giovedì 16 maggio 2019

Ecuba, la madre di Riccardo III e l’ottimo film "Red Joan"


Nel prologo dell’Ecuba di Euripide, al verso 60, entra in scena la vecchia regina che in questo dramma, come nelle Troiane di Euripide e in quelle di Seneca, costituisce l’unità del dramma. Il suo dolore è universale, raccoglie le sofferenze di tutti, soffre per tutti

Altri nodi di dolore
Cfr. Edipo re di Sofocle (vv.93 - 94): "Parla a tutti. Di questi infatti io porto il dolore/più che per la mia vita".

Simile nodo di dolore è di nuovo Ecuba nelle Troiane di Seneca dove la desolata vecchia dice al nuntius incerto se debba dare le orrende notizie di nuove uccisioni prima a lei o alla vedova di Ettore:" quoscumque luctus fleveris, flebis meos:/ sua quemque tantum, me omnium clades premit;/mihi cuncta pereunt: quisquis est Hecubae est miser " (vv. 1061 - 1062), qualunque lutto piangerai, piangerai il mio: la propria rovina schiaccia ciascuno soltanto, me quella di tutti; tutti gli affetti miei sono morti; chiunque è un caro di Ecuba è infelice! 
Nel Riccardo III di Shakespeare la duchessa di York, madre di Riccardo, Edoardo IV e Clarence, quando viene a sapere della morte di Edoardo e di Clarence, replica al lamento dei figli di Clarence e della vedova del re dicendo: “Alas, I am the mother of these griefes - gravis: - Their woes are parcell’d, mine is general” (Riccardo III, II, 2), ahimé, io sono la madre di questi lutti: i loro dolori sono suddivisi, il mio li comprende tutti. 

Questi autori mi hanno insegnato vedere e compiangere le sofferenze dei vinti. Quando ero bambino mi dicevano che le bombe atomiche sui Giapponesi avevano salvato tante vite umane come se quelle degli sconfitti non lo fossero. I crimini secondo questa solita propaganda dei vincitori, già presente in Polibio, li avevano commessi solo coloro che la guerra l'avevano persa. Con il tempo ho imparato a compatire tutti quanti soffrono, a patire con tutte le vittime.
Ieri ho visto un film splendido Red Joan. Racconta di una studentessa di Cambridge, una ragazza carina e intelligente che, diventata una fisica di valore al corrente dei segreti relativi alla preparazione della bomba atomica, nel vedere in alcuni filmati i massacri di Hiroshima e Nagasaki, al sentire di centinaia di migliaia di morti, inorridisce e si adopera per fare giungere ai Sovietici gli arcana dell’orrendo ordigno. Questa giovane donna verrà scoperta molti anni dopo, divenuta una signora ultraottantacinquenne, e non si dirà pentita ma rivendicherà il suo gesto con coraggio, con logica e con senso delle giuste proporzioni, dicendo che era necessario un deterrente che controbilanciasse la supremazia statunitense affinché gli Americani non ripetessero simili genocidi.
Difatti da allora altre bombe atomiche non sono state sganciate sugli umani.
Pregevole il film ottime le attrici, la giovane e la vecchia.

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