martedì 9 gennaio 2024

T. Mann, La montagna incantata - Der Zauberberg, 1924

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Prologo

Hans è un giovane uomo come tanti, se pur accattivante. La storia ha una patina di antico. E’ antica poiché avviene prima di una certa svolta, di un confine che ha scavato un abisso profondo nelle vite e nelle coscienze. Precede di poco la grande guerra. Ha a che fare con la fiaba per molti aspetti. E’ raccontata in modo preciso e minuzioso perché è avvincente solo ciò che viene approfondito in ogni dettaglio. Non basteranno sette giorni e neppure sette mesi per leggerla. Ma non saranno nemmeno necessari i sette anni che tennero Hans avvolto nelle loro spire.
 
Primo capitolo
L’arrivo p. 5
Hans Castorp, “un giovanotto di aspetto semplice” parte da Amburgo va a trovare il cugino Joachim in un sanatorio di alta montagna, Davos nel Canton dei Grigioni, dove il tempo non porta mutamenti. Contava di rimanerci tre settimane. Era un figliolo di famiglia, un ragazzo avvezzo a tutte le delicatezze.
Il viaggio allontanava Hans dal suo mondo: “Si dice che il tempo è il Lete, ma anche l’aria delle lontananze è un’acqua simile” (p. 6).
Il mio bagno nel Lete iniziò a Debrecen nel 1966.
Il viaggio può trasformare un pedante e un borghesuccio in una sorta di ricercatore vagabondo. Ricerca di amore e di saper.   
 
Nella Repubblica di Platone il fiume si chiama Amelete e si trova nella pianura del Lete , dell’oblio, dove si recano attraverso una terribile calura e arsura eij" to; th`" Lhvqh" pedivon dia; kauvmatov" te kai; pnivgou" deinou` (621a). A sera si attendano presso il fiume Amelete, la cui acqua nessun recipiente può contenere. Tutti devono bere una certa misura di quell’acqua, ma quelli non preservati da prudenza ne bevevano plevon tou` mevtrou, più della misura, e scordavano. Messisi a dormire, a mezzanotte scoppiò un tuono e un terremoto  bronthvn te kai; seismo;n genevsqai , quindi vennero trascinati alla nascita come stelle cadenti.
 
Nell’Eneide, Anchise dice al figlio:
Tum pater Anchises: “”animae, quibus altera fato
Corpora debentur, Lethaei ad fluminis undam
Securos latices et longa oblivia potant” (VI. 713-715) linfe serene devono e lunghe dimenticanze 
 
Hans sentiva inquietudine : sapeva di salire verso condizioni di vita del tutto insolite: caratterizzate da sottigliezza e penuria.
 
All’inizio dei Buddenbrook 1901 che è la storia della decadenza di una famiglia Verfall einer Familie- c’è invece una discesa con la slitta: è un’immagine simbolica.
 Tony ricorda quando d’inverno scivolava con insieme ai fratelli giù per il monte di Gerusalemme. “Una volta preso l’avvio, così pensava, si aveva la stessa sensazione di quando, nell’inverno,scivolava con la slitta insieme ai fratelli giù per il “Monte di Gerusalemme”: c’era da restare storditi e non si poteva fermare neanche volendo” (Parte prima, capitolo I). 
Cfr. T. S.Eliot The waste land  I The burial of the dead (vv. 14-18) . La terra desolata I La sepoltura dei morti.
My cousin’s, he took me out on a sled,
And I was frightened. He said, Marie,
Marie, hold on tight. And down we went.
In the mountains, there you feel free.
I read, much of the night, and go south in the winter,
Mio cugino mi portò in slitta,
e ne fui spaventata. Egli disse, Marie.
Marie, tienti forte. E andavamo giù.
Fra le montagne ci si sente liberi.
Io leggo gran parte della notte, e d’inverno vado al sud.
  
Tra blocchi di roccia, scuri abeti svettavano contro un cielo grigio come pietra. Hans lasciava dietro di sé la zona delle latifoglie e probabilmente anche quella degli uccelli canori.
 Come Tannhäuser che sale sulla montagna di Venere ( Wagner, Tannhäuser, I, 2). A Davos Venere sarà Claudia Chauchat che tratterrà lì per anni il giovane innamorato di lei
 
Alla stazione del villaggio c’era il cugino Joachim Ziemssen andato a prenderlo con una carrozza. I due si salutarono senza effusione “perché così si conviene tra persone di modi freddi e riservati” (p. 9), Temevano un’eccessiva cordialità. Si davano del tu ma non si chiamavano per nome.
Sono le formalità tipiche della “buona” borghesia tedesca.
Musil fa notare che l’aristocrazia austriaca era molto meno compassata e Proust dice la medesima cosa dei Guermantes di Parigi.  
 
C’era il concierge, portiere e guardiano del sanatorio che si occupò dei bagagli e zoppicava. Ricorda Caronte. 
 
Nelle I stasimo delle Troiane il coro delle prigioniere ricorda l’inganno del cavallo  paragonato allo scafo di una nave nera (nao;~ wJsei ;- skavfo~ kelainovn, 538-539, come nero scafo di nave) che  richiama la barca di Caronte.
 
(cfr. Alcesti, 251 skavfo~ divkwpon, lo scafo a due remi, quello si Caronte appunto
"Vedo una navicella a due remi, la vedo nella
palude: il traghettatore dei morti
con una mano sulla pertica, Caronte,
già mi chiama: perché indugi?  Tiv mevllei~;      
affrettati. Tu mi fai perdere tempo (su; kateivrgei~). Così
adirato mi fa fretta.(252-257).
 
Così nella Morte a Venezia di T. Mann la gondola evoca la barca di Caronte: “nero come nere al mondo sono soltanto le bare, lo strano legno …evoca la morte stessa, il feretro, il corteo tetro, il silenzio dell’ultimo viaggio” (p. 78).
Aschenbach non vuole pagare e non paga il gondoliere con un rovesciamento del paradigma culturale del pagamento dell’obolo a Caronte.
Aschenbach a un certo punto teme che il gondoliere lo spedisca con un colpo di remo alla dimora di Ade (p. 81). 
 
Il tempo, dice il cugino bruno, viene bistrattato quassù dove le persone modificano i loro concetti. Hans gli dice che lo trova, bene come si usa, e aggiunge che vorrebbe fare il viaggio di ritorno con lui, dopo tre settimane. Joachim tuttavia aveva con sé una fiaschetta dove espettorare. Il giorno se n’andava. E l’aere bruno…
I due si trovano a 1600 metri: “per questo le cime non risaltano molto” (p. 13). Relativismo dello spazio oltre che del tempo.
L’aria era fresca, mancava di odore, sostanza, umidità, e all’anima non diceva nulla.
 
Bologna 9 gennaio 2024 
giovanni ghiselli
 
p. s.
il 16 inizierò il corso alla Primo Levi. Se Dio vorrà. Ora vado a meritarmi la povera cena.
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