sabato 10 settembre 2016

Shakespeare e la letteratura antica. VI parte

Emily Balivet, Eris


Nell'Orlando furioso (1532) troviamo echi di questo risentimento contro le donne, messi in bocca al personaggio di Rodomonte, scartato da Doralice.
Prima il"Saracin" biasima l'instabilità e la perfidia delle donne:" Oh feminile ingegno,-egli dicea-/come ti volgi e muti facilmente1,/contrario oggetto a quello della fede!/Oh infelice, oh miser 2 chi ti crede!" (27, 117).
Quindi Rodomonte aggiunge il motivo esiodeo della femmina umana imposta come punizione all'umanità maschile:"Credo che t'abbia la Natura e Dio/produtto, o scelerato sesso, al mondo/per una soma, per un grave fio/de l'uom, che senza te saria giocondo:/come ha prodotto anco il serpente rio/e il lupo e l'orso, e fa l'aer fecondo/e di mosche e di vespe e di tafani,/e loglio e avena fa nascer tra i grani" (27, 119). Infine l'amante infelice rimprovera la Natura, come Ippolito e Giasone, poiché costringe gli uomini a mescolarsi con le donne per la riproduzione:"Perché fatto non ha l'alma Natura,/che senza te potesse nascer l'uomo,/ come s'inesta per umana cura/l'un sopra l'altro il pero, il sorbo e 'l pomo?/Ma quella non può far sempre a misura:/anzi, s'io vo' guardar come io la nomo,/veggo che non può far cosa perfetta,/poi che Natura femina vien detta"(27, 120).
Questo desiderio del maschio deluso è stato realizzato per sé dal Dio biblico che crea il mondo senza alcuna presenza femminile, come fa notare Fromm:"Il racconto non ha inizio con le parole:" In principio era il caos, in principio era l'oscurità", bensì, "In principio Dio creò...."-dunque lui solo, il dio maschile, senza intervento né partecipazione da parte della donna-cielo e terra. Dopo l'interruzione di una frase in cui risuonano ancora le antiche concezioni, il racconto prosegue:"E dio disse:"sia la luce", e la luce fu (Gn. 1, 3). Qui in tutta chiarezza compare l'estremo della creazione solamente maschile, la creazione per mezzo esclusivo della parola, la creazione attraverso il pensiero, la creazione attraverso lo spirito. Non si ha più bisogno del grembo materno per generare, non più della materia: la bocca dell'uomo che pronuncia una parola ha la capacità di creare la vita direttamente e senza bisogno d'altro (...) Il pensiero che l'uomo sia in grado di creare esseri viventi soltanto con la sua bocca, con la sua parola, dal suo spirito, è la fantasia più contronatura che sia immaginabile; essa nega ogni esperienza, ogni realtà, ogni condizione naturale, spazza via ogni vincolo posto dalla natura per raggiungere quell'unico scopo: rappresentare l'uomo come assolutamente perfetto, come colui che possiede anche la capacità che la vita sembra avergli negato: la capacità di generare"3.
E meno male che poi "il Signore Dio disse:"Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile" (Genesi, 2, 23).
Alonge denuncia l'invidia del ventre femminile da parte dei maschi nei drammi di Ibsen, in particolare in Il costruttore Sollness del 1892:"L'uomo odia la donna, la odia perché ha invidia del suo ventre…
Non ci sono donne nella religione del capitale. Il dio padre corrisponde esattamente al dio creatore. Il Figlio discende direttamente e misteriosamente dal Padre. Nell'olimpo cristiano la Vergine tenta di nascondere a malapena un evidente processo di partenogenesi maschile"4.
L’antifemminismo auspica la sottomissione della donna per il bene della pace tra l'uomo e la sua compagna che non deve essergli ostile.

Il giovane Stephen Dedalus dell’Ulisse di Joyce sostiene che l'opera di Shakespeare è imperniata su rapporti familiari dolorosi e scellerati, in particolare quelli tra padri-figli e tra fratelli: "il tema del fratello traditore o usurpatore o adultero o tutti e tre in una volta è per Shakespeare quello che non è il povero, cioè sempre vicino al suo cuore. La nota dell'estraniamento, estraniamento dal cuore, estraniamento da casa sua, risuona ininterrottamente dai Due Gentiluomini di Verona in avanti fino al punto in cui Prospero rompe la verga, la nasconde un certo numero di tese sotto terra e affonda il libro" 5.


Eros si associa a Eris. La gelosia

Eros si associa a Eris (contesa:"Militat omnis amans, et habet sua castra Cupido;/Attice, crede mihi, militat omnis amans "(Amores, I, 9, 1-2), è un soldato ogni amante; anche Cupido ha il suo campo di guerra; Attico, credimi, ogni amante è un soldato.

La guerra all’interno della coppia in quanto insaziabile si può collegare al tarlo edace della gelosia, definita da Shakespeare : "il mostro dagli occhi verdi che deride il cibo di cui si pasce"6. Swann di Proust la sentiva "quasi che questa avesse avuto una vitalità indipendente, egoistica, vorace di tutto quanto l'alimentasse"7. Essa era "come una piovra che getta un primo, poi un secondo, poi un terzo tentacolo" (p. 301). La gelosia è cieca ed è incurabile :"La gelosia, avendo gli occhi bendati, non solo è incapace di scoprire alcunché nelle tenebre onde è avvolta; è, inoltre, uno di quei supplizi nei quali si è costretti a ricominciare senza posa il proprio lavoro, come quello d'Issione o delle Danaidi"8.



La zoppia del tiranno, la tirannide come monarchia claudicante. Shakespeare, Sofocle, Erodoto, Pindaro. Il monosandalismo di Giasone e gli affreschi dei Carracci a palazzo Fava

Zoppicante come Edipo è the bloody king (IV, 3), il re sanguinario di Shakespeare, Riccardo III il quale si presenta dicendo di essere:"so lamely and unfashionable/That dogs bark at me, as I halt by them "(I, 1), così claudicante e goffo che i cani mi latrano contro quando gli passo vicino arrancando.
E' questa una zoppia che rende malata tutta la sua terra secondo il tovpo" che risale a Omero ed Esiodo: un cittadino dice che il Duca di Gloucester è pericolosissimo come i figli e i fratelli della regina e se costoro non governassero ma fossero governati "this sickly land might solace as before " (II, 3), questa terra malata9 potrebbe avere ristoro come prima.
Macbeth di Shakespeare inciampa nel meccanismo del potere che è una scala i cui gradini sono vite umane da calpestare:"That is a step/On which I must fall down, or else o'erleap / For in my way it lies " (I, 4), questo è un gradino sul quale devo cadere oppure scavalcarlo poiché si trova sulla mia strada.

Il despota teme chi gli sta sopra10 anche solo fisicamente: " Edipo uccide il padre che, dall'alto del suo carro, precipita allo stesso suo livello (...) Come Edipo che colpendo Laio con il suo bastone lo fa cadere dall'alto del suo carro a terra, ai suoi piedi, Periandro falcia e abbatte tutti coloro la cui testa supera di poco quella degli altri. E in secondo luogo le donne. La tradizione greca fa di Periandro, modello del tiranno, un nuovo Edipo. Egli avrebbe, in segreto, consumato l'unione sessuale con la madre Krateia11(...) Ma la tirannide, sovranità claudicante, non può procedere a lungo nel suo successo. L'oracolo, che aveva dato via libera a Cipselo per aprirgli la porta del potere, aveva fissato, fin dall'inizio, il termine al di là del quale la discendenza di Labda, non diversamente da quella di Laio, non avrebbe avuto il diritto di perpetuarsi. "Cipselo, figlio di Eezione, re dell'illustre Corinto" aveva proclamato il dio; ma per aggiungere subito:"lui e i suoi figli, ma non più i figli dei suoi figli"12. Alla terza generazione, l'effetto della "pietra rotolante" uscita dal ventre di Labda non si fa più sentire 13. Per la stirpe dei claudicanti, istallati sul trono di Corinto, è venuto il momento in cui il destino vacilla, precipita, sprofonda nella sventura e nella morte"14.
A proposito della zoppìa del tiranno, Periandro era figlio di Cipselo, nato da una Bacchiade zoppa (cwlhv, V, 92 b), Labda, che nessun membro di questa oligarchia dominante Corinto voleva sposare. La sposò invece uno di origine Lapita, Eezione il quale, siccome non nascevano figli, andò a interrogare l'oracolo di Delfi. La Pizia rispose che Labda era già incinta e avrebbe partorito un masso rotondo che si sarebbe abbattuto sui governanti punendo Corinto..
Diversi tiranni in conclusione hanno qualche cosa di zoppo: Cipselo e Periandro in quanto discendenti da Labda, Edipo poiché ha avuto i piedi perforati15. Anzi, se consideriamo con attenzione la prima antistrofe del secondo stasimo dell'Edipo re vediamo che tutte le tirannidi sono zoppe: "la prepotenza fa crescere il tiranno, la prepotenza/ se si è riempita invano di molti orpelli/ che non sono opportuni e non convengono (mhde; sumfevronta)16/salita su fastigi altissimi/precipita nella necessità scoscesa/dove non si avvale di valido piede" e[nq j ouj podi; crhsivmw/-crh'tai "(vv. 873-879).
Del resto il nome Hinkfuss, il regista che vuole assoggettare gli attori in Questa sera si recita a soggetto 17 significa "piè zoppo". Il dramma potrà procedere solo quando la compagnia avrà conquistato la sua libertà interpretativa.
Anche Giasone, il seduttore punito da Medea, si presentò con un solo sandalo18, al sacrificio in onore di Nettuno celebrato dal figlio del dio, Pelia, lo zio usurpatore, e questa asimmetria, in qualche modo fa zoppicare: “L’arrivo del vendicatore preannunciato da un oracolo e segnato da un marchio che lo rende riconoscibile alla sua vittima è un tema mitico e narrativo largamente diffuso nei racconti folklorici: un uomo fatale segnato da un marchio fu pure Edipo, “l’uomo dai piedi gonfi”, destinato da una profezia a uccidere il padre…Più complesso è il segno di Giasone e il tratto che distingue la sua missione, vale a dire il monosandalismo: evidentemente il monosandalismo è una forma simbolica di marchio fisico e una forma attenuata di zoppia; d’altro lato, l’uso di indossare un solo calzare è un elemento che s’inserisce in un complesso sistema rituale”19. Ma questa altra parte non riguarda il nostro discorso.
I tre Carracci, i fratelli Agostino e Annibale che con il cugino Ludovico affrescarono il piano nobile di palazzo Fava a Bologna (1583-1584) mettono in rilievo l’unico piede nudo di Giasone che arriva alle spalle di Pelia il quale si volta dissimulando a stento l’angoscia.


continua

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1Cfr. il già citato "varium et mutabile semper/femina " diVirgilio (Eneide , IV, 569-570).
2Questo miser risale alla letteratura latina nella quale, a partire da Catullo, dicono alcuni, assume il significato di persona infelice per l'amore non contraccambiato. In realtà se ne trovano già diversi esempi in Plauto. Qui ne do un paio:"miseriorem ego ex amore quam te vidi neminem" dice l'anziano Alcesimo al vecchio amico Lisidamo innamorato di Casina (v. 520), non ho mai visto uno più infelice, per amore, di te. Più avanti lo stesso innamorato conferma:"Neque est neque fuit me senex quisquam amator adaeque miser" (685), non c'è e non c'è stato un vecchio innamorato infelice quanto me.
3E. Fromm, Amore sessualità e matriarcato , trad. it. Mondadori, Milano, 1997. p. 104 e 105.
4R. Alonge, Epopea borghese nel teatro di Ibsen, Guida Editori, Napoli, 1983, p. 139.
5Ulisse, p. 290.
6Otello , III, 3.
7La strada di Swann, p. 300.
8Proust, La prigioniera, p. 151.
9Cfr la scheda “Dalla salute del re dipende quella del suo popolo e della sua terra”, dopo il v. 16.
10Cfr. " formidolosum… supra principem attolli " di Tacito (Agricola, 39 già citato).
11Diogene Laerzio, I, 96.
12Erodoto, V, 92, e 8-9.
13Erodoto, V, 92, e 2. Così le streghe del Macbeth promettono il regno al signore di Glamis, ma la successione ai figli di Banquo (I, 3).
14Vernant e Vidal-Naquet, Mito e tragedia due , pp. 39, 48 e 49.
15Edipo re , 1034, e Rane , 1192.
16Queste parole possono smontare l’utile perseguito da Giasone.
17Terza commedia (del 1929) della Trilogia del teatro nel teatro di Pirandello. Le altre due sono i Sei personaggi in cerca d'autore (del '21) e Ciascuno a suo modo (del '24).
18Cfr. Pindaro, Pitica IV e Igino, Miti, 12 e 13.

19Giulio Guidorizzi, a cura di Igino, Miti, p. 200. 

2 commenti:

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