenza). 
E’ il pragmatismo privo di carità. Sentiamo ancora Pasolini:"L'interpretazione puramente pragmatica (senza Carità) delle azioni umane deriva dunque in conclusione da questa assenza di cultura: o perlomeno da questa cultura puramente formale e pratica"[8].

La pubblicità dunque non consente il dubbio.

Lode del dubbio
Il dubbio non va eliminato come deleterio, anzi:"Togli il dubbio, il dubbio su me stesso, sulla mia identità, sul mio sapere, e non mi resterà che il già fatto e il già detto"[9].
Leopardi cita Cartesio a proposito della necessità del dubbio: “Le verità contenute nel mio sistema non saranno certo ricevute generalmente, perché gli uomini sono avvezzi a pensare altrimenti, e al contrario, né si trovano molti che seguono il precetto di Cartesio: l’amico della verità debbe una volta in sua vita dubitar di tutto. Precetto fondamentale per li progressi dello spirito umano. Ma se le verità ch’io stabilisco avranno la fortuna di essere ripetute, e gli animi vi si avvezzeranno, esse saranno credute, non tanto perché sien vere, quanto per l’assuefazione”[10].

“Lo sviluppo dell’intelligenza generale richiede di legare il suo esercizio al dubbio[11], lievito di ogni attività critica…Comporta anche quell’intelligenza che i Greci chiamano métis[12], “insieme di attitudini mentali…che combinano l’intuizione, la sagacia, la previsione, l’elasticità mentale, la capacità di cavarsela, l’attenzione vigile, il senso dell’opportunità… “Unico punto pressochè certo nel naufragio (delle antiche certezze assolute): il punto interrogativo”, ci dice il poeta Salah Stétié”[13].
C’è una poesia di B. Brecht che costituisce un inno in lode del dubbio: “Sia lode al dubbio!...Oh bello lo scuoter del capo/su verità incontestabili!/Oh il coraggioso medico che cura/l’ammalato senza speranza!...Sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai…Tu, tu che sei una guida, non dimenticare/che tale sei, perché hai dubitato/delle guide! E dunque a chi è guidato/permetti il dubbio!”[14]
La Lettera a un bambino mai nato  della Fallaci è dedicata “A chi non teme il dubbio/a chi si chiede i perché/senza stancarsi e a costo di soffrire di morire”.
Concludo questa lode del dubbio con Leopardi: “Piccolissimo è quello spirito che non è capace o è difficile al dubbio”[15].


continua


[1]  585-524. Considera come principio primo l’aria
[2] Principio primo è l’aria dotata di intelligenza.
[3] Raccontato da Aristotele, Politica 1259°.
[4] Seneca qualifica come inepta l’opinione di Talete (Natutales Quaestiones  III, 14.
[5] Aristotele, Sull'anima, 411a 8.
[6] M. Pohlenz, L'uomo greco, p. 545.
[7] Notte di Valpurga classica
[8] Scritti corsari , p. 49.
[9] M. Cacciari, "L'espresso", 6 gennaio 2005, p. 69.
[10] Zibaldone, 1720.
[11] Montaigne che cita Dante: “Che, non men che saver, dubbiar m’aggrata”, Divina Commedia, Inferno XI, v. 93.
[12] M.Detienne, J.-P. Vernant, Le astuzie dell’intelligenza nell’antica Grecia, tr. It. Laterza, Roma-Bari 1984.
[13] E. Morin, La testa ben fatta, pp. 16-17 e 55.
[14] B. Brecht (1898-1956), Lode del dubbio.
[15] Zibaldone, 1392.

lunedì 21 novembre 2016

Twitter, CCXLVIII. Il referendum prossimo

20 novembre. Il referendum prossimo

Cretinismo dei politici è mostrare cose e situazioni in maniera dogmatica invece che problematica come fanno p. s. Euripide o Shakespeare

Nell'Inghilterra del Cinquecento a trembling contribute toglieva ai sudditi sixth part of each (Enrico VIII, Shakespeare-Fletcher, I, 2), un sesto. Ora, con ben altra tassazione, alcuni prima tremano, poi si suicidano

La vittoria del Sì rinforzerebbe il potere dei buggeroni, oscurerebbe per sempre i non raccomandati, annienterebbe la democrazia e il merito di quelli davvero buoni, bravi e belli.
Per fortuna gli dei Eros e Priapo sono ancora meritocratici. La capacità amatoria non è simulabile, almeno da parte dell’uomo.

Una prece: ti prego, Matteo Renzi, ciunque tu sia - quisquis es - , o salvatore della patria o grande buggerone, libera nos a loquacitate tua

Della tua giovinezza, bellezza e intelligenza che appaiono sovrumane, Matteo, hai fatto il tuo cavallo di battaglia. Ma agli sfortunati molti, stupidini, bruttini e poverelli che ne viene?
Un consiglio ai due Mattei: la vostra loquacità torrenziale annacqua il pathos; le pause attoriali imbrigliano lo slancio inceppando la corsa per niente olimpica che state correndo
L'angelica Maria Elena Boschi, se perderà il referendum, assomiglierà à una fille qui a perdu son honneur.

Per cambiare verso dobbiamo chiederci con Edipo: qual è il verso della sciagura? (tis o tropos tes xumforas; Sofocle, Edipo re 99). Qualunque esso sia, dobbiamo cacciare il miasma. Intanto votiamo no, poi smacchieremo gli altri miasmata (è solo il plurale di mivasma che significa appunto “macchia”, “contaminazione”

L'appello per il sì è firmato da un'accozzaglia di alcuni opportunisti, avvantaggiati pochi, ingrassati troppo dalla greppia statale, cioè dalle nostre tasse. Attori e registi mediocri, cantanti invecchiati, giullari inverecondamente ruffiani. Costoro ricavano dal regime prebende per lo più immeritate. Noi, svantaggiati molti. Dobbiamo votare NO.

giovanni ghiselli, il poverello di Pesaro senza denaro, né potere, né visibilità alcuna tranne questa del blog. Eppure condivido la letizia dell’altro poverello, quello di Assisi, Imitator Christi, non senza del resto la volontà confutatoria dell’ingiustizia del mio epomìnimo: l’onesto Giovanni, il Battista, Praecursor Christi.  

Domani alle 18, nella biblioteca Ginzburg di Bologna, parlerò del IV canto dell’Eneide, mostrando la spietatezza del “pius Aeneas” detto così dal panegirista di Augusto, del resto molto bravo a scrivere.
 Intanto il mio blog, grazie al residuo di democrazia rimasto che Dio non me lo tolga, è arrivato a 426635 letture.



Queste sono, per ora (17, 12), le letture di oggi (20 novembre 2016)
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Nuova Zelanda
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India
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Tanti saluti

giovedì 17 novembre 2016

Filosofia e Poesia. Lezioni in Mediateca IV


La storiografia, a sua volta, come ha rilevato Giambattista Vico, nasce dalla poesia.
"La storia romana si cominciò a scrivere da' poeti", scrive, e inoltre, utilizzando un passo di Strabone (I, 2, 6) sulla continuità tra l'epica ed Ecateo: "prima d'Erodoto, anzi prima d'Ecateo milesio, tutta la storia de' popoli della Grecia essere stata scritta da' lor poeti"[1]. Per la Grecia si pensi a Omero, a Tirteo, a Solone; per i Romani a Nevio ed Ennio.  
Un giudizio  apprezzato anche da Pavese: "Ciò che si trova di grande in Vico - oltre il noto - è quel carnale senso che la poesia nasce da tutta la vita storica; inseparabile da religione, politica, economia; "popolarescamente" vissuta da tutto un popolo prima di diventare mito stilizzato, forma mentale di tutta una cultura"[2].

Erodoto non esclude il mito dalla sua storia ricca di racconti fiabeschi; nemmeno Tito Livio il quale nella Praefatio (11) celebra il passato remoto come il tempo della grandezza: "nulla umquam res publica nec maior nec sanctior nec bonis exemplis ditior fuit ", mai nessuno Stato fu più grande né più virtuoso né più ricco di buoni esempi. 
Lo storiografo di Padova  preferisce i fatti antichi al punto che, nel raccontarli, il suo animo diviene, misteriosamente, antico:"Ceterum et mihi vetustas res scribenti nescio quo pacto anticus fit animus "(XLIII, 13, 2).
I poeti del resto hanno continuato a scrivere di storia e di politica anche dopo la nascita della storiografia. 
Ricordo la praetextae, tragedie romane nazionali, le quali drammatizzano fatti storici, come, per esempio, il Brutus del pesarese Lucio Accio, vissuto tra il 170 e il 90 o l’Ambracia di Ennio che celebrò la spedizione  vittoriosa di Marco Fulvio Nobiliore contro gli Etòli di Ambracia, sconfitti dopo un lungo assedio (189 a. C.). Echi di questo fatto militare possono trovarsi anche nell’Amphitruo di Plauto.
La storiografia - sostiene Diodoro - oltre ad essere profh'ti" th'" ajlhqeiva" è anche "madrepatria della filosofia (mhtrovpoli" th'" filosofiva")".

Diodoro aggiunge che bisogna supporre (uJpolhptevon) che la storia abbia il potere di attrezzare i caratteri per la kalokajgaqiva. La storia ha immortalato le qualità degli eroi.

 La  “storia monumentale” di Plutarco fornisce modelli e contromodelli


 La meraviglia favorisce l'apprendimento, in quanto tiene desta  l'attenzione. 
Anche il giovane scolaro prova un interesse maggiore per il maestro se questo è capace di suscitare il suo stupore colpendone la sfera emotiva. 
Insomma: la cultura non può ridursi a formule; essa è fatta di idee e anche di emotività.
 Allora, per suscitare stupore, diamo spazio all’inopinato, riportando il giudizio  sui filosofi, di Musil uno scrittore grande e autorevole che suscita meraviglia per quanto è malevolo: “Egli non era un filosofo. I filosofi sono dei violenti che non dispongono di un esercito e perciò si impadroniscono del mondo rinchiudendolo in un sistema”[3].

Leopardi sostiene addirittura che la filosofia causò la fine della grandezza di Roma: “Or bene che giovò a Roma la diffusione, l’introduzione della virtù filosofica, e per principii? La distruzione della virtù operativa ed efficace, e quindi della grandezza di Roma (11 Dicembre 1821)”[4].
Ma forse è vero piuttosto che l’epoca moderna è troppo vecchia e disincantata per provare alcuna forma di meraviglia e di incanto: “I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto”[5].

Secondo Nietzsche la filosofia è nociva solo agli infermi.
“Se mai essa si è manifestata soccorrevole, salvifera, preservatrice, è stato tra i sani, i malati li ha certamente resi ancora più malati”[6].
Si può pensare all’epigrafe funeraria dettata da Trimalchione il  quale, dopo il testamento, dà disposizioni al lapidarius Abinna per il proprio monumento funebre che deve essere, come per Seneca , l'immagine della sua vita, un'immagine capovolta rispetto a quella del filosofo. 
La vicenda terrena di Trimalchione viene riassunta in questa inscriptio satis idonea, iscrizione abbastanza adatta :"C. Pompeius Trimalchio Maecenetianus hic requiescit. huic seviratus absenti decretus est. cum posset in omnibus decuriis Romae esse, tamen noluit. pius, fortis, fidelis, ex parvo crevit, sestertium reliquit trecenties, nec umquam philosophum audivit. vale: et tu"( 71, 12), Caio Pompeo Trimalchione Mecenaziano, qui riposa. Gli fu decretato l'incarico di seviro in sua assenza. Pur potendo essere a Roma in tutte le decurie, non volle. Pio, forte, fedele, venne su dal nulla, lasciò trenta milioni di sesterzi, e non ascoltò mai un filosofo. Stai bene: anche tu. 

Torniamo a Nietzsche. Altrettanto benefica, per i sani, è la poesia  che del resto non esclude la visione dell’orrore e dell’assurdità dell’esistenza, ma la presuppone. La sanità è un risanamento operato dalle potenze artistiche dell’apollineo e del dionisiaco. Nietzsche ha scoperto dietro il volto olimpico “quell’ orribile miscuglio di voluttà e crudeltà”[7] che è il dionisiaco barbarico. 
“Con il coro trova consolazione il Greco profondo, dotato in modo unico per la sofferenza più delicata e più aspra, che ha contemplato con sguardo tagliente il terribile processo di distruzione della cosiddetta storia universale, come pure la crudeltà della natura, e corre il pericolo di anelare a una buddistica negazione della volontà. Lo salva l’arte, e mediante l’arte lo salva a sé la vita…In questo senso l’uomo dionisiaco assomiglia ad Amleto: entrambi hanno gettato una volta uno sguardo vero nell’essenza delle cose, hanno conosciuto, e provano nausea di fronte all’agire; giacché la loro azione non può mutare nulla nell’essenza eterna delle cose, ed essi sentono come ridicolo o infame che si pretenda da loro che rimettano in sesto il mondo che è fuori dai cardini [8]. La conoscenza uccide l'azione, per agire occorre essere avvolti nell'illusione"[9].
L'arte però ci salva dalla negazione della volontà:"Ed ecco, in questo estremo pericolo della volontà, si avvicina, come maga che salva e risana, l'arte; soltanto lei è capace di volgere quei pensieri di disgusto per l’atrocità o l’assurdità dell’esistenza in rappresentazioni con cui si possa vivere: queste sono il sublime come repressione artistica dell’atrocità e il comico come sfogo artistico del disgusto per l’assurdo. Il coro dei satiri del ditirambo, ecco l'azione salvatrice dell'arte greca "[10].    


continua


[1] La Scienza Nuova , Pruove filologiche, III e VIII.
[2] Il mestiere di vivere , 30 agosto 1938.
[3] Musil, L’uomo senza qualità, p.243.
[4] Zibaldone, 2246.
[5] Leopardi, Zibaldone, 527.
[6] La filosofia nell’età tragica dei greci, p. 35.
[7] La nascita della tragedia, p. 28.
[8] "The time is out of joint" (Amleto, I, 5),  il tempo si è disarticolato, dice il principe di Danimarca dopo avere visto e sentito lo spettro del padre che chiede vendetta del turpe e snaturato assassinio Così pure il mondo del Thyestes di Seneca è uscito dai cardini. Il retrocedere del sole suggerisce  queste parole al quarto coro atterrito:"Nos e tanto visi populo/digni, premeret quos everso/cardine mundus;/in nos aetas ultima venit./O nos dura sorte creatos,/seu perdidimus solem miseri,/sive expulimus!" (vv. 876-882), noi tra tanta gente siamo sembrati degni di essere schiacciati dal mondo dopo il rovescio dei cardini; l'ultima era è arrivata su di noi. O creati con dura sorte, sia che abbiamo perduto il sole, disgraziati, sia che l'abbiamo cacciato (ndr). 
[9] La nascita della tragedia, p. 55.
[10] La nascita della tragedia, p. 56.

lunedì 14 novembre 2016

Twitter, CCXLVII. Ancora su Trump, la Clinton e il loro lacchè

Sanders
Ancora su Trump, la Clinton e il loro lacchè


C'è una speciale provvidenza anche nel ciuffo di Trump. Da dove avrà tratto tutto quel pelame l'anziano satiro? Non oso nemmeno pensarlo.

Nella giovinezza del secolo (scorso) venne Hillary la tigre. Ma in questo millennio il ruggito è diventato un singhiozzo.

Trump farà come Memmio l'irrumator praetor di Catullo, oppure ci porterà Fides et Pax, Honor Pudorque priscus, Virtus et beata pleno Copia cornu?

Sgarbi di solito è poco simpatico ma l’altro giorno mi è piaciuto quando ha detto: la Clinton è stata una criminale di guerra; riguardo a Trump vedremo. Io intanto vorrei sapere da dove ha spiluccato i peli del ciuffo.

Io, ripeto, avrei votato Sanders, ma non approvo, anzi condanno manifestazioni contrarie alla scelta dei cittadini i quali, votando liberamente, hanno eletto a maggioranza il candidato, per giunta quello non peggiore, tra i due rimasti in gara. Oltre tutto lo hanno scelto contro la volontà dai poteri forti che vogliono schiacciare il popolo, e anche contro la pesante pressione dei media. Quelle persone in rivolta dicono no alla democrazia, prima ancora che a Trump.

14 novembre: oggi compio gli anni: non pochi per una rapida, precipitosa vita mortale. In tutti questi diversi decenni non ho mai visto un Papa migliore di Bergoglio né un istrione più sfacciato e ridicolo di Renzi. Come il vero servo di ogni padrone, costui è saltato dal carro Clinton-Obama su quello del nuovo vincitore appena è stato eletto.

 Renzi, appena Trump è stato eletto presidente degli USA, ha baciato il ciuffo del vecchio anziano, abbandonando sine pietate il crine vipereo dell'anziana Megera.

Se non facesse parte del rito, gridare esibendo tale ciuffo spiluccato chissà da dove sarebbe impudico, ma Trump segue il corteo di Dioniso il dio dell'evoè e non può sussurrare degli amen pieni di compunzione.


giovanni ghiselli

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Queste sono le letture di oggi
Stati Uniti
212
Italia
91
Cina
9
Germania
4
India
4
Portogallo
3
Australia
2
Irlanda
2
Paesi Bassi
2
Serbia
2


sabato 12 novembre 2016

Filosofia e Poesia. Lezioni in Mediateca III


Corso che tengo ogni giovedì nella Mediateca di San Lazzaro.


La quintessenza della mia relazione è che dobbiamo vivere e agire in modo naturale. Il consiglio di fondo che danno i nostri auctores è quello di seguire la natura :“quam si sequemur ducem, numquam aberrabimus”, “se la seguiremo  come guida non ci svieremo mai”. Se preferite, ciascuno segua e non tradisca la propria natura. Insomma:” diventa dunque quello che sei!” .
Non possiamo ignorare che ogni persona ha un suo genio e che nessuno può riuscire bene se agisce in contrasto con il proprio demone: "nihil decet invita Minerva, ut aiunt, id est adversante et repugnante natura", nulla si addice contro il volere di Minerva, come dicono, cioè con l'opposizione e la riluttanza della natura. Quindi ciascun giovane dovrebbe essere aiutato a trovare e valorizzare la propria natura originale: "id enim maxime quemque decet, quod est cuiusque maxime suum", a ciascuno infatti soprattutto si addice quello che è soprattutto suo. 
“Ma ecco, non bisogna essere come gli altri”. suggerisce Alioscia Karamazov allo studente Kolia. “Continuate, dunque, a essere diverso dagli altri;  anche se doveste rimanere solo, continuate lo stesso”. L'uomo formato sui classici non può accontentarsi di un'identità gregaria.

Il percorso è articolato in 13 sezioni che vanno da una introduzione, sul significato della filosofia, ai presocratici o preplatonici, a Platone e Aristotele,  alle filosofie ellenistiche. 
Vengono messi in rilievo i nessi con la letteratura, in particolare  la tragedia, e con la storiografia greca. Sono presenti sopra tutti i Greci, ma non mancano i Latini e, pur solo sporadicamente, compaiono anche alcuni moderni ( Dante, G. B. Vico, Leopardi, Dostoevskij, Nietzsche,  T. Mann e altri) e si aggiunge qualche riflessione sull’attualità. La lunga chiacchierata dunque sarà un poco desultoria, come le scientia di Apuleio. Non priva di un filo logico del resto.
Allora auditores intendite, laetabimini. Parlerò per un’ora e mezzo, poi risponderò alle domande dettate dalla curiosità, dai pensieri e dai dubbi che spero di suscitare. Preferisco i dubbi agli applausi.

Introduzione ( pagine 2- 7). 
Filosofia e poesia nascono dalla meraviglia. La storia romana si cominciò a scrivere dai poeti (G. B. Vico). La storiografia è madrepatria della filosofia (Diodoro Siculo, Biblioteca storica).
Anche l’amore nasce dalla meraviglia (T. Mann). 

 La Meraviglia e la curiosità quali stimoli necessari all’amore della conoscenza e della sapienza. Dal meravigliarsi (qaumavzein) nascono la filosofia (Platone, Teeteto; Aristotele, Metafisica) e la poesia  che è madre della storia. Il filovsofo~, precisa Aristotele, è pure filovmuqo~: infatti il mito è composto di elementi che suscitano meraviglia. La filosofia è resa attuabile anche dall’agiatezza. Aristotele Metafisica e Isocrate Areopagitico.
 T. Mann (Giuseppe in Egitto) e Natoli: nella meraviglia gli occhi si aprono. La meraviglia allora è funzionale anche all’amore.
 Pascoli e la poetica del fanciullino.
 La storiografia nasce dalla poesia (G. B. Vico. Erodoto e il mito.  Tito Livio e l’animo che si fa antico). Le fabulae praetextae. 
 La storiografia secondo Diodoro è la madre patria della filosofia e attrezza i caratteri per la kalokajgaqiva.
  La meraviglia dell’inopinato favorisce l’attenzione e l’apprendimento.  Giudizi inopinati e malevoli di Musil e di Leopardi sui filosofi. Filosofia e poesia in Nietzsche: fanno bene ai sani, male ai malati. L’arte ci salva dalla negazione della volontà: redime l’atroce in sublime e l’assurdo in comico.

Il pensiero greco ha un versante mitico-religioso e uno scientifico. Per  questo mio percorso utilizzerò non solo i filosofi ma anche i poeti e gli storiografi.
 Principio di ogni filosofia è il meravigliarsi, afferma Platone e dal fatto che il giovane Teeteto si meraviglia, deduce la sua attitudine alla filosofia. 
Aristotele  sostiene che gli uomini hanno cominciato a fare filosofia, sia ora sia in origine, a causa della meraviglia: "dia; ga;r to; qaumavzein oiJ a[nqrwpoi kai; nu'n kai; to; prw'ton h[rxanto filosofei'n". Dallo qaumavzein  non nasce solo la filosofia ma anche la poesia e tutta la cultura. Aristotele precisa che il filovsofo~ è anche filovmuqo~ poiché il mito è composto da cose che suscitano meraviglia oJ ga;r mu'qo~ suvgkeitai ejk qaumasivwn (Metafisica, 982b). 
 Aristotele del resto afferma pure che la filosofia fu resa possibile dell’agiatezza di cui l’uomo dispone ( Metafisica 982 b)  “Sostanzialmente il suo ragionamento è di ordine economico, fondato su quella che potremmo definire una teoria del “plus-valore”, disponibile all’uso da parte di una classe agiata”
Isocrate, cui sta a cuore la classe abbiente, nell’Areopagitico del 356 ricorda con rimpianto che nel tempo dei pieni poteri dell’Areopago I più poveri venivano indirizzati all'agricoltura e al commercio:" ejpi; ta;" gewrgiva" kai; ta;" ejmporiva"" (44). Gli abbienti invece si dedicavano alla ginnastica, all’ ippica, alla caccia, e alla filosofia.
Conseguenza di questa concezione è ritenere giusto che il mondo si divida tra agiati e diseredati.
Anche il Liceo di Aristotele, come la scuola di Isocrate,  era in grado di sussistere solo in rapporto ad una classe agiata che poteva pagare. Questo suscitava risentimento popolare
Filosofia e poesia sono due sorelle, entrambe figlie della meraviglia: nel primo Stasimo del Filottete di Sofocle il Coro di marinai dice di essere preso da stupore (qau'ma m j e[cei, v. 687) davanti all'uomo abbandonato nell'isola deserta e si chiede: “come sostenne una vita piena di lacrime udendo in solitudine l'assalto dei flutti da tutte le parti?”.
“Nella meraviglia gli occhi si aprono”. 
Sono proprio queste le parole che Mann in Giuseppe in Egitto usa per descrivere lo scatenarsi della passione amorosa di Mut per Giuseppe… Non a caso Mann intitola il capitolo 5 del romanzo “La colpita”. Nella traduzione che ho io , il capitolo è il sesto ed è intitolato “La toccata”. La seconda sezione delle otto in cui si divide il capitolo, ha il titolo “Gli occhi si aprono”. La meraviglia allora è funzionale anche all’amore.

Ricordo anche la poetica di Pascoli il quale teorizza la sussistenza nell'adulto consumato e arrugginito del fanciullino-poeta, capace di meravigliarsi,:"Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello…Il poeta, e quando è veramente poeta, cioè tale che significhi solo ciò che il fanciullo detta dentro, riesce ispiratore di buoni e civili costumi, d’amor patrio familiare e umano" (Il fanciullino,1902).

Filosofia, poesia e amore nascono dunque dalla meraviglia.


continua

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1. Cicerone, De officiis, I, 100
2. gevnoio oi|o~ ejssiv" (Pindaro, Pitica II  v. 72).
3. Cicerone, De officiis, I, 110.
4. Cicerone, De officiis, I, 113.
5. Quello che rifiutava i classici. Evidentemente glieli facevano male.
6. F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, p. 668.  Ho citato questo romanzo almeno dieci volte, tante quante l’Odissea, o quasi. Mi conforta in questa scelta l’amico Piero Boitani: “Per il mio compleanno, sul finire di quell’anno 1’anno 1968… mi feci regalare da una coppia di amici l’Odissea greca nell’edizione oxoniense dell’Allen: la conservo ancora, naturalmente, con il loro biglietto di auguri per segnalibro. Da allora, e per almeno dieci anni, ho riletto il poema, nell’originale e in traduzione italiana o inglese, ogni anno: insieme ai Fratelli Karamazov, era il mio libro-e lo è rimasto” (P. Boitani, L’ombra di Ulisse, p. 45). 
7. Cfr. Metamorfosi, I, 1.
8. Cfr Apuleio, Metamorfosi, I, 1.
9. Teeteto, 155d.
10. Metafisica , 982b.
11. Havelock, Alle origini della filosofia greca. Una revisione storica, p. 96.
12. S. Natoli, Parole della filosofia, p. 11.
13. Oscar Mondadori, 2006.

mercoledì 9 novembre 2016

10 novembre. La notte di Trump

La competizione elettorale americana ora per ora


9 novembre ore 1,31
I servi della televisione negano ogni segno di vittoria di Trump.
E a quest'ora tali preannunci non sono pochi.
Se invece dovesse vincere la Clinton, sarebbe una vittoria di Pirro.
Un’altra di tali vittorie e siamo spacciati

Ore 4
ll popolo sovrano ha una forza superiore a quella dei poteri detti forti e qualche volta la usa.
Sono contento per la sconfitta già evidente di tali poteri, dei loro portavoce e dei loro servi

Ore 10
Sono contento più per la sconfitta conclamata della menade e dell'apparato che la sosteneva che per la vittoria del satiro anziano. Un'impresa titanica comunque.
Questo tifo per la menade già piena di anni e di malefatte mi ha reso simpatico il suo avversario pur tutt'altro che immacolato.
Ho vegliato fino alle quattro, molto interessato alla gara veramente olimpica, L'anziano satiro aveva  contro tutti i portavoce servi dell'apparato, in Italia come negli USA
Patetica la Boschi che con vocina da angioletto sosteneva che solo una brava, bella e ottima donna come la Clinton poteva e doveva vincere. Intanto Trump era stabilmente in testa. Ma forse i servi si aspettavano brogli elettorali nell’ultima ora.
La trasmissione più asservita era “Linea notte”: mentre Trump era in testa negli Stati chiave votato dai poveri scontenti di un potere che li maltratta da sempre, Mannoni e i suoi complici nella menzogna sostenevano che quei voti non contavano niente poiché stava vincendo comunque la brava signora schiettamente democratica. Costoro invece contavano probabilmente sui brogli dell’ultima ora.
Il più dignitoso e obiettivo è stato Mentana che aveva invitato persone di opinioni varie e non si affannava a negare i successi di Trump

In Italia
Mi è piaciuto Bersani: "sono fuori loro e io voto NO".
 Anche io voto NO e resto dentro il partito finché ci sono persone come Bersani, Speranza e pochi altri siffatti. Ma aumenteranno. La confitta della Clinton è anche una sdentata per i dentoni e ganascioni nostrani. Dico Renzi la Boschi, il sindaco di Firenze e compagnia bella.
Quelli della Leopolda sono già fuori, loro sì, dal grande partito comunista di Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer. Approvo  Bersani che denuncia la tendenza destrorsa del governo e capisce che se non viriamo a sinistra, vincerà anche da noi un Trump o uno peggiore di lui, molto peggiore come la Clinton


giovanni ghiselli

p. s. io avrei votato Sanders. Se fosse passato alle primarie avrebbe vinto raccogliendo molti dei voti di protesta che sono andati, per forza, a Trump

lunedì 7 novembre 2016

Twitter, CCXLVI. Le elezioni americane e le nostre


Le elezioni americane e le nostre


Ora che la vittoria della Clinton è diventata insicura, il prode Rampini comincia a criticarne la gestione. Anzi, forse anzi è un segno che la rabbiosa moglie perderà.

In certi dibattiti televisivi gli ospiti parlano tutti insieme, Come quando nei manicomi si organizzavano passatempi per gli idioti e i pazzi.

Depone a favore di Trump il fatto che l'ipotesi di una sua vittoria spaventa borse e banche.

La Giustizia e l'Uguaglianza devono rimanere politiche, ossia non possono uscire dalla Costituzione della Polis. Vota NO.

Remissa sunt peccata mea multa quoniam dilexi multum.
Giovanni peccator dunque, perdonato, è diventato diventato gianni il poverello di Pesaro.

I servi del regime vano al pascolo, poi alle greppie, sempre spinti dalle frustate dell’ignominia (cfr. pa'n eJrpeto;n plhgh' nevmetai di Eraclito)

Procedo metodicamente alla creazione come il fuoco artista e non sono asservito a nessuno.
Il mio blog ha superato le 420 mila letture e la media di 306 al giorno dal febbraio del 2013.

Fanno guerre e vogliono lavare il sangue con il sangue come se uno volesse ripulirsi dal fango gettandosi nel fango (cfr. Eraclito fr. 121Diano). Lo stesso fanno i nostri bravi duci con i debiti. Tanto li pagheranno i “putridi nepoti”.

Gli anziani irriducibili Trump-Clinton, i giovani gagliardi Renzi-Boschi: maschi e femmine che reclamano il voto dei cittadini con provocazioni da bettola e da manicomio.
Anziani irriducibili e giovani arditi, comunque tutti e quattro ridicoli e, seppure buffi, piuttosto inameni che ameni.
Sulle guance del maschio predionisiaco Trump appaiono perfino rosee, risibili fossette sibaritiche.
Il colorito del ciuffo è omóchroos, di uguale colore.
 La Clinton è invece l’Erinni gonfia di furia, o la Menade offesa da uno dei tanti mariti scimuniti che girano per il mondo, inutili pesi sulla terra.
Trump e la Clinton corrispondono alla fase predionisiaca della cultura: orrendo miscuglio di voluttà e crudeltà. Io sono per l'apollineo e per il dionisiaco artistico, parole e musica della tragedia greca e del melodramma.
Alla Leopolda oggi (6 novembre) Renzi ha parlato di svolta impressa da lui, dalle sue meravigliose res gestae, ma la storia è un cerchio che consta solo di svolte: l'eternità è tutta una svolta. Gli untorelli come lui sono al massimo mosche posate sul cocchio per un poco. Poi volano sugli escrementi dei cavalli.


gianni (il poverello di Pesaro)