Seconda parte del
percorso preparato per una relazione tenuta alla Festa dell’Unità di Bologna
il 14 settembre 2016, ore 20,30 Libreria della Festa
“Shakespeare - Eduardo. Le tempeste teatrali”
“La tempesta” tradotta da Eduardo
De Filippo
Interventi di Gianni Ghiselli,
Giuseppe Spano,
Carlo Cammuso, presiede Federico
Diamanti
Jan
Kott
Arcadia
amara “La Tempesta ”
e altri saggi Shakespeariani
La
tempesta
o la ripetizione, p. 57
Esploratori
e colonizzatori vissero l’esperienza come una ripetizione dei viaggi di Ulisse
e di Enea, o di Giasone delle Argonautiche.
Il
Nuovo Mondo è nuovo ma anche una ripetizione trasfigurata di quello antico. Una
trasformazione purificata o corrotta,
I
miti antichi erano localizzati per lo più nel Mediterraneo; nella geografia
mitica del Rinascimento l’oceano Atlantico diventa il nuovo Mediterraneo.
L’isola
di Prospero si trova sulla rotta dei viaggi di Enea, tra Cartagine - Tunisi e
Cuma - Napoli, ma è anche intorno alle Bermuda.
Come
nel’Eneide ha fatto Eolo per volontà
di Giunone, Ariele ha disperso la flotta di Alonso per ordine di Prospero.
Ferdinand
emerge dal mare come l’Odisseo nudo di Omero e Miranda come fa Nausicaa lo
guarda quasi fosse un dio: I might call
him/ a thing divine (I, 2)
La
musica di Ariel attira Ferdinand come il canto delle Sirene (I, 2
I
poteri magici di Prospero ricordano quelli di Medea nelle Metamorfosi di Ovidio, Sycorax risente di Circe.
Caliban
deve il suo nome al saggio di Montaigne Des
cannibales (1570 peraltro vi troviamo il relativismo culturale di Erodoto)
Calibano
è lo schiavo deforme e selvaggio (a savage
and deformed slave), spropositato dispropotion’d
nello stile e nell’aspetto (V, 1)
Il
mostro è spesso ibrido: Calibano è una cosa di tenebra (this thing of darkness V,
1) e del diavolo che l’ha generato con una strega depravata. "Nella mitologia greca la figura ibrida è, in
generale, un contrassegno di appartenenza a un mondo primitivo"[1].
Nell’Eneide l’ibrido è il Minotauro Minotaurus inest, Veneris mo -
numenta
nefandae (VI,
26)
Di
là, elevata sul mare, corrisponde la terra di Cnosso:
qui
l’inumano amore del toro e postasi sotto furtivamente
Pasife
e la razza mista e la prole bimembre
il Minotauro c'è, ricordo di una
Venere infame (VI, 23 - 26)
E’ un’ejkfrasiς:
descrizione delle scene scolpite sulle porte del tempio di Cuma.
Calibano è pesante e si muove come
una tartaruga (I, 2); Ariel è leggero e fluttua nell’aria. Calibano è
tellurico: “tu, terra!”, gli fa Prospero.
L’arte di Prospero si impone sul
selvaggio che dice: “I must obey: his Art
is of such power” (I, 2). Ma Prospero si è imposto con la forza poiché
Caliban non è educabile: “on whose
nature, Nurture can never stick. (IV, 1), dice Prospero che ha provato a
umanizzare Caliban ma invano.
You
taught me the language (I, 2) dice Caliban, ma poi lo maledice poiché ha
imparato a maledire appunto.
Trinculo, il buffone, quando vede
Caliban pensa di presentarlo nelle fiere.
Gli inglesi non darebbero un soldo
per aiutare a lame beggar, ma
pagheranno per vedere un indiano morto.
Caliban è half a fish and half a monster (III, 2)
Perfino la dolce Miranda lo tratta
come thing most brutish (I, 2)
Sh trasforma l’isola in una colonia
del nuovo mondo. Cronisti del Cinquecento descrivevano i selvaggi come creature
subumane
Gonzalo vorrebbe far rivivere l’età
dell’oro nell’isola se fosse una sua colonia (plantation, un neologismo che risale a mezzo secolo prima della
Tempesta). All’esperienza storica subentra il mito virgiliano - ovidiano.
Prospero ricrea il paradiso terrestre
nel suo masque per gli sposi novelli.
Le utopie rinascimentali invero
avevano un luogo: nelle isole del nuovo mondo.
Nel 1506 Tommaso Moro colloca la
sua utopia su un’isola vicina all’arcipelago delle Indie occidentali scoperto
da Vespucci.
Gli abitanti delle utopie
rinascimentali non conoscono proprietà, né legge (magistrate), né ricorrono alla violenza, né al commercio traffic), riches, poverty, service, servitù, contract, succession, confini,
vincoli, non metalli, grano, olio, vino, lavoro, all men idle, tutti gli uomini in ozio, and women too, ma innocenti e pure, nessuna sovranità (II, 1)
L’età dell’oro è fatta di negazioni degli usi
delle civiltà corrotte, Gonzalo riprende il brano delle Metamorfosi di Ovidio sull’età dell’oro: niente giudici, guerre,
lavoro: la terra produceva tutto da sola.
Le Metamorfosi[2] di Ovidio
Tradizionale è la visione dell'età
dell'oro nelle Metamorfosi: "Aurea prima sata est aetas
quae vindice nullo/sponte sua, sine lege fidem rectumque colebat " (I,
89 - 90), per prima fiorì l'età aurea che, senza alcuna repressione,
spontaneamente, senza legge, onorava la lealtà e la giustizia.
Ovidio afferma che durante l'età dell'oro non c'erano le navi che
solcavano i mari:"nullaque mortales praeter sua litora norant"
(Metamorfosi, I, v. 96), i
mortali non conoscevano altri lidi che i propri.
Cfr. il secondo e il terzo coro della Medea di Seneca
In questo primo libro del poema troviamo un collegamento esplicito tra
la decadenza della storia umana, l'avidità di ricchezze, e la guerra. Durante
l'aurea età :"nondum
praecipites cingebant oppida fossae,/non tuba directi, non aeris cornua
flexi,/non galeae, non ensis erant: sine militis usu/mollia securae peragebant
otia gentes " (I, 97 - 100), non ancora fosse a precipizio cingevano i
castelli, non c'era tromba di bronzo diritto, non corni di metallo piegato, non
elmi, non spade, e, senza la pratica militare, le genti prive di affanni
passavano la vita in dolce pace.
continua
interessante e ricco di spunti. Giovanna Tocco
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