giovedì 18 gennaio 2024

Introduzione alla conferenza che terrò il 2 febbraio nell’Hotel Alexander di Pesaro

Troviamo la crasi tra bello e buono  nella parola kalokajgaqiva che viene  commentata da Leopardi in questo modo: il greco era  “un popolo che, eziandio nella lingua, faceva pochissima differenza dal buono al bello”.
 (Detti memorabili di Filippo Ottonieri ).
Questa suvgkrasi~ è esemplare.
 
Oggi purtroppo è tornata di moda una discrasia pessima, ossimorica: guerra igienica, guerra catartica, guerra salutare.
 
La bellezza della classicità ellenica è associata alla semplicità  come la cultura è coniugata con la  forza, in quanto la paideia  deve  potenziare la natura, la fuvsi~.
 Lo afferma Pericle nel logos epitafios tramandato da Tucidide: "filokalou'mevn te ga;r met  j eujteleiva" kai; filosofou'men a[neu malakiva""(II, 40, 1), amiamo il bello con semplicità e amiamo la cultura senza mollezza.
 
Il bello con semplicità esclude la volgare esibizione del lusso
Plutarco nella Vita di Solone racconta che Creso,  il pacchiano re di Lidia, aveva esibito le proprie ricchezze al legislatore ateniese chiedendogli se lo ritenesse felice e aspettandosi di essere considerato e proclamato l’uomo più beato del mondo.
Solone invece rispose:  "Ai Greci, o re dei Lidi, il dio ha dato di essere misurati in tutto (metrivw" e[cein e[dwken oJ qeov"), e per questa misuratezza ci tocca una saggezza non arrogante ma popolare, non regale né luccicante "(27, 8).
Solone in realtà disprezzava la ajpeirokaliva, l'ignoranza del bello e la mikroprevpeia (27, 20), la meschinità di Creso che si era presentato coperto di gioielli e d'oro.
 
L’ajpeirokaliva è lo stesso difetto che il filosofo Nigrino di cui racconta Luciano di Samosata (120-185) attribuisce ai ricchi romani i quali si rendono ridicoli sfoggiando ricchezze e rivelando il loro cattivo gusto:"pw'" ga;r ouj geloi'oi me;n oiJ ploutou'nte" aujtoi; ta;" porfurivda" profaivnonte" kai; tou;" daktuvlou" proteivnonte" kai; pollh;n kathgorou'nte" ajpeirokalivan;”(Nigrino , 21), come fanno a non essere ridicoli i ricchi con le loro stesse persone dal momento che mentre mettono in mostra le vesti di porpora e protendono le dita delle mani, denunciano il loro cattivo gusto?
Nel Satyricon di Petronio il liberto straricco Trimalchione è l’incarnazione di questa volgarità.
 
Passiamo al cattivo esempio odierno
Oggi gli ignoranti maleducati si pregiano di permettersi lussi faraonici  e il gregge servile degli imitatori, li ammira, cerca di imitarli, inventando e vantando   frequentazioni di locali costosissimi, esclusivi come orrendamente si dice.
La mancanza di stile si trova anche nello scrivere degradato degli storiografi.
Luciano in Come si deve scrivere la storia [1]  fa questa osservazione:" Vi sono alcuni che trascurano completamente, o appena sfiorano, fatti grandi (ta; megavla)  e invece, per rozzezza (uJpo; de; ijdiwteiva"), mancanza di gusto (ajpeirokaliva"), e ignoranza (kai; ajgnoiva") di quello che va detto o quello che va taciuto, si attardano a descrivere nei minimi dettagli le cose più trascurabili (ta; mikrovtata, 27).
Succede lo stesso nel giornalismo di oggi.
 Mentre imperversano due guerre che minacciano di continuare e di estendersi, nei media si discute su quisquilie da parte di chiacchieronì e pennivendoli specializzati nella micrologica ciancia.
Ma c’è di peggio: c’è anche chi ignora i massacri o addirittura li giustifica pur di rimanere attaccato alla greppia.
  Esemplare nella classicità è la giusta valutazione la cui formulazione più nota è quella di Orazio:" Est modus in rebus; sunt certi denique fines,/quos ultra citraque nequit consistere rectum " (Satira I, 1, vv.106-107), c'è una misura nelle cose; ci sono insomma limiti definiti al di qua e al di là dei quali non può stare il giusto
Modelli imprescindibili sono i Greci.
 Orazio consiglia di seguire l’esemplarità ellenica. Il Venosino  nell’Ars poetica prescrive: “vos exemplaria Graeca/nocturna versate manu, versate diurna” (vv. 268-269), voi leggete e rileggete i modelli greci, di notte e di giorno.
Non esiste un solo neoclassicismo : “Ernst Howald (Die Kultur der Antike, 1948) ha potuto indicare la rinascita del "classico" come "la forma ritmica" della storia culturale europea"[2].
 
 
Bologna  18 gennaio 2024 
giovanni ghiselli ore  19, 58
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[1]Scritto tra il 163 e il 165 d. C.
[2] S. Settis, Futuro del 'classico', p. 84.

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