Augusto |
I lezione
Il Potere. La figura
del tiranno. Il persiano Otane, la teoria antitirannica, e l’isonomia che è
altra cosa dalla democrazia ateniese la quale, secondo alcuni critici, sarebbe
stata una specie di dittatura del proletariato. Platone e la critica della
democrazia. Senofonte, Tucidide e Polibio. Nelle tragedie il tiranno è il
paradigma mitico della negatività del potere assoluto. Tirannide e
antitirannide in Eschilo. Nelle Supplici
di Euripide Teseo è il Pericle in vesti eroiche. Tebe è il paese guasto, mentre
Atene è la polis sana che è retta con
giustizia e protegge i supplici (Supplici,
Eraclidi di Euripide; Edipo a Colono di Sofocle). Difetti della paideia spartana secondo Euripide (Andromaca). Il potere incontrollato Ancora il mouvnarco~ di Erodoto. Euripide, Platone. Tito Livio e Bruto, il falso sciocco, l’ossimoro
vivente, come Amleto. L’invidia del tiranno: Tacito. Intellettuali e potere: Pasolini,
Augusto e gli storiografi martiri. La zoppia del tiranno. Il tiranno è
ignobile, servile e impotente. La paura
del tiranno, genitivo soggettivo e oggettivo. Il fanatismo di Eteocle nelle Fenicie di Euripide.
Seneca maledice il
potere tirannico. Il potere è razionale e morale solo se esercitato al
servizio dei sudditi. L’ira del tiranno.
Il tiranno, come lo schiavo calpesta la fides che è un valore solo per le persone oneste. L’uguaglianza. Le obiezioni di Giocasta a
Eteocle nelle Fenicie. Precarietà del
possesso delle ricchezze. Euripide, Menandro e Seneca. Il senso della misura e
la teoria della classe media.
“Chi vuole vedere quali sieno e pensieri de’ tiranni, legga
Cornelio Tacito, quando referisce gli ultimi ragionamenti che Augusto morendo
ebbe con Tiberio”[1].
Nella Medea di
Seneca la protagonista prova a chiedere giustizia con un processo equo ma
Creonte afferma il valore assoluto del suo ordine: "aequum atque iniquum regis imperium feras"
(v. 195), giusto o non giusto, rassegnati all'ordine del re. Infatti esso è
insindacabile.
Medea prova a obiettare che l'iniquità è una base instabile
per un regno: "iniqua numquam
regna perpetuo manent"
(v. 196), i regni iniqui non durano mai a lungo.
L'iniquità consiste
nel non ascoltare la parte avversa: "qui statuit aliquid parte inaudita altera, /aequum licet statuerit, haud
aequus fuit" (vv. 199 - 200), chi ha emesso una sentenza senza
avere ascoltato l'altra parte, anche se ha decretato il giusto, non è stato
giusto.
Del resto il tiranno che fa, ed ha paura, non lascia nemmeno
parlare.
Nell'Antigone
la protagonista fa notare a Creonte che il suo gesto sarebbe approvato dal
popolo se non fosse per la paura del tiranno: " Si potrebbe dire che a
tutti questi questo/piace, se la paura non serrasse la lingua" (eij mh; glw'ssan ejgklh/voi fovbo", vv.
504 - 505).
Il tiranno inceppa le lingue anche nel Macbeth: “This tyrant, whose
sole name blisters our tongues” (IV, 2), questo tiranno, il cui solo nome, fa
venire vesciche sulla lingua, afferma Malcom, uno dei figli del re Duncan
ucciso da Macbeth.
Nelle
Storie di Erodoto la teoria
antitirannica è attribuita al nobile persiano Otane il quale, durante il
dibattito costituzionale, contrappone alla monarchia il potere del popolo che
prima di tutto ha il nome più bello: " ijsonomivhn", poi non fa nulla di quanto perpetra
l'autocrate: infatti esercita a sorte le magistrature ed ha un potere soggetto
a controllo: " uJpeuvqunon de; ajrch; n
e[cei" (III, 80, 6). Erodoto
attraverso Otane formula già la teoria, poi riproposta da Polibio, secondo la
quale la monarchia degenera inevitabilmente in tirannide. Tra i sette nobili
Persiani, quando ebbero parlato anche Megabizo, che propugnava l'oligarchia, quindi
Dario, il quale sosteneva la monarchia e l'inevitabilità della degenerazione
sia della democrazia sia dell'aristocrazia (III, 82) verso le rispettive forme
deteriori. Prevalse quest'ultimo con l'argomento che a loro la libertà era
venuta da un monarca. Allora Otane non entrò in lizza per diventare re, dicendo
parole belle assai, una specie di manifesto dell'antisadismo: "ou[te ga; r a[rcein ou[te a[rcesqai ejqevlw" (III, 83, 2), infatti non
voglio comandare né essere comandato[2].
“Una
forte tendenza al rifiuto di obbedire è spesso accompagnata da una tendenza
altrettanto forte al rifiuto di dominare e di comandare”[3].
Sentiamo
Bertolt Brecht:
“Io
son cresciuto figlio
di
benestanti. I miei genitori mi hanno
messo
un colletto, e mi hanno educato
nelle
abitudini di chi è servito
e
istruito nell’arte di dare ordini. Però
quando
fui adulto e mi guardai intorno
non
mi piacque la gente della mia classe,
né
dare ordini né essere servito.
E
io lasciai la mia classe e feci lega
Con
la gente del basso ceto”[4].
Credo di avere riconosciuto un’eco di questa splendida
affermazione nel film di Chaplin The
great dictator (1940): il barbiere, sosia di Hynkel - Hitler, scambiato per
il grande dittatore deve fare un discorso che legittimi ed esalti la prepotenza
del tiranno, presentato alla folla come il futuro imperatore del mondo dal
ministro della propaganda Garlitsch - Goebbels. Ebbene il barbiere non rispetta
la parte che gli hanno assegnato e dice: “I’m
sorry, but I don’t want to be an emperor. That’s not my business. I don’t want
tu rule or conquer anyone”, mi dispiace, ma io non voglio essere imperatore,
non è il mio mestiere, io non voglio governare o conquistare nessuno.
E continua: “I should
like to help everyone…greed has poisoned mens’s souls”, mi piacerebbe
aiutare tutti…l’avidità ha avvelenato le anime umane.
CONTINUA
[1] F. Guicciardini, Ricordi, 13.
[2] Diodoro Siculo racconta una cosa del genere a
proposito degli Indiani: essi hanno una bella usanza introdotto dai filosofi: non
ci sono schiavi e rispettano in tutti l’uguaglianza: “tou; ~ ga; r maqovnta~ mhvq j
uJperevcein mhvq j uJpopivptein a[lloi~ kravtiston e{xein bivon pro; ~ aJpavsa~
ta; ~ peristavsei~” (Biblioteca storica, 2, 39, 5), poiché quelli che hanno imparato a
non prevalere e a non sottomettersi ad altri avranno una vita migliore in tutte
le circostanze..
[3] Hannah Arendt, Sulla violenza, p. 41.
[4] Scacciato per buone ragioni in Poesie
di Svendborg del 1939.
Giovanna Tocco
RispondiElimina