sabato 2 febbraio 2019

Senza l’amore non c’è bellezza, non c’è gioia né luce, né vita


La Fedra di D’Annunzio dice: “ Mia madre/ nacque dal Sole e dall’Oceanina;/ e per ciò sono anch’io piena di raggi/ e di flutti, sono piena di chiarori e di gorghi” (Atto I).

La nutrice rinfaccia a Ippolito di essere uno truculentus et silvester (Fedra, v. 462), truce e selvatico, in quanto passa una gioventù senza Venere, una dea che colma i vuoti della razza umana. Se la escludi, il mondo rimane senza vita: “Excedat… rebus humanis Venus…vacuum sine ullis piscibus stabit mare/alesque caelo derit et silvis fera (v. 469 ss.), mancherà l’uccello al cielo e la fiera ai boschi.
Insomma: orbis iacebit squalido turpis situ (471),  il mondo giacerà brutto in uno schifoso squallore. 
Proinde vitae sequere naturam ducem (v. 481), segui dunque la guida della natura

Cfr. Il Pervigilium Veneris
Cras amet qui numquam amavit, quique amavit cras amet,
Ver novum ver iam canorum; vere natus orbis est,
Vere concordant amores vere nubunt alites,
Et nemus comam resolvit de maritis imbribus
Cras amorum copulatrix inter umbras arborum
Implicat casas virentes de flagello myrteo.
Cras Dione iura dicit fulta sublimi throno
Cras amet qui numquam amavit, quique amavit cras amet
Sette trochei e mezzo: tetrametro trocaico catalettico in syllabam  con un anceps finale

Cfr. amor omnibus idem di Virgilio
"Omne adeo genus in terris hominumque ferarum-que/et genus aequoreum, pecudes pictaeque volucres/ in furias ignemque ruunt: amor omnibus idem  "( Georgica III, vv. 243-244) così ogni specie sulle terre di uomini e di animali, e la razza marina, il bestiame e gli uccelli colorati si precipitano in ardori furiosi, amore è lo stesso per tutti.

L’amore viene spesso calunniato perfino dalla madre sua
Nel romanzo di Apuleio, Psiche è adorata più di Venere la quale si risente e convoca il figlio pinnatum et satis temerarium. Costui ferisce, corrompe et nihil prorsus boni facit (Metamorfosi, 4, 30).
Qui Eros viene calunniato dalla madre.

Ricordiamo altre calunnie.
Apollonio Rodio: daivmwn ajlginovei~ (IV, 64).
scetli j   [Erw~, mevga ph`ma, mevga stuvgo~ ajnqrwvpoisin (IV, 445),  atroce Amore. Grande angoscia, grande abominio per gli uomini.
Virgilio, Eneide IV 412: improbe amor, quid non mortalia pectora cogis!
Platone nella Repubblica fa dire a Sofocle che è contento della vecchiaia, w{sper luttw`nta tivna kai; a[grion despovthn ajpodrav~   come se fossi fuggito da un padrone furioso e e selvaggio. Ab domino agresti ac furioso profūgi  (Cicerone, De senectute, 14).

Venere vuole che Psiche si innamori di un homo extremus (4, 31

Altre rivalutazioni di Eros (dopo quella di Agatone nel Simposio platonico ricordata sopra
Shakespeare in Pene d’amore perduto, dice che il sentimento d’amore è più lieve e sensibile delle tenere antenne di chiocciole increspate (IV, 3).

Il mondo senza Eros e Venere è una colossalre immondizia enormis eluvies
Nell’Asino d’oro di Apuleio,  Psiche  punisce le sorelle attirandole in una trappola e facendole morire. Ha perso la sua santa semplicità. Poi va a cercare Amore e intanto avis peralba illa gavia, va a parlare a Venere.
Il gabbiano dice che nell’assenza delle due divinità dell’amore, il mondo sta precipitando nell’età del ferro: non voluptas, non gratia, non lepos, sed incompta et agrestia et horrida cuncta; non nuptiae coniugales, non amicitiae sociales, non liberum caritates, sed enormis eluvies, una colossale inondazione di immondizia et squalentium foederum insuāve fastidium (5, 28) e una sgradevole noia di rapporti squallidi.
La verbosa et satis curiosa avis borbottava queste parole .

Credo che l’immondizia che si accumula in alcune nostre città sia simbolica proprio della mancanza di concordia e simpatia tra gli esseri umani.

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