sabato 6 gennaio 2024

Perfect days un film che fa pensare, ricordare e fa amare la vita

Ho visto Perfect days di Wenders. Un film quasi muto: speciale e geniale. Racconta alcune giornate di un uomo che ha lasciato la propria famiglia e il suo mondo borghese  per fare lo sciacquino dei cessi.
 Si alza sorridendo, fa il suo lavoro con serio impegno, frequenta poche persone senza parlare, la sera torna a casa, legge e ascolta musica. Durante le pause dal lavoro si nutre con un po’ di cibo e fotografa gli alberi. E’ attirato dal contrasto luce-ombra. Va a trovarlo una nipote adolescente in fuga anche lei dalla vita della loro “buona famiglia”, in particolare dalla madre, la sorella del protagonista che va a riprenderla in modo autoritario scendendo da un macchinone con tanto di autista. Alla fine va a trovarlo un conoscente malato di cancro. Parlano un poco quindi giocano insieme cercando di calpestare ciascuno l’ombra dell’altro in modo scherzoso. Alla nipote che si trova bene con lui finché la madre non la costringe a tornare, dice che ogni giorno, ogni ora ha un suo significato se sei fai attenzione alla vita.
“La routine di Hirayama – sottolinea Wenders –  la spina dorsale della nostra sceneggiatura, la bellezza di un ritmo così regolare, fatto di giornate ‘tutte uguali’, è che inizi a vedere tutte le piccole cose che non sono mai le stesse ma che cambiano ogni volta. Il fatto è che se impari davvero a vivere interamente nel qui e nell’ora, non esiste più la routine, esiste solo una catena infinita di eventi unici, di incontri unici e di momenti unici”.
 I presunti valori del mondo borghese vengono annientati da questo benessere dello zio addetto a pulire i gabinetti e della nipote che, in fuga da un falso benessere, lo aiuta e vorrebbe rimanere a vivere con lui,  nella sua povera casa addirittura priva di bagno tanto che devono andare a quelli pubblici.
Fassbinder e Wenders sono i due registi della mia generazione, addirittura della mia età, che ho sempre ammirato e amato. La differenza tra loro è che Fassbinder tendeva a mostrare agli aspetti negativi anche orribili, giocava al ribasso anche crudamente e crudelmente, mentre Wenders ha sempre cercato il bene al di là del male.
 Non per niente gli sopravvive da più di 40 anni.
Più avanti pubblicherò un dialogo ambientato a Debrecen nella sera dell’addio dell’agosto del 1979.
Già allora elogiavo questi due registi parlando con una ragazza tedesca. Consideravo  questi due artisti come modelli, tanto li trovavo congeniali. Cito poche parole dette a me stesso: “Devo scrivere. Appena avrò qualcosa da raccontare e avrò acquisito il bello stile che mi faccia onore e venga letto von interesse, inizierò. Ho l’età di Fassbinder e di Wenders. E’ quasi l’ora”. Invero sono nato un anno prima di loro due: 1944 e 1945. Con l’attenuante che sono di metà novembre e scorpione con l’ascendente scorpione per giunta.  Saluti e baci. gianni
 
Bologna 6 gennaio 2024 ore 20, 31 
giovanni ghiselli

p. s. statistiche del blog
Sempre1445906
Oggi327
Ieri396
Questo mese1925
Il mese scorso12531
 
Finlandia
1.913
 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia CLXXXI La fedeltà mal riposta. Il rimpianto della rosa bianca trascurata.

  Il sole aveva sbaragliato le nubi. Mi tolsi la maglietta per   l’abbronzatura che va ripassata, come le lezioni. Mi guardai il petto e i...