Corso che tengo ogni giovedì nella Mediateca di San Lazzaro.
La quintessenza della mia relazione è che dobbiamo vivere e agire in modo naturale. Il consiglio di fondo che danno i nostri auctores è quello di seguire la natura :“quam si sequemur ducem, numquam aberrabimus”, “se la seguiremo come guida non ci svieremo mai”. Se preferite, ciascuno segua e non tradisca la propria natura. Insomma:” diventa dunque quello che sei!” .
Non possiamo ignorare che ogni persona ha un suo genio e che nessuno può riuscire bene se agisce in contrasto con il proprio demone: "nihil decet invita Minerva, ut aiunt, id est adversante et repugnante natura", nulla si addice contro il volere di Minerva, come dicono, cioè con l'opposizione e la riluttanza della natura. Quindi ciascun giovane dovrebbe essere aiutato a trovare e valorizzare la propria natura originale: "id enim maxime quemque decet, quod est cuiusque maxime suum", a ciascuno infatti soprattutto si addice quello che è soprattutto suo.
“Ma ecco, non bisogna essere come gli altri”. suggerisce Alioscia Karamazov allo studente Kolia. “Continuate, dunque, a essere diverso dagli altri; anche se doveste rimanere solo, continuate lo stesso”. L'uomo formato sui classici non può accontentarsi di un'identità gregaria.
Il percorso è articolato in 13 sezioni che vanno da una introduzione, sul significato della filosofia, ai presocratici o preplatonici, a Platone e Aristotele, alle filosofie ellenistiche.
Vengono messi in rilievo i nessi con la letteratura, in particolare la tragedia, e con la storiografia greca. Sono presenti sopra tutti i Greci, ma non mancano i Latini e, pur solo sporadicamente, compaiono anche alcuni moderni ( Dante, G. B. Vico, Leopardi, Dostoevskij, Nietzsche, T. Mann e altri) e si aggiunge qualche riflessione sull’attualità. La lunga chiacchierata dunque sarà un poco desultoria, come le scientia di Apuleio. Non priva di un filo logico del resto.
Allora auditores intendite, laetabimini. Parlerò per un’ora e mezzo, poi risponderò alle domande dettate dalla curiosità, dai pensieri e dai dubbi che spero di suscitare. Preferisco i dubbi agli applausi.
Introduzione ( pagine 2- 7).
Filosofia e poesia nascono dalla meraviglia. La storia romana si cominciò a scrivere dai poeti (G. B. Vico). La storiografia è madrepatria della filosofia (Diodoro Siculo, Biblioteca storica).
Anche l’amore nasce dalla meraviglia (T. Mann).
La Meraviglia e la curiosità quali stimoli necessari all’amore della conoscenza e della sapienza. Dal meravigliarsi (qaumavzein) nascono la filosofia (Platone, Teeteto; Aristotele, Metafisica) e la poesia che è madre della storia. Il filovsofo~, precisa Aristotele, è pure filovmuqo~: infatti il mito è composto di elementi che suscitano meraviglia. La filosofia è resa attuabile anche dall’agiatezza. Aristotele Metafisica e Isocrate Areopagitico.
T. Mann (Giuseppe in Egitto) e Natoli: nella meraviglia gli occhi si aprono. La meraviglia allora è funzionale anche all’amore.
Pascoli e la poetica del fanciullino.
La storiografia nasce dalla poesia (G. B. Vico. Erodoto e il mito. Tito Livio e l’animo che si fa antico). Le fabulae praetextae.
La storiografia secondo Diodoro è la madre patria della filosofia e attrezza i caratteri per la kalokajgaqiva.
La meraviglia dell’inopinato favorisce l’attenzione e l’apprendimento. Giudizi inopinati e malevoli di Musil e di Leopardi sui filosofi. Filosofia e poesia in Nietzsche: fanno bene ai sani, male ai malati. L’arte ci salva dalla negazione della volontà: redime l’atroce in sublime e l’assurdo in comico.
Il pensiero greco ha un versante mitico-religioso e uno scientifico. Per questo mio percorso utilizzerò non solo i filosofi ma anche i poeti e gli storiografi.
Principio di ogni filosofia è il meravigliarsi, afferma Platone e dal fatto che il giovane Teeteto si meraviglia, deduce la sua attitudine alla filosofia.
Aristotele sostiene che gli uomini hanno cominciato a fare filosofia, sia ora sia in origine, a causa della meraviglia: "dia; ga;r to; qaumavzein oiJ a[nqrwpoi kai; nu'n kai; to; prw'ton h[rxanto filosofei'n". Dallo qaumavzein non nasce solo la filosofia ma anche la poesia e tutta la cultura. Aristotele precisa che il filovsofo~ è anche filovmuqo~ poiché il mito è composto da cose che suscitano meraviglia oJ ga;r mu'qo~ suvgkeitai ejk qaumasivwn (Metafisica, 982b).
Aristotele del resto afferma pure che la filosofia fu resa possibile dell’agiatezza di cui l’uomo dispone ( Metafisica 982 b) “Sostanzialmente il suo ragionamento è di ordine economico, fondato su quella che potremmo definire una teoria del “plus-valore”, disponibile all’uso da parte di una classe agiata”.
Isocrate, cui sta a cuore la classe abbiente, nell’Areopagitico del 356 ricorda con rimpianto che nel tempo dei pieni poteri dell’Areopago I più poveri venivano indirizzati all'agricoltura e al commercio:" ejpi; ta;" gewrgiva" kai; ta;" ejmporiva"" (44). Gli abbienti invece si dedicavano alla ginnastica, all’ ippica, alla caccia, e alla filosofia.
Conseguenza di questa concezione è ritenere giusto che il mondo si divida tra agiati e diseredati.
Anche il Liceo di Aristotele, come la scuola di Isocrate, era in grado di sussistere solo in rapporto ad una classe agiata che poteva pagare. Questo suscitava risentimento popolare
Filosofia e poesia sono due sorelle, entrambe figlie della meraviglia: nel primo Stasimo del Filottete di Sofocle il Coro di marinai dice di essere preso da stupore (qau'ma m j e[cei, v. 687) davanti all'uomo abbandonato nell'isola deserta e si chiede: “come sostenne una vita piena di lacrime udendo in solitudine l'assalto dei flutti da tutte le parti?”.
“Nella meraviglia gli occhi si aprono”.
Sono proprio queste le parole che Mann in Giuseppe in Egitto usa per descrivere lo scatenarsi della passione amorosa di Mut per Giuseppe… Non a caso Mann intitola il capitolo 5 del romanzo “La colpita”. Nella traduzione che ho io , il capitolo è il sesto ed è intitolato “La toccata”. La seconda sezione delle otto in cui si divide il capitolo, ha il titolo “Gli occhi si aprono”. La meraviglia allora è funzionale anche all’amore.
Ricordo anche la poetica di Pascoli il quale teorizza la sussistenza nell'adulto consumato e arrugginito del fanciullino-poeta, capace di meravigliarsi,:"Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello…Il poeta, e quando è veramente poeta, cioè tale che significhi solo ciò che il fanciullo detta dentro, riesce ispiratore di buoni e civili costumi, d’amor patrio familiare e umano" (Il fanciullino,1902).
Filosofia, poesia e amore nascono dunque dalla meraviglia.
continua
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1. Cicerone, De officiis, I, 100
2. gevnoio oi|o~ ejssiv" (Pindaro, Pitica II v. 72).
3. Cicerone, De officiis, I, 110.
4. Cicerone, De officiis, I, 113.
5. Quello che rifiutava i classici. Evidentemente glieli facevano male.
6. F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, p. 668. Ho citato questo romanzo almeno dieci volte, tante quante l’Odissea, o quasi. Mi conforta in questa scelta l’amico Piero Boitani: “Per il mio compleanno, sul finire di quell’anno 1’anno 1968… mi feci regalare da una coppia di amici l’Odissea greca nell’edizione oxoniense dell’Allen: la conservo ancora, naturalmente, con il loro biglietto di auguri per segnalibro. Da allora, e per almeno dieci anni, ho riletto il poema, nell’originale e in traduzione italiana o inglese, ogni anno: insieme ai Fratelli Karamazov, era il mio libro-e lo è rimasto” (P. Boitani, L’ombra di Ulisse, p. 45).
7. Cfr. Metamorfosi, I, 1.
8. Cfr Apuleio, Metamorfosi, I, 1.
9. Teeteto, 155d.
10. Metafisica , 982b.
11. Havelock, Alle origini della filosofia greca. Una revisione storica, p. 96.
12. S. Natoli, Parole della filosofia, p. 11.
13. Oscar Mondadori, 2006.