lunedì 25 settembre 2017

La Commedia antica. Aristofane: “Le Rane”. III parte

Cratete di Tebe
dipinto da Luca Giordano


La canzonatura (to; skwvptein) era una componente essenziale e gradita al pubblico.
Autori successivi a questi furono Cratete e Cratino.

Aristotele dice che Cratete abbandonò per primo la commedia di invettiva, dal motteggio aggressivo, e trattò argomenti generali (Kravthς prw'toς ajfevmenoς th'ς ijambikh'ς ijdevaς Poetica, 1449b). Riportò la prima vittoria nel 449.
Aristofane nei Cavalieri ricorda che " con piccola spesa offrendovi la colazione vi congedava, impastando dalla bocca squillante pensieri pieni di urbanità (mavttwn ajsteiotavta" ejpinoiva", 539), e, forse per questo, ebbe a subire ire e maltrattamenti del pubblico, pur senza cadere sempre ma restando anche in piedi (tote; de; pivptwn, tote; d j oujciv, 540).

Con Cratìno siamo arrivati alla triade canonica dei massimi autori del dramma attico consacrati da Orazio in un famoso esametro: "Eupolis atque Cratinus Aristophanesque poëtae " (Satire, I, 4, 1).
Orazio prosegue dicendo di questi autori della commedia antica: “si quis erat dignus descrībi quod malus aut fur-quod moechus foret aut sicarius aut aliōqui-famosus multa cum libertate notabant” (vv- 3-5). Lucilio li seguì ma scorreva lutulentus, limaccioso “nam fuit hōc vitiosus: in hora saepe ducentos versus dictabat stans pede in uno” (9-10).
Cratìno è il più anziano dei tre. Anche della sua decadenza Aristofane parla nei Cavalieri ricordando che un tempo fioriva (530), ma oramai[1] si ritrova
 "con una corona secca in testa e morto di sete" (divyh/ d j ajpolwlwv", v. 534), lui che per le antiche vittorie meritava di bere nel Pritaneo. Cratino però era ancora capace di vincere e nell'agone del 423 non solo si difese dalle accuse di Aristofane ma sconfisse le Nuvole del rivale più giovane con il Fiasco (Putivnh), un'autocanzonatura nella quale la Commedia, moglie legittima del poeta lo accusava di tradirlo con l'Ebbrezza, di correre dietro ai vinelli giovani, ed egli rispondeva che un bevitore d'acqua non avrebbe potuto creare mai niente di bello.
E' interessante il fatto che Cratino osò prendere di mira Pericle accusandolo di fomentare la guerra in combutta con Aspasia e sfottendolo con il chiamarlo "Zeus dalla testa di cipolla", un epiteto che metteva in caricatura la forma allungata del suo cranio. Interessante è anche il verbo coniato da Cratino: eujripidaristofanivzein, "euripidaristofaneggiare" per significare che i due autori non erano poi tanto diversi quanto voleva fare credere il commediografo il quale nelle Rane renderà omaggio al collega già morto chiamandolo: "Cratino il divoratore del toro" (Taurofavgo" v. 357), per esaltare la sua vocazione dionisiaca con un epiteto che veniva attribuito allo stesso Dioniso.
Cratino


Eupoli era coetaneo di Aristofane, nacque dunque intorno alla metà del V secolo, ma morì diversi anni prima del collega (intorno al 410): una leggenda tramandata da Cicerone in una lettera ad Attico (VI, 1, 18) narra che secondo parecchie testimonianze fu gettato in mare da Alcibiade mentre navigava verso la Sicilia (ab Alcibiade navigante in Siciliam deiectum esse in mare). Cicerone non dà la notizia per certa, sebbene molto divulgata
Alcibiade viene presentato come damerino eccentrico nella commedia gli Adulatori che criticava i sofisti riuniti nella casa del ricco Callia, la dimora dove è pure ambientato il Protagora di Platone e il Simposio di Senofonte.
Alcibiade non fu l'unico capo di parte democratica a costituire un bersaglio per gli strali di Eupoli che, di tendenza conservatrice al pari di Aristofane e Cratino, se la prese con i più noti demagoghi: con l'Età dell'oro (del 424) attaccò Cleone divenuto il beniamino del popolo dopo il successo di Sfacteria (425) e dopo avere portato la paga eliastica da due a tre oboli; più tardi, morto il becero cuoiaio ad Anfipoli (nel 422), Eupoli levò le armi della parola contro il nuovo trascinatore della massa, Iperbolo, nel Maricante (del 421), nome di un noto invertito ateniese.
 Con Aristofane dunque Eupoli condivise l'ideologia, ma i due drammaturghi si scambiarono anche accuse di plagio: il primo nelle Nuvole accusa il rivale di avere saccheggiato i Cavalieri:
"Eupoli per primissimo portò in scena il Maricante travestendo i miei Cavalieri malamente il maligno con l'aggiunta di una vegliarda ubriaca che ballava il trescone" (vv. 553-555). Questa sarebbe stata la madre di Iperbolo.
 Eupoli del resto nei Battezzatori affermò di avere scritto personalmente una parte dei Cavalieri.
L'ultima commedia di questo autore fu i Demi (del 412) dove c'è il motivo che si ritrova nelle Rane: quello di riportare sulla terra dei morti: in questo caso i grandi politici del passato: Solone, Milziade, Aristide e Pericle che veniva rivalutato rispetto ai Prospalti la sua prima opera (429 a. C.), dove usò l'amante straniera di Pericle, Aspasia, come capro espiatorio per la guerra del Peloponneso, confrontandola con Elena di Troia
 Come si vede la parrhsiva, libertà di parola e di critica non aveva limiti e i commediografi potevano prendersela con i potenti anche in tempo di guerra.


CONTINUA



[1] Siamo nel 424. 

1 commento:

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