lunedì 20 maggio 2019

Infliggere sofferenze ai bambini è un abominio





Nelle III stasimo delle Troiane di Euripide, tragedia che vedrò e presenterò a Siracusa alla fine di questa settimana, è descritta la distruzione di Ilio
Una massa di bambini attaccati alle madri piange. Una bimba grida: “Madre, gli Achei mi portano via sola, lontano dagli occhi tuoi, su una nave fosca, con remi che fendono il mare, alla sacra Salamina o alla istmica punta sui due mari dove le sedi di Pelope hanno le porte (1092 ss.).
Il dolore inflitto  ai bambini è l’atrocità massima nel corso di questo eccidio come nei confronti dei profughi che cercano la salvezza nelle nostre coste
Non c’è progresso, non c’è ricerca della verità che giustifichi il pianto dei bambini. Certi politici nostri, magari pure “progressisti” approvavano i bombardamenti sulle città con relativi massacri in quanto tali “pulizie”  liberavano le donne dal portare il velo. Insomma meglio morte con i loro figli che “schifosamente” velate. Ora l’abominio si ripete.
Ho sempre pensato che la vita punisce chi la tratta in questa maniera.  
Cfr. 1984 di Orwell: “Qualche cosa vi sconfiggerà. La vita vi sconfiggerà (p. 282 Something will defeat you. Life will defeat you)...Io so che alla fine sarete sconfitti. C'è qualche cosa, nell'universo...non so, un qualche spirito, un qualche principio...che non riuscirete mai a sopraffare."
"Credi in Dio, Winston?"
"No."
"E allora quale può essere questo principio che ci annienterà?"
"Non lo so. Lo spirito dell'Uomo"( The spirit of Man p. 283).


Cfr. poi I fratelli Karamazov dove Ivan ricorda le sofferenze dei bambini e sostiene che per evitarle si deve rinunciare anche all’armonia: “ sta bene che debbano soffrire tutti, per comperare a prezzo di sofferenze l’armonia futura; ma dimmi, che c’entrano i bambini? Dimmelo per piacere! E’assolutamente incomprensibile che debbano soffrire anche loro e acquistare a prezzo delle loro sofferenze questa armonia (V, 4, p. 317) 
Hanno valutato troppo cara quell’armonia e non abbiamo mezzi per pagarne a tal prezzo l’ingresso. E perciò mi affretto a restituire il mio biglietto d’ingresso. E se sono un uomo onesto, devo restituirlo al più presto possibile”[1].



[1] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, p. 319.

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