martedì 20 giugno 2017

Valerio Varesi, "Il commissario Soneri e la legge del Corano". Recensione


Valerio Varesi Il commissario Soneri e la legge del Corano, Frassinelli, 2017
L’autore e io discuteremo su questo libro il 20 giugno alle 20, a Bologna, in piazza Scaravilli.


L’incipit: “Gatti che ronfano nei pomeriggi d’inverno: sono così le città di pianura (p. 1). Neghittose e morbide nella loro indolenza festiva, conservano un cuore crudele e scattante.
Parma è almeno la tritagonista del romanzo. Parma d’inverno con i suoi tramonti precoci, le sue nebbie, le schiarite o le nevicate sull’Appennino, con le trattorie, i cibi locali, gli anolini, i tortelli, i salumi, i vini.
Il protagonista è ovviamente Soneri, un poliziotto anomalo, cioè di sinistra, introverso, tormentato e capace di ironia, intelligente, spiritoso. C’è, come nella strategia della lucertola, la denuncia del capitalismo e del mercato onnivoro e onnipotente, della tecnologia che distrugge lo spirito quando non è uno strumento che serve l’uomo ma lo asserve.
 Soneri ha una compagna, Angela un’avvocatessa, intelligente pure lei e ironica, in un rapporto che funziona bene tutto sommato.
 Ha il rimpianto di un figlio morto e momenti di malinconia che gli passano grazie all’amore di Angela e pure al cibo e al vino buono.
Questa storia è un giallo che tratta la lotta religiosa come sostituzione della lotta di classe, il terrorismo come forma degenerata della lotta di classe. Due ragazzi islamici, magrebini immigrati, vengono fatti uccidere da islamisti fanatici, perché si sono rifiutati di farsi esplodere, uno, Kalimi, in San Petronio davanti a un dipinto di Giovanni da Modena (1379-1455) che raffigura Maometto all’inferno, come appare già in Dante, l’altro, Jella, nell’ambiente della squadra di calcio del Parma i cui giocatori vengono chiamati crociati poiché hanno una croce raffigurata sulla maglia (p. 2012).
Maometto è anche nell’Inferno di Dante (VIII e penultimo cerchio, nona bolgia, tra i seminatori di discordie).
Degradato fino allo schifo, spaccato “rotto dal mento infin dove si trulla.-Tra le gambe pendevan le minugia;-la corata pareva e ’il tristo sacco –che merda fa di quel che si trangugia” (28, 24- 27).
Sconciato e straziato, Maometto “s’aperse il petto,-dicendo: “Or vedi com’io mi dilacco!-vedi come storpiato è Maometto!” (29-31)

Nella storia ha una parte importante un vecchio cieco, Gilberto Forlai, che in casa sua ospitava Kalimi, poi una vecchia, Tosca che era stata in gioventù compagna del vecchio, e diversi altri personaggi di contorno, i colleghi di Soneri, i suoi subordinati, gli ispettori Juvara e Musumeci, Pasquariello il capo delle volanti, un maresciallo dei carabinieri, Merelli, e altri magrebini. Poi la Falchieri P. M. del tribunale di Parma, una donna ambivalente tra la sogneria e la pignoleria burocratica, e il questore Capuozzo un burocrate cretino vanesio. Le descrizioni della natura si alternano con i dialoghi spesso conviviali tra il protagonista e Angela o con i colleghi o i paracolleghi.
C’è anche un professore universitario reazionario Pellacini e un capo ronde fasciste o leghiste, il bottegaio Mori.

Ora trascrivo alcune espressioni efficaci, da scrittore di qualità che non si può leggere per delega, by deputy secondo l’espressione di Francis Bacon, e in una presentazione del libro va citato più volte per farne assaggiare la carne viva.
Viene dunque trovato un ragazzo di 27 anni, Kalimi, morto nella casa di Gilberto Forlai, il vecchio cieco. Il giovane era una specie di badante, proveniva di Hamamett il buen retiro del gran socialista Ghino di Tacco. Il giovane ispettore Juvara laureato in legge con 110 e lode non sa chi sia. Non avevo collegato, dice.
“purtroppo sono in tanti a non collegare”, fa Soneri
Chi non sa connettere nulla con nulla (I can connect/Nothing with nothing[1]) ha una testa intronata tra spazi ventosi: "A dull head among windy spaces"[2].
 Manca la suvnesi", l’intelligenza, la capacità di mettere insieme (sunivhmi) cose lontane eppure connesse tra loro.
 Ci sono le ronde di cittadini anticrimine, più o meno dei fascisti, con un capo, Mori, e un ideologo, il professore di diritto Pellacini. Forlai ha 77 anni ed è cieco, per una maculopatia, da quando ne aveva 42. Vive nella desolazione. Lamenta di non avere costruito affetti duraturi. Non sopportava la ripetività. Dopo 4 mesi si annoiava di una donna. Per contrappasso gli tocca la ripetizione infinita dei gesti. Si sentiva smarrito in una Parma troppo cambiata. Così pure Soneri che, come Forlai, cercava una direzione. Il commissario ha il colesterolo alto ma ama il culatello e lo difende parlando con Angela. Le dice che i censori della cucina abbassano il limite dell’indice accettabile di colesterolo tutti gli anni. I vegani sono i Savonarola del palato e diventeranno tutti scemi, così come i salutisti mangialattughe. “noi emiliani siamo cresciuti coi grassi fino ad adattattarci”. Identità culinaria.
In effetti il cibo emiliano è micidiale per chi non ci è abituato dalla tenera età (riflessione da immigrato pesarese)
La politica non c’è più. Non c’è interesse per la povli", per il xunovn, il bene comune. Dei partiti restano frantumi taglienti e a noi tocca camminarci sopra scalzi (p. 37). Tra i politici del passato c’erano molti ladri e corrotti, ma con dignità. “sempre meglio del ribollire della canaglia” (38)
Il velo delle mussulmane è la moda loro, come per noi il tailleur dice Soneri, giustamente.
Ma Angela lo considera l’immagine delle donne italiane del passato, “è il passato che ci frana addosso”.
Da vecchio laudator temporis acti me puero, avrei ribattuto che il passato non era del tutto né tutto peggiore del presente.
Soneri trova che Parma non è mai così bella come quando è velata
Parma del resto non ha più un baricentro.
Vediamo delle battute
Angela dice: “Siamo smarriti e giorno dopo giorno perdiamo un pezzo di libertà nel giocare in difesa, con le nostre porte blindate, le inferriate, gli allarmi e i chiavistelli (p. 48).
E anche: la sinistra se ammette la trascuratezza, porta in trionfo la destra forcaiola.
Soneri: “colpa nostra: abbiamo rincorso le utopie trascurando che esigono discipline da santoni” (p. 50). Non disciplina è non volontà di imparare (discere), è faciloneria.
Angela: “è più facile cavare dalle persone il peggio che la parte buona. Il capitalismo vince per questo. Ci ha trasformati tutti in belve. E adesso tu devi fare il domatore”. Il peggio è il consumismo con l’ignoranza, quindi il consumo di cose brutte e inutili
Il mondo della vecchia Parma sta svanendo, è svanito e non solo agli occhi del cieco che va alla stazione per sentire i treni e ascoltare la gente la quale però non parla più. E i facchini addirittura non esistono più. Forlai aveva gli occhi vuoti di una statua o dava l’idea di una bambola con gli occhi di vetro.
Tramonto da non piantare in asso: le cime dei monti colorate dal sole
Tizzano e il maresciallo Merelli dei carabinieri. Poi il dottor Ouita. L’oste Mansueto e la Bonarda che scontorna la realtà rendendola fluttuante, quasi onirica. Immagino sia un vino.
Musumeci dice che una volta era la sinistra a parlare con i poveri e con i lavoratori; adesso è la destra a farlo, e Soneri gli fa: sei nella media dei colleghi”. Poliziotti prevalentemente di destra.
Una volta noi del ’68 dicevamo che erano i cani da guardia della borghesia. Ma Pasolini li santificò.
La casa di Forlai è stata messa sottosopra dopo l’assassinio di Kalimi e il cieco dice: hanno ucciso la mia memoria. Che cosa si può fare di peggio a un uomo?

Ma dimenticare finché la testa funziona, non si può come rileva Tacito “Memoriam quoque ipsam cum voce perdidissemus, si tam in nostra potestate esset oblivisci quam tacere” (Agricola, 2), con la voce (soppressa dai tiranni) avremmo perduto anche la memoria stessa se fosse in nostro potere dimenticare tanto quanto tacere

Soneri rifletteva sul capovolgimento delle cose: il telefono non si usa più per parlare, l’istruzione non serve più per conoscere, la politica non si pratica più per migliorare il mondo. (81).

"Mutatus ordo est, sed nil propria iacet;/ sed acta retro cuncta (Seneca, Oedipus, vv. 366-367), è mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto è invertito.

Soneri osserva il duomo con i marmi dell’Antelami che parevano lucidati di fresco (cfr. Plutarco sul Partenone).

Plutarco nella Vita di Pericle afferma che stupiscono le opere (e[rga) di Pericle, le costruzioni sull'Acropoli, fatte in breve tempo ma per durare a lungo (pro;" polun crovnon ejn ojlivgw/ genovmena): ciascuna di esse era, kavllei, per la bellezza già allora antica (ajrcai'on); mentre per la rifioritura (ajkmh'/ ) appare ancora oggi (mevcri nu'n) recente e appena ultimata (13, 5).

I pinnacoli in peno sole sembravano torce ardenti.

Ci sono manifestazioni di piazza molto confuse.
Capuozzo ripete la nota teoria degli opposti estremismi: condanna della destra e della sinistra estreme, appello ai partiti democratici, invito ai cittadini a vigilare. Le forze dell’ordine controllano.

Una riflessione in un dialogo tra Soneri e Angela. Parlano della sinistra dei benpensanti che ripete fino all’ossessione vecchi concetti ormai inadeguati bollando gli altri come eretici. Se provi a istillare qualche dubbio, iniziano a guardarti con sospetto.
Elogi del dubbio che è il lievito di ogni attività critica.
C’è una poesia di B. Brecht che costituisce un inno in lode del dubbio: “Sia lode al dubbio!...Oh bello lo scuoter del capo/su verità incontestabili!/Oh il coraggioso medico che cura/l’ammalato senza speranza!...Sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai…Tu, tu che sei una guida, non dimenticare/che tale sei, perché hai dubitato/delle guide! E dunque a chi è guidato/permetti il dubbio!”[3].
“I miei film non mirano ad avere un senso compiuto. Finiscono sempre con una domanda”[4]

 “I vecchi sessantottini si sono convertiti al mercato e per allontanare il ribrezzo che provano verso se stessi professano un credo dottrinario ringhiando sdegnati e bigotti contro chiunque coltivi il dubbio. Sono come i cinesi che assommano i difetti del capitalismo a quelli del comunismo” (179).
Peggiori di questi e in numero maggiore sono i convertiti del tutto al mercato, divenuti ierofanti, sommi sacerdoti del mercato. Li disprezzo.
L’immersione nella bellezza solleva lo spirito: i legni del teatro Farnese.
Un islamico sospettato è andato alla Palatina e ha chiesto dei libri su Giovanni da Modena. Un pittore del 400 che ha dipinto Maometto trafitto da Lucifero all’inferno, nella cappella Bolognini di san Petronio.

Pellacini è un neofascista non ignorante. Trova dei nessi tra destra sociale e collettivismo marxista: combattono entrambi il capitalismo e l’idolatria del mercato. “Lo sa che Togliatti nel ’36 fece appello ‘ai fratelli in camicia nera’ in nome del fascismo anticapitalista del ’ 19 ?”
Il tono della discussione si stemperò di colpo di fronte a un vassoio di salumi e scaglie di grana. Come gli animali che cessano di sbranarsi quando c’è cibo in abbondanza. Poi gli anolini.
Pellacini sostiene il diritto del più forte. Anche la cultura è una forza, ma a questa forza può opporsi quella demografica. Siamo in pericolo come l’impero romano della decadenza: cedevole, debosciato, prigioniero di illusioni sterili.
Il male di fondo è la perdita di identità. Il cancro è dato da cellule che perdono la propria identità. Non dobbiamo perdere la nostra identità culturale né pretendere che i musulmani abiurino la loro.
Il mondo romano fu travolto da popoli che non conoscevano la complessità
Cfr. Tacito: gens non astuta nec callida, Germania, 22.
 Li guidava la fame e il desiderio di nuova terra, siccome facevano molti figli e quella che avevano non bastava più (p. 200)
Cfr. ancora Tacito in Germania 19.
 Limitare il numero dei figli “numerum liberorum finire”, o sopprimere uno dei nati dopo il primogenito, è considerata un'infamia flagitium habetur, e valgono più là i buoni costumi che altrove le buone leggi plusque ibi boni mores valent quam alibi bonae leges.

Da secoli quei barbuti nelle loro palandrane, dice ancora il professore, cercano di sottometterci: VIII, XV e XVIII secolo (201).
A Soneri mancava spesso la solidità basica della terra, della roccia, dei boschi. Sentiva il richiamo della vita del suo Appennino, di una vita silenziosa di poche cose essenziali (215). Va a cercare il dottor Ouita.
A Tizzano, poi a Schia. Si sentiva perfettamente nel mondo che desiderava: quello concreto, degli odori, dei corpi, dei sensi. Quasi avrebbe voluto accarezzare gli alberi
Viene in mente una pagina di Musil: “Una notte d’inverno Ulrich uscì nel suo giardino con una vestaglia rossa e gli alberi gli ricordarono Moosbrugger e le piante spoglie gli parvero stranamente corporee, brutte e bagnate come vermi, eppure avrebbe voluto abbracciarle e cadere ai loro piedi con il viso inondato di lacrime. Ma non lo fece. Il sentimentalismo del suo impulso lo ributtò indietro (L’uomo senza qualità, p.248).
Ouita il dottore che cura i magrebini feriti, ha una giovane amante, la ragazza del morto Hamed Kalimi. Lei, Jasmina racconta di un cattivo imam chiamato “lo zoppo”.

Ogni tanto tornano paragoni gastronomici: “la nebbia per Parma è come il grana sui tortelli” (p. 227). Una cena con Angela da Milord, uno dei locali cari a Soneri che dice: “E’ tutto qui l’errore: misurare con i numeri le cose umane. Sono come la nebbia che non puoi misurare a metri cubi. Da Capuozzo ai bocconiani non fanno che ruminare formulette” (228).
La Bonarda, i tortelli di patate col sugo di porcini slegavano la mente del commissario
Soneri: Il timore della guerra, della miseria e del regime rendevano solidali. Il partito comunista aveva parecchi voti per questo. Quando è scomparsa la precarietà è cominciata la deriva p. 229
cfr. il metus hostilis di Sallustio.
Ante Carthaginem deletam…metus hostilis in bonis artibus civitatem retinebat. Sed ubi illa formido mentibus decessit, scilicet ea quae res secundae amant, lascivia atque superbia, incessere " (Bellum Iugurthinum , 41)
Già Polibio aveva notato la funzione positiva della paura: “o{tan me;n ga;r ti~ e[xwqen koino;~ fovbo~ ejpista;~ ajnagkavsh/ sfa'~ sumfronei'n kai; sunergei'n ajllhvloi~, thlikauvthn kai; toiauvthn sumbaivnei givnesqai th;n duvnamin tou' politeuvmato~ w{ste mhvte paraleivpesqai tw'n deovntwn mhdevn…”(6, 18, 2-3), quando infatti qualche paura comune incombente da fuori li costringe alla concordia e alla cooperazione, tanta e tale succede che diventi la potenza dello Stato che né viene tralasciata nessuna delle cose necessarie, in quanto, continua Polibio, tutti fanno a gara per trovare i mezzi utili a fronteggiare la situazione, né le decisioni falliscono l’occasione in quanto tutti contribuiscono ad attuarle.

Pellacini fa notare a Soneri e Angela che tutto è ormai caos. Il caos classico è il vuoto immenso pieno solo di mostri
 Il fallimento educativo della sinistra. Quella pedante pedagogia momtessoriana per cui bisogna sempre sensibilizzare, convincere, discutere, mai punire. Desidero un mondo ordinato. La via per ottenerlo passa per un recupero dell’autorità

Il vecchio cieco si butta sotto un treno. Ha lasciato tutto a Tosca Girolmini, una delle sue ex.
Ancora una cena nell’osteria sull’Appennino: il Gutturnio e coste di maiale da ingolosire un vegano.
Soneri si considerava eccentrico: mai dentro le cose, sempre a lato. La sua essenza era quella dell’osservatore, uno che guarda la vita con la voglia mai risolta di buttarcisi dentro (274). Cfr. il dionisiaco di Nietzsche

Fragore di una motocicletta che si impennava in piazza duomo. Soneri e Angela seduti sulle panchine di marmo del Vescovado avevano davanti il meraviglioso miscuglio architettonico di romanico e gotico. Il fragore della moto era violento. Il disperato bisogno di esserci del cafone insignificante. Si compie un gesto massacrante e violento per stupire. La forma di ignoranza più terribile. Il nuovo potere del denaro vuole annientare il culto della bellezza. L’arte è il contrario della serialità di quegli orrendi aggeggi elettronici dice Angela. Togli la cultura e l’arte e avrai per la cavezza un asino docile (p. 292). Oppure degli schiavi terrorizzati come in 1984 di Orwell

La consuetudine vince quasi sempre: richiede meno sforzo che cambiare. Un poco come staccarsi dal sonno la mattina (p. 307) Ouita e Jasmina in fuga si fermano a Ventimiglia. Jasmina dice: uomini fatti così, loro non staccano mai da abitudine, così io fregata per la seconda volta.
Ho due figli, fece notare il medico
Jasmina spiega che l’imam zoppo voleva che Hamed saltasse in esplosione davanti al dipinto offensivo per la religione mussulmana ma Hamed voleva vita, amava me. Corano dice: chi ammazza uomo, ammazza umanità.
Jella era stato accoltellato perché non aveva fatto saltare il centro sportivo del Parma calcio. Era stato accoltellato, poi era fuggito dall’ospedale ed era morto di setticemia
Forlai era dentro la storia: fu presente all’uccisione di Hamed. Tutti dunque tradivano tutti. Soneri si sforzava di essere cinico ma finiva sempre con lo scoprirsi ingenuo.
Angela glielo aveva spiegato: fai un passo per adeguarti, ma nel frattempo il mondo ne fa due. Ci rallentano le incrostazioni di idealità che ci tiriamo dietro.
Soneri dice alla Falchieri che i terroristi sono fanatici ma era impensabile che decenni a fomentare guerre per interessi economici non producessero questi personaggi (317). I colpi di immaginazione sono la miglior dote di un investigatore. Risolto il caso, Soneri si immaginava come una spugna strizzata che si espande più leggera (318)
A cena con Angela, Soneri dice che ammira Kalimi e Jella. Hanno detto no e questo è ammirevole. Ragazzi in rivolta. Chi li spingeva ne aveva profondo disprezzo perché disprezza anche se stesso e l’umanità. Estremizzano l’aspettativa ultraterrena fino ad approdare al nichilismo in questo mondo.
Angela: noi cerchiamo di restare liberi in un mondo di schiavi.
Soneri: è difficile riconoscere la schiavitù perché spesso non è esplicita. I telefonini sono ormai una patologia: tutti a guardarli, a fotografarsi, a spedire messaggi, a intrattenere conversazioni futili. Tutti che parlano e nessuno che ascolta e capisce.
Angela: rimane solo il sesso. Lì bisogna essere tutti interi e mettersi a nudo. Tutto il resto è virtuale e astratto. A parte gli sportivi, è solo facendo l’amore che abbiamo un rapporto diretto con il corpo. Abbiamo tolto la fatica servendoci dei motori.
Nel sesso, se comanda l’Eros, non si può fingere 321 (Stare iubes semper nostrum tibi, Lesbia, penem, -crede mihi, non est mentula quod digitus, Marziale, VI, 23, 1-2 )
Quel che ci spinge a vivere è la curiosità. Vale anche per il sesso. Come al cinema o leggere un libro. Solo che della vita conosciamo già il finale.
Angela: la politica non c’è più. Ai ragazzi magrebini rimane solo la religione per dimostrare di esserci. Questo terrorismo piuttosto vigliacco è la forma degenerata della lotta di classe (321). Si nutre di episodi isolati ed eclatanti fatti per i media.
Nell’ultimo capitolo c‘è l’apertura di una cassetta di sicurezza lasciata dal cieco a Tosca: contiene armi, candelotti e pietre preziose
Soneri saluta la Falchieri lasciandole il resto
La P. M. domanda: Lei non crede che questa sia la fine della storia?
 Soneri scosse la testa: “No, purtroppo. Questo è solo il prologo”



giovanni ghiselli Bologna 20 giugno 2017.
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[1] T. S. Eliot, La terra desolata, vv. 301-302
[2] T. S. Eliot, Gerontion, (del 1920) v. 16.
[3] B. Brecht (1898-1956), Lode del dubbio.
[4] Pasolini, Tutte le Opere, Saggi sulla politica e sulla società, p. 1319

1 commento:

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