Teocrito
e Callimaco sono postfilosofici, nel senso che non credono più nella
possibilità di dominare teoreticamente il mondo.
E'
anche una poesia postmitica che, sazia di ripercorrere le vie di tutti i
racconti della mitologia tradizionale, tenta l'elaborazione letteraria del
mondo dei pastori e degli umili della città.
Filita
di Cos (IV-III sec.) ha avuto qualche ruolo nell'incubazione della poesia
pastorale.
Teocrito
(310-260) però trova l'archetipo nel canto popolare di leggendari pastori
antichi.
I
codici conservano 30 carmi con il nome di eijduvllia, più il carme figurato Su'rigx,
zampogna, e 22 epigrammi presenti anche nell'antologia Palatina.
Non
tutti gli idilli sono autentici. Alcuni sono propriamente bucolici, altri di
ambientazione urbana, altri encomiastici (per Tolomeo Filadelfo e la moglie
Arsinoe, per Ierone II di Siracusa)
Sono
prevalentemente in dialetto dorico, ma il XXII (ai Dioscuri), il XII
(pederotico) e il XXV (epillio di Eracle) sono in dialetto ionico omerico, i
28-31 in dialetto eolico.
Il
metro è l’esametro
Il
VII, le Talisie, è ambientato a Cos ed
evoca la toponomastica dell'isola dell'Egeo che nel 309 aveva dto i natali a
Tolomeo Filadelfo (285-246).
Teocrito
vuole distanziarsi da Esiodo che per seguire le Muse aveva ripudiato la sua
natura di pastore (Teogonia, 26:"poimevne"... gastevre"
oi|on").
Teocrito
canta gli uomini, e i suoi dei (Dioniso, 26; Eracle, 24) sono simboli di membri
della dinastia tolemaica. C'è dunque un'autolimitazione tematica a protagonisti
umani o a dèi umanizzati: è la ricerca di "vie non battute" secondo
la poetica callimachèa.
Nell'Encomio a Ierone II (XVI) il poeta
auspica la pacificazione dell'isola con l'allontanamento dei Cartaginesi: si
preparino i maggesi per la semina "quando la cicala spia i pastori nel
sole di mezzogiorno e frinisce in alto tra i rami delle piante". Ierone
prende il potere a Siracusa nel 275.
E’ uno dei Bettel-gedichte[1], canti della
questua. Chiede di non mandare via le sue Grazie (Cavrita~), le sue
poesie, ajdwrhvtou~, (v. 7) senza
doni. Tornerebbero a casa corrucciate, a piedi nudi, dileggiando il poeta che
le ha fatte camminare invano.
Ora
domina il guadagno e gli uomini non desiderano più essere glorificati aijnei'sqai (v. 15) per
imprese gloriose.
Domina
l’avarizia. Teocrito presenta un vade-mecum della liberalità: beneficare gli
uomini, sacrificare agli dèi, non essere un cattivo ospite, ossia accoglierlo
amabilmente alla mensa e congedarlo quando voglia andarsene, ma soprattutto
onorare i sacri ministri delle Muse.
Non
bisogna cercare di intrattenere l'ospite.
Nel
IV canto dell’Odissea (v. 610 sgg.) Menelao
elogia Telemaco e lo asseconda senza cercare di trattenerlo, da ospite perfetto
qual è.
"Perché
l'ospitalità ha due facce: bisogna infatti accogliere lo straniero, ristorarlo
con un banchetto, dargli la possibilità di dormire, di lavarsi e magari perfino
rivestirlo, e infine offrirgli dei regali e dargli la possibilità di tornarsene
a casa con quei regali. In breve, la buona ospitalità consiste sia nel non
uccidere lo straniero che nel non trattenerlo a forza"[2].
Il
celebrato ne avrà onore eterno. I ricchi signori della Tessaglia furono
committenti di Simonide e Pindaro.
Senza
la celebrazione dei poeti, si cadrebbe nell’oblio una volta entrati nella larga
zattera dell’odioso vecchio (ej~ eujrei'an scedivan stugnoi'o gevronto~, v. 41).
Simonide
viene ricordato come valente poeta di Ceo (deino;~ ajoido;~ oJ Khvio~, v. 44)
che ha modulato vive canzoni variopinte sulla lira policorde (aijovla fwnevwn-bavrbiton ej~
poluvcordon,
vv. 44-45).
Anche
i cavalli ebbero onore. Senza il canto di Omero non avrebbero onore tanti eroi,
compreso Odisseo che errò per 120 mesi, e il porcaro Eumeo e il bovaro Filezio.
Io
preferisco onore e amicizia a tanti muli e cavalli. Difficili sono le vie per i
poeti. I Fenici tremano già ora. Ierone guida i Siracusani ed è pari agli eroi
antichi.
CONTINUA
Giovanna Tocco
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