domenica 29 settembre 2024

Ifigenia CXLII L’esplosione.


 

Rispose senza scomporsi come chi mente per abitudine e con metodo: “Hai ragione. Mi sono confusa. Del resto, se ti avessi tradita con quello, sarei stata attentissima a non sbagliarmi sul conto di lui”.

“Non avrà contato quante volte lo ha fatto”, pensai.

Quindi si mise a correre lungo la spiaggia. Fece qualche decina di metri, poi si fermò e si girò gesticolando per significarmi che dovevo seguirla. Mi incamminai lentamente perché non avevo voglia di andarle vicino. Ma quella rimase ferma e dovetti raggiungerla non senza disgusto. Mi fissava con occhi spalancati dalla meraviglia, come per dirmi: “che cosa aspetti? Non vedi che sono qui tutta per te, solo per te?”

Quando fui arrivato tanto vicino da udirla bisbigliare, disse: “gianni, facciamo l’amore. Ne ho tanta voglia. Ti prego, ti prego, ti prego”.

La solita lagna.

“No, qui non si può”-risposi- c’è gente, anche dei bambini. Non mi va di dare scandalo.

Ma la bugiarda, intesa solo a farmi scordare l’oltraggio, insisteva: “Ti prego, andiamo nell’acqua”.

“No, è troppo fredda”

“Allora dentro un capanno oppure imbuchiamoci sotto un moscone o un mucchio di sabbia. Non ne posso più dalla voglia”.

“Io invece non ne ho”.

“Te la faccio venire io”.

Voleva coprire la propria scelleratezza con questa ostentazione frenetica e falsa di insopprimibile libido.

Mentre pensavo questo, mi lasciai cadere sulla sabbia per darle un segno di totale impotenza.

Ma quella prese il gesto sconsolato per un invito erotico e mi saltò sopra. I genitori portarono via in fretta i bambini. Ifigenia sedette pesantemente sul mio costume rivolgendo uno sguardo sfacciato verso il mio viso che aveva impresso un dolore profondo, quindi mi afferrò le spalle con entrambe le mani e si mise a scuoterle mentre canticchiava un’arietta che voleva essere allegra mentre risuonava lugubremente nell’anima mia desolata. La poveretta aspettava di essere incoraggiata con un gesto affettuoso ma io oltretutto ero troppo schiacciato e aderente alla sabbia umida per muovermi.

Dopo un paio di minuti divenne aggressiva: smise di canticchiare, iniziò a pizzicarmi le braccia, quindi a scuoterle per distogliermi, immagino, dal male che pensavo di lei.

Intanto la spiaggia sotto il monte Ardizio si stava abbuiando e si era fatta deserta.

Visto che seguitavo a non reagire, Ifigenia a un tratto si inferocì: con la mano destra prese una mamciata di sabbia e me la scaglio sul viso

Tra le palpebre, le lenti a contatto, i poveri occhi e il cervello, sentivo scrosciare cascate di vetri e di cocci infuocati mentre la gola e la bocca sputavano sabbia tossendo, sputando e mugghiando.

Non come il toro di Pasife infoiato ma come il taurus maxima victima del sacrificio rituale e culinario.

Maledetta cretina. Come potei distinguere qualcosa mi accorsi che scappava. Dopo qualche minuto la vidi sguazzare nell’acqua come una grossa oca. Saltellava poi si accovacciava, schiamazzava e dimenava le braccia. Intanto l’ombra del momte Ardizio era arrivata agli scogli antistanti la riva e tutta la spiaggia comunicava un senso di desolazione.

Quando fu uscita da quel pelago cupo mi venne vicino mentre continuavo a pulirmi la faccia sconciata da un pugno di rena.

Disse: “Mi sono tuffata nell’acqua fredda perché sbollisse il desiderio che tu non vuoi più accontentare”

Tra le lacrime cercai di guardarle e le dissi: “Vedi che guaio hai combinato? Se lo farai un’altra volta non potrai più tornare da me”

“Vedremo” osò ancora dire.

“Sei avvisata. Intanto andiamo via di qui”.

Durante il tragitto verso il bagnino Alfredo di tanto in tanto si gettava in acqua per significarmi che poteva fare a meno di me.

A mia volta pensavo: “Speriamo che vada via presto, che si innamori di un altro, un giapponese magari, o almeno uno di Osimo”. Nel frattempo se mi darà noia farò finta di niente. Alle sue provocazioni opporrò un muto disprezzo”.

Come fummo arrivati nella zona degli alberghi, questi ombreggiavano già tutto il mare

“Come Dio vuole è autunno-pensavo. Presto ricomincia la scuola. Là dentro dovrò vederla per forza se le rinnovano la supplenza, ma poi, una volta usciti, per carità: ognuno a casa sua”.

Pesaro 29 settembre 2024 ore 10, 20 giovanni ghiselli

 

 

 

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