sabato 21 settembre 2024

Pindaro Nemea X. Quarta triade strofica.


 

Strofe IV

Scambiandosi  con vece alterna la vita

Passano un giorno presso il loro padre

Zeus, l’altro nelle profondità della terra

nelle valli di Terapie

 

Presso Sparta, un luogo di culto dei Dioscuri-cfr. qerapeuvw-

 

compiendo sorte uguale- povtmon ajmpivplante~ ojmoi`on-: poiché

questa vita per sempre scelse Polideuce, piuttosto che essere completamente dio e abitare in cielo

quando Castore combattendo moriva.

 

Omero scrive: “a vicenda a[llote vivono un giorno per uno, a vicenda a[llote muoiono”  (Odissea, XI, 303)

 

Lo  ferì Ida, adirato in modo particolare per i buoi,-  [I da~ e[trwsen bousivn pw~ colwqeiv~- covlo~ significa rabbia, bile

con la punta dell’asta di bronzo.

 

I Dioscuri fecero razzia di buoi con i cugini Ida e Linceo figli di Afareo, i quali se li tennero tutti. I Dioscuri reagirono e ci fu gerra tra loro.

 

Antistrofe IV

Dal Taigeto  aguzzando lo sguardo

Linceo  vide Castore seduto sul tronco

di una quercia

Di quello tra tutti i terrestri

Lo sguardo era il più acuto-ojxuvtaton o[mma-

 

Il nome Lugkeuv~ è connesso a quello della lince- luvgx-  felino dalla vista acutissima.

 

Con piedi veloci arrivarono subito gli Afaretìdi –i figli di Afareo-

E velocemente meditarono un’azione enorme- mevga e[rgon-

-Ferirono castore a morte-

E subirono una reazione tremenda per mano di Zeus:

subito infatti giunse il figlio di Leda-Polluce-  che li inseguiva;

ma quelli rimasero fermi contro di lui presso la tomba del padre.

 

Epodo IV

Divelta di là una statua di Ade, pietra levigata,

Ida e Linceo-la scagliarono sul petto di Polluce

ma non lo schiacciarono

né lo respinsero: avventatosi con il giavellotto veloce ,

Polluce spinse il bronzo nei fianchi di Linceo.

Zeus avventò contro Ida un fulmine di fuoco fumante

Insieme bruciarono nella solitudine- ejkaivont ejrh`moi-. E’ una gara dura

per gli uomini scontrarsi con i più forti.

 

p. s.

In fondo morire soli senza conforto è la morte più eroica. Vedi Giovanni Drogo del romanzo di Buzzati Il deserto dei Tartari. Chi non si sposa e non ha figli muore solo come è sempre vissuto.

 Quando lessi questo romanzo da adolescente conobbi in anticipo la mia storia. Lo rifarei siccome ho fatto il  meglio che potevo con i mezzi che avevo. Ho vissuto e amato il mio destino. Giovanni, da quello di Buzzati a quello di Mozart- Da Ponte ,  è stato un nomen omen per me. Ringrazio la madre mia ora celeste che ha voluto mettermelo. Ne ho fatto l’uso corretto, l’uso migliore per me.

 

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