teatro elisabettiano |
Sofocle
e Shakespeare. Maggiore densità di Sofocle
Nietzsche: "Shakespeare, paragonato con Sofocle, è come una miniera piena di
un'immensità di oro, piombo e ciottoli, mentre quello non è
soltanto oro, ma oro anche lavorato nel modo più nobile, tale da far
quasi dimenticare il suo valore come metallo"1.
Dryden (1631-1700, scrittore della
Restaurazione- quella di Carlo II) scrive che dal Troilo e
Cressida (1602) bisogna togliere cumuli di immondizie sotto cui
giacciono molti eccellenti pensieri.
I versi di Sofocle si distinguono
per la loro densità: ognuno di essi potrebbe essere commentato con
un libro.
“La poesia fonda la sua potenza
sulla compressione. Poeta in tedesco si dice Dichter, colui
che rende le cose dicht (spesse, dense, compatte). L’immagine
poetica comprime in un’istantanea un momento particolare
caratteristico di un insieme più vasto, catturandone la profondità,
la complessità, il senso e l’importanza”2.
Shakespeare-Euripide
Anfitrione
in Euripide: “In virtù io, sebbene mortale, supero te, dio grande:
infatti i figli di Eracle io non li ho traditi.Tu sapevi entrare di
nascosto nelle coltri, prendendoti i talami altrui mentre nessuno te
li dava,ma non sai salvare i tuoi cari. Sei un dio stupido, oppure
per natura non sei giusto"(Eracle,
vv. 339-347).
“Sofocle
misura la morale con la religione3,
Euripide invece la religione con la morale. C’è qui senza dubbio
un elemento razionale, ma non è né preminente né decisivo, è
invece il sentimento morale-aijdwv~
lo chiama il greco- che si rifiuta di attribuire agli dèi quelle
azioni “che sono ignominiose per gli uomini”4…La
convinzione che “ci sia qualcosa di corrotto” ( nosei`)
nel modo in cui gli dèi governano il mondo5
è espressa da Euripide in tanti passi…”6.
Altrettanto
fa il Pericle di Shakespeare quando Licorida gli annunzia la morte di
Taisa: “O you gods!/Why do you
make us love your goodly gifts/And snatch them straight away? We
here below/Recall not what we give, and therein may/Use honour with
you”
(Pericle,
principe di Tiro,
III, 1), Oh, voi dèi! Perché
ci fate amare I vostri buoni doni, e subito ce li strappate via? Noi
quaggiù non ci riprendiamo quello che diamo, e in questo possiamo
competere in onore con voi. Thaisa però non è morta
Dalla
mia Metodologia: Plutarco
e Shakespeare.
“Per l'uomo moderno, Plutarco
significa Shakespeare"7,
e viceversa.
Alcune tragedie di Shakespeare
(il Giulio Cesare, l'Antonio e Cleopatra, il Coriolano )
dipendono da Plutarco che il drammaturgo inglese leggeva nella
traduzione (del 1579) di Thomas North fatta su quella francese (del
1559) del vescovo Amyot il quale tradusse pure i Moralia
(1572)8.
Nonostante la doppia traduzione ci sono, e soprattutto nel Coriolano
, situazioni e frasi che riproducono gli originali di Plutarco, tanto
che Elias Canetti in un passo9
di La provincia dell'uomo , afferma che " Plutarco non è
affatto schizzinoso. Nelle sue pagine accadono cose terribili, come
nelle pagine del suo seguace Shakespeare”
Ritratto
paradossale: in Shakespeare il principe Enrico il principe dissipato,
gozzovigliatore10,
diviene re (Enrico V,
del 1599) saggio e capo di eserciti valorosi, simbolo della grandezza
nazionale.
Battaglia
di Agincourt del 1415 con l’appello agli happy
few (Iv, 3, 60)
E’
opportuno qui riportare, non solo per la sua grazia ma anche per la
sua profondità, un passo celebre in cui Shakespeare cerca di
spiegare come grandi qualità potessero celarsi nel principe
libertino (Enrico V, atto I, scena 211,
60 sgg,): “la fragola cresce sotto l’ortica e le bacche salutari
prosperano e maturano meglio in compagnia di frutti di qualità
inferiore: così il principe celò il suo spirito di osservazione
sotto le apparenze del libertinaggio, e questo spirito senza dubbio
deve aver fatto come l’erba estiva che cresce di notte non vista,
ma proprio allora più soggetta alla forza di sviluppo che le è
insita” E’ il vescovo di Ely che parla.
E’
probabile che Shakespeare non debba nulla alla tradizione antica del
ritratto “paradossale” di tipo “petroniano”. Al “paradosso”
della compresenza di vizi e virtù egli aggiunge un altro
“paradosso”, secondo cui il vizio può essere condizione
favorevole alla segreta crescita della virtù; chi mai nell’antichità
avrebbe potuto accettarlo? Non è poca cosa, comunque, che storici
antichi quali Sallustio e Tacito avessero messo a fuoco il problema:
il loro travaglio di pensiero, che coglie le contraddizioni di una
realtà sempre più ricca ed oscura, non li porta troppo lontano dal
genio del poeta moderno”12.
La
Penna inserisce in questa lista anche Silla, Cleopatra, Otone e
altri.
La
tematica dell’orrore. Seneca e Shakespeare.
“Shakespeare, ‘simile al
mondo ed alla vita’, secondo Kott, riprende la tematica senecana
dell'orrore, e l' atrocità shakespeariana non stupisce, non
ci è mai lontana. Titus Andronicus, Riccardo III , si
ritrovano in Medea e Thyestes. Da Titus Andronicus
fino ad Amleto, fino alla crudeltà senza nome della morte di
Cordelia. In Shakespeare, il teatro di sangue che porta l'insegna
senecana, raggiunge il suo punto culminante"13.
fu Albertino Mussato (1261-1329)
"il primo scrittore moderno che volle imitare le tragedie di
Seneca. Mussato, scopritore di un "Seneca tragicus"
(Ecerinis 14)
sotto la descrizione dei crimini di Ezzelino15,
rappresenta i crimini del suo contemporaneo Cangrande della Scala, il
tiranno di Verona e cerca il suo modello nei temi di orrore e di
sangue delle tragedie di Seneca…Si inizia la traiettoria moderna di
un Seneca tragicus…che culmina nella esposizione che ci offre
Shakespeare in Titus Andronicus, opera degna del più
specifico Tieste o di Medea. Esposizione tematica del teatro della
crudeltà così formulata: "I must talk of murders, rapes and
massacres/Acts of black night, abominable deeds,/Complots of
mischief, treason, villainies/Ruthful to hear, yet piteously
performed " (V, 1, 63-66)"16,
io devo parlare di assassinii, stupri e massacri, atti della nera
notte, azioni abominevoli, complotti del demonio, tradimenti,
malvagità, penosi a udirsi, eppure eseguiti in modo da fare pietà.
Sono parole di Aaron il moro amato
da Tamora17.
La
transvalutazione
E'
il successo che fa chiamare onorevoli certi delitti, suggerisce la
Fedra di Seneca a se stessa:"honesta quaedam scelera
successus facit " (Fedra , 598).
nel
Macbeth di Shakespeare la moglie di Macduff viene invitata a
fuggire da un messaggero, prima che arrivino i sicari del tiranno, e
risponde: “Whither should I fly?-I have done no harm. But
I remember now.- I am in this earthly world where to do harm-is often
laudable; to do good, sometime-accounted dangerous folly”
(IV, 2), dove dovrei scappare? Io non ho fatto del male. Ma
ora ricordo. Io sono in questo basso mondo dove fare il male è
spesso lodevole; fare il bene, talora è considerata pericolosa
follia.
continua
ps.
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1Umano,
troppo umano II vol. , p. 57.
2Hilman,
La forza del carattere, p. 70.
3Possiamo
indicare una parentela spirituale tra Sofocle e Tolstoj che in
Guerra e pace (p.
1607) scrive:" Per noi, con la misura del bene e del male
dataci da Cristo, non esiste nulla di incommensurabile e non c'è
grandezza là dove non c'è semplicità, bene, verità".
4Xenophan.
fr. 11, 2.
5Iph.
Taur. 1403; Troad.
27, 1042; Iph. Aul. 411.
6Nestle,
Op. cit., p. 36.
7Mazzarino,
op. cit., p. 138. L'autore continua così:"significa
Robespierre e Verginaud e Danton; solo uno storico di razza (sia
pure uno storico moralista, storico dell' ethos di grandi
individui) poteva trasmetterci l'eredità classica, in quanto
eredità di tradizione storica, in maniera così rilevante e
decisiva.
8Traduzioni
approvate, da Montaigne che, qualche anno più tardi, scrive nei
Saggi :" Io do giustamente, mi sembra, la palma a
Jacques Amyot su tutti i nostri scrittori francesi, non solo per la
semplicità e la purezza del linguaggio, nella quale supera tutti
gli altri, né per la costanza di un così lungo lavoro, né per la
profondità del suo sapere, poiché ha potuto volgarizzare così
felicemente un autore tanto spinoso...ma soprattutto gli sono grato
di aver saputo discernere e scegliere un libro tanto degno e tanto
appropriato per farne dono al suo paese. Noialtri ignoranti saremmo
stati perduti se questo libro non ci avesse sollevato dal pantano;
grazie a lui, osiamo ora e parlare e scrivere; le signore ne dànno
lezione ai maestri di scuola; è il nostro breviario"(II, 4,
pp. 467-468).
9In
Opere 1932-1973 , trad. it. Bompiani, Milano, 1990, p. 1812.
10Cfr.
Dostoevskij, I demoni: “tutto ciò somigliava alla
giovinezza del principe Harry che gozzovigliava con Falstaff” (p.
43).
11The
strawberry grows underneath the nettle,/ And wholesome berries
thrive and ripen best/Neighbour’d by fruit of baser quality:/And
so the prince pbscur’d his contemplation/Under the veil of
wildness; which, no doubt,/Grew like the summer grass, fastest by
night,/Unseen, yet crescive in his faculty”
Si tratta in realtà della scena 1 dell’atto II. Ndr.
12A.
La Penna, Aspetti del pensiero storico latino, pp. 220-221.
13George
Uscatescu, Seneca e la tradizione del teatro di sangue,
"Dioniso" 1981, p. 387.
14Del
1314 .
15Crudelis
ut Nero (ndr)
16George
Uscatescu, op. cit,. p. 374
17Tante
parole, forse troppe. Fanno pensare a questo giudizio di Nietzsche:"
Shakespeare..paragonato con Sofocle, è come una miniera piena di
un'immensità di oro, piombo e ciottoli, mentre quello non è
soltanto oro, ma oro anche lavorato nel modo più nobile, tale da
far quasi dimenticare il suo valore come metallo"
Umano, troppo umano II , Opinioni e sentenze
diverse, 162.
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