lunedì 25 aprile 2016

Incontri linguistici del lunedì. Parte VI

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Il giovane Törless di Musil e Hanno Buddenbrook di T. Mann.
Il significato dei nostri studi deve restare impresso persino nell'aspetto di noi insegnanti se non vogliamo essere rifiutati, quindi rimanere inascoltati e disprezzati  dagli studenti. A tale proposito sentiamo  ancora Musil il cui Törless spinto “da una curiosità un po’ diffidente” va a trovare il giovane professore di matemaica. Il suo “scopo principale non era tanto di ottenere chiarimenti-segretamente già ne dubitava- quanto i poter gettare uno sguardo, per così dire, al di là del maestro e del suo quotidiano concubinato con la matematica…Senza volerlo Törless si sentì ancora più ributtato dalle proprie osservazioni; non riusciva più a sperare che quell'uomo fosse davvero in possesso di una conoscenza significativa, giacché non se ne vedeva traccia nella sua persona né nel suo ambiente. Ben diversa si era figurata la stanza di un matematico, in qualche modo espressiva dei pensieri terribili che vi prendevano forma. Il triviale lo offendeva: lo estese alla matematica e il suo rispetto cedette il posto a una diffidenza riluttante[1]".
Sentiamo anche le impressioni del giovinetto Hanno Buddenbrook di T. Mann: "i maestri supplenti o tirocinanti che lo istruivano in quelle prime classi, dei quali sentiva l'inferiorità sociale, la depressione spirituale e la poca cura dell'esteriorità fisica, gli ispiravano, oltre il timore della punizione, un segreto disprezzo"[2].
Tonio Kröger si sentiva diverso dai bravi scolari e di solida mediocrità, (Die guten Schüler und die von solider Mittelmäbigkeit) , quelli che non trovano ridicoli gli insegnanti “(Sie finden die Lehrer nicht komisch)”[3], (p. 74).

Voglio dire che il greco e il latino vanno collegati non solo alla successiva letteratura europea ma anche alla vita, alla vita in generale, a quella dei nostri studenti e ala nostra. .
Dice bene Marziale in uno dei suoi epigrammi: "Non hic Centauros, non Gorgonas Harpyasque/invenies: hominem pagina nostra sapit "(X, 4, 9-10), non qui troverai Centauri, Gorgoni e Arpie: la nostra pagina sa di uomo.

Torno al tradurre e concludo.
Credo che tradurre gli ottimi auctores, i nostri accrescitori, sia un modo, un  modo ottimo per incrementare la nostra capacità linguistica, la nostra facoltà estetica di intendere il bello e pure il nostro senso etico. Il bello e il bene infatti sono congiunti nella kalokajgaqiva.
Bisogna insegnare il significato di molti vocaboli partendo dagli autori
Un buon metodo mi sembra questo: si prende un autore non difficile, si traducono alcune frasi, poi si mostrano le ricadute dei vocaboli nel latino, nell’italiano, e magari nell’inglese e nel tedesco del maggior numero possibile di parole.
Per esempio ejsqivw-ejdomai-to eat, essen, mangiare.
meidivaw, to smile, sorridere.
hjduv~, suavis, sweet, süss, dolce.
Quvra, foris, die tür, porta.
Nell’insegnare le parole bisogna dare la precedenza a quelle dal significato più vasto e dalle occorrenze  più frequenti.


fine 
g.ghiselli@tin.it



[1] R. Musil, I turbamenti del giovane Törless, (del 1906) pp. 110- 111.
[2] T. Mann, I Buddenbrook (del 1901), p. 330.
[3] Tonio Kröger, p. 74.

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