Il popolo retto
da un re buono prospera, traviato da uno
tiranno empio crepa.
La cura che
viene dall’osservazione del cielo.
Procedo con un riassunto meno particolareggiato fino
ai prossimi versi che leggeremo in greco.
All'inizio del secondo
canto viene bandita l'assemblea
dagli araldi e Telemaco, reso più bello da Atena, vi si reca a prendere il
posto del padre. Codino definisce
l'assemblea omerica "l'unico istituto sovrano (...) responsabile in
blocco di ogni azione da essa approvata ".
Ma vediamo,
in breve come si svolge. Prende la parola un anziano, Egizio che era curvo per la vecchiezza e sapeva innumerevoli cose ("kai; muriva h/[dh", v. 16). E' un uomo
come Ulisse che dall'esperienza ha imparato; infatti approva e benedice
Telemaco che per la prima volta dopo la partenza di Ulisse ha convocato il
popolo. Il giovane ne è incoraggiato e, ricevuto lo scettro dall'araldo Pisenore che conosceva saggi
pensieri ("pepnumevna mhvdea eijdwv"", v. 38), prese a
parlare.
Si può notare
che i partigiani di Odisseo e dei suoi cari sono mentalmente più dotati degli
oppositori: quindi si delinea un conflitto tra intelligenti e stupidi.
L'esito non potrà che essere favorevole ai primi.
Tutta l'Odissea infatti è un grande
campo di battaglia dell'intelligenza sviluppata, raffinata, contro la brutalità
primordiale, oppure contro la stupidità civilizzata
Quindi parla Telemaco e denuncia lo sperpero
perpetrato dai proci della roba non loro: un'ingiustizia che provocherà l'ira
degli dèi contro tutti gli Itacesi se essi non interverranno a fermare lo
scempio. Infatti Odisseo non ha meritato un danneggiamento del genere: era un
sovrano buono come un padre.
Un re buono, dirà lo stesso Ulisse nel XIX canto
parlando con Penelope, porta il popolo alla prosperità:"Raggiunge
l'ampio cielo la tua fama,/ come quella di un re irreprensibile che pio,/
regnando su molti uomini forti,/tenga alta la giustizia; allora la nera terra
produce/ grano e orzo, gli alberi si appesantiscono di frutti,/figliano
continuamente le greggi e il mare offre i pesci,/per il suo buon governo,
insomma prosperano le genti sotto di lui"(vv. 108-114).
Il ribaltamento di questa
situazione è il re negativo, cattivo e malato, che contamina la sua terra,
rendendola sterile e sconciandola quale mivasma. Si
scopre essere tale il protagonista dell'Edipo
re di Sofocle che decade da re a farmakov~ e deve
allontanarsi dalla terra che lui stesso ha reso malata.
Del resto questa idea che il
benessere di un popolo dipenda dalla giustizia e pietà religiosa del re non è
limitata ai soli autori greci:"Nella nozione omerica della regalità
sopravvivono rappresentazioni che si ritrovano più o meno in altre società
indoeuropee. Si tratta soprattutto dell'idea che il re è l'autore e il garante
della prosperità del suo popolo, se segue le regole della giustizia e i comandi
divini. Si legge nell'Odissea (XIX 110 sgg.) questo elogio del buon re (...)
Questo passo ha avuto nella letteratura classica una lunga discendenza; gli
autori si sono compiaciuti nell’ opporre la felicità dei popoli governati
secondo la giustizia alle calamità che nascono dalla menzogna e dal crimine. Ma
non si tratta in questo caso di un luogo comune morale. In realtà il poeta
esalta la virtù mistica e produttiva del re la cui funzione è quella di
incrementare la fecondità intorno a sé, negli esseri e nella natura. Questa
concezione si ritrova, molto più tardi, è vero, nella società germanica,
attestata quasi negli stessi termini. Presso gli Scandinavi, il re assicura la
prosperità per terra e per mare; il suo regno è caratterizzato dall'abbondanza
dei prodotti naturali, dalla fecondità delle donne. Gli si chiede, secondo una
formula consacrata, ar ok fridr '
l'abbondanza della pace', come a Atena, durante le Bufonie, si sacrificava 'per
la pace e la ricchezza'. Non si tratta di formule vane. Ammiano Marcellino ci dice che i Burgundi, dopo una disfatta o una
calamità, mettevano a morte ritualmente il loro re, perché non aveva saputo far
prosperare né dare successo al suo popolo". Benveniste
non cita le parole dello storiografo né indica
il libro e il capitolo dove si trovano. Se avessi più tempo andrei a cercarle
ma devo procedere.
Torno
dunque a proporre parole documentate con precisione.
Anche
i ragazzi sanno che il rex deve agire recte: infatti, quando
giocano, dicono: sarai re se farai
bene: "at pueri ludentes 'Rex eris ' aiunt/ 'si recte facies" .
Insomma
il rex deve dirigere sulla retta via. Quindi non può essere contorto.
Rex deriva da una radice indoeuropea *reg-
che ha dato come esito in greco ojreg- con protesi
oj- da cui ojrevgw, tendo; in latino reg-
da cui rex, rego, regnum
Anche
la virtù deve essere dritta: “et haec
recta est, flexuram non recipit” (Seneca, Ep. 71, 20), anche questa è diritta, non ammette piegatura.
Guardare il cielo quale modello e come terapia.
Leggiamo alcuni versi dell’esodo delle Baccanti di Euripide quando Cadmo
consiglia a sua figlia Agave impazzita
di osservare il cielo. La donna lo fa e rientra in sé dall’estasi
Cadmo.
Per
prima cosa permetti ai tuoi occhi di guardare il cielo. 1264
Agave
Ecco: perché mi hai ordinato di guardarlo?
Cadmo
Ti
sembra ancora lo stesso o che mostri dei cambiamenti?
Agave
Più
luminoso e traslucido di prima.
Cadmo
Questo
smarrimento è ancora presente nella tua anima? 1268
Agave
Non
intendo questa parola. Ma in qualche modo rientro
in
me, sottratta ai pensieri di prima. 1270
Cadmo
Potresti
dunque ascoltare in qualche modo e rispondere con chiarezza?
Agave
Come
ho dimenticato quello che ho detto prima, padre! 1272
Cadmo
In
quale casa entrasti con i canti nuziali?
Agave
Mi
hai data, a quanto dicono, al Seminato Echìone.
Cadmo
Quale
figlio quindi nacque nella casa al tuo sposo? 1275
Agave
Penteo,
dall'unione mia e del padre.
Cadmo
Allora
di chi porti il viso tra le braccia?
Agave
Di
un leone, come affermavano almeno, le cacciatrici. 1278
Cadmo
Ora
osservalo bene: breve fatica è guardare. 1279
Agave
Oh,
che vedo? Che cosa è questo che porto nelle mani?
Cadmo
Osservalo
con attenzione e riconoscilo con maggiore chiarezza.
Agave
Vedo
un dolore grandissimo ahi me infelice!
Cadmo
Ti
sembra che assomigli a un leone?
Agave
No,
ma la testa di Penteo ho in mano disgraziata me 1284
Sentiamo anche Shakespeare: “Princes are/a model which heaven makes like to
itself”, i
principi sono ielo un modello fatto dal cielo a sua somiglianza.
Anche il cielo dà esempi di
rettitudine pur con le sue circolazioni
La
deduzione della bontà del creato dalla bontà del creatore si trova, com’è noto,
nel Timeo di Platone : se il cosmo è bello (eij
me;n dh; kalovς
ejstin o{de oJ kovsmoς) l’artefice è buono (o Jdhmiourgo;ς
ajgaqovς).
Il demiurgo, il migliore degli autori (a[ristoς tw'n
aijtivwn), ha
guardato al modello eterno (pro;ς to; ajivdion e[blepen). Sicché il cosmo è la più
bella tra le cose nate (kavllistoς tw'n gegonovtwn 29a).
Il
demiurgo dunque era buono e chi è buono non prova invidia. Egli ridusse il
disordine all’ordine (29d)
Ci ha donato la vista affinché osservando nel cielo
i movimenti ciclici della mente ce ne servissimo per le circolazioni del pensiero
(Timeo 47 b-c)
Dobbiamo quindi correggere i giri guasti della nostra testa- dei` ejn th`/ kefalh`/ diefqarmevna~ hjmw`n periovdou~ ejxorqou`nta- attraverso l’apprendimento dell’armonia dell’universo
e delle sue circolazioni (Timeo, 90 D).
Cncludiamo il discorso del re buono dunque
“La crisi della regalità, che aveva sconvolto l’Iliade, prende fine: Ulisse-re non
assomiglia ad Agamennone, che nel comando alternava l’eccesso, l’arroganza e la
debolezza, e non conosceva il dono rarissimo che è la serenità del potere.
Ulisse è il re “unico”, come egli stesso aveva teorizzato nell’Iliade: il re giusto “che teme gli dèi”.
Se il sovrano obbedisce a questa immagine, la terra produce frumento e orzo,
gli alberi sono colmi di frutti, le greggi figliano, il mare dà pesci, i popoli
prosperano. Quando il re è un
giardiniere, come Laerte ha insegnato ad Ulisse, la terra diventa un
giardino. Questi pensieri erano consueti nell’antichità greca e nel mondo
iranico.
Quando è diffusa Giustizia-diceva Esiodo-, la città fiorisce, il
popolo risplende, c’è pace e prosperità, le querce sui monti sono piene di
ghiande e di miele, e le greggi appesantite dal vello.
Lo sguardo del sovrano iranico giunge tra le nuvole
che ci danno la pioggia, nelle valli che si coprono di messi e di fiori, tra
gli animali che vivono in pace e sicurezza, come nella perduta età d’oro di
Yima. Durante il regno di Cosroe I-scriveva Firdusi- “si sarebbe detto che le
lacrime delle nubi fossero acqua di rosa, e che non ci fosse più sofferenza né
bisogno di medico. L’acqua cadeva sui fiori al momento propizio, il coltivatore
non soffriva mai per la mancanza di pioggia: le valli e le pianure erano coperte
di fiori, di case e di palazzi; il mondo era pieno di verdure e di bestiame, i
ruscelli assomigliavano a fiumi e i fiori dei frutteti alle Pleiadi”.”
Torniamo al secondo canto dell’Odissea.
Telemaco conclude il dscorso ricordando al
popolo le proprie pene non senza rinfacciargli una qualche complicità.
Quindi gettò a terra lo scettro e
scoppiò a piangere, come chiedendo compassione, ed ebbe successo poiché la
pietà prese tutto il popolo:"oi\kto" d j e[le lao;n
a{panta", v. 81.
Bologna 10 maggio 2025 ore 18, 46
giovanni ghiselli
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