mercoledì 29 maggio 2019

Italo Svevo. L'uomo e l'inetto. 9a parte

Conferenza alla biblioteca Scandellara

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Dalla conferenza del 29 aprile 2019 (biblioteca Scandellara, ore 18,30 - 20) sul tema dell’uomo inetto

Segue una conversazione da innamorati.
“Ogni uomo è davvero un enigma” dice Bazarov. E chiede: “perché voi con la vostra intelligenza, con la vostra bellezza, vivete in campagna?”
La Ondicova dice di essere infelice perché non ha desiderio né voglia di vivere. Amo il confort e nello stesso tempo ho poca voglia di vivere. Sono molto stanca, sono vecchia, Ho molti ricordi alle spalle e davanti una lunga strada senza una meta e non ho voglia di percorrerla.
Bazarov pensò: Tu civetti, ti annoi, e mi aizzi per ozio, mentre io… e il cuore gli si lacerava
Lui esce e lei sedette: “La sua treccia si sciolse come un serpente scuro e cadde su una spalla”. E’ un’immagine epifanica: rivela la quiddità, la segreta essenza della donna.
Arkadij soffriva ma non voleva mettersi a piangere davanti al suo beffardo amico.
La principessa assunse un’espressione come per dire: “guardate, guardate come mi meraviglio!” (p. 110)
Altra conversazione tra Bazarov e Anna che gli chiede “chi siete e cosa siete?”
B. dice che vuole fare il medico distrettuale ma Anna gli chiede come potrebbe accontentarsi di una posizione tanto modesta
Ma, fece B. “la maggior parte dell’avvenire non dipende da noi. Andrà bene se si darà il caso di fare qualcosa”.
Cfr. i film di Woody Allen ed eventa e coniuncta di Lucrezio.

Anna: “qualcosa mi dice che non ci siamo incontrati per nulla, che saremo buoni amici”.
Bazarov infine le dice che la ama stupidamente, pazzamente. Tremava.
La Ondicova ebbe paura e sentì pietà di lui.
B. cerca di abbracciarla ma lei si sottrae
Lei ci pensa sopra ma poi decide: “No. Dio sa dove questo mi condurrebbe, non ci si può scherzare, la tranquillità è pur sempre la miglior cosa al mondo” (p. 114). Mi fa pensare alla muraglia dell’apollineo contro il dionisiaco
Bazarov dice ad Anna che parte perché lei non lo ama e a lei balenò in mente “ho paura di questo uomo”
All’ora del tè arrivò il giovane progressista Sitnikov con una vivacità da quaglia (p. 116)
L’apparizione della volgarità riesce utile in quanto indebolisce le corde troppo altamente intonate.
Arkadij dice a Bazarov che i babbei come Sitnikov sono necessari: “non agli dèi tocca cuocere i vasi” (p. 117)
Arkadij vide il vaso senza fondo dell’amor proprio di Bazarov che gli disse che era uno sciocco.
Bazarov parla con l’amico mentre sono in viaggio e dice: “è meglio far lo spaccapietre sul selciato che permettere a una donna di impadronirsi sia pur della punta di un dito” Un uomo non ha tempo di occuparsi di queste sciocchezze. L’uomo deve essere feroce
Arrivano a casa di Bazarov. La tenuta della madre aveva 22 anime. La casa era molto modesta. Il padre Vasilij dice che per un uomo pensante non esiste alcun romitaggio.
Cfr. la Consolatio ad Helviam matrem di Seneca confinato in Corsica
Ha dato la terra ai contadini, a mezzadria.
Bazarov dice: “noi ridiamo della medicina e non ci inchiniamo a nessuno” (p. 126). Il padre aveva fatto il medico di Stato maggiore e curava il giardino e i poveri per filantropia. “Ha detto bene Paracelso: in herbis, verbis et lapidibus” (fondatore della chimica farmaceutica 1493 - 1511)

La stanza offerta ad Arkadij era il vestibolo del bagno.
La madre, Arina, era una tipica piccola nobile russa all’antica: credeva nei santi mentecatti, nel malocchio, riteneva i grilli e i cani animali immondi, non mangiava i cocomeri perché un cocomero sgozzato ricorda la testa di San Giovanni Battista.
Era buona. Simili donne stanno scomparendo. Dio sa, se sia da rallegrarsene. Il vecchio fa i complimenti ad Arkadij che si schermisce ma il vecchio dice che ha frequentato il mondo e riconosce l’uccello dal volo. Il padre adora Bazarov cui Arkadij predice un avvenire straordinario.
Bazarov dice all’amico che i suoi genitori sono contenti perché si accontentano, mentre lui prova noia e rabbia per la sua pochezza.
Ita sapiens se contentus est, non ut velit esse sine amico sed ut possit (Seneca, Ep. 9, 5)
 Però è fiero di non essersi lasciato rovinare da una donnetta. Non intende l’amore come un dire “pio pio gallinella” e appena questa si avvicina, seguirla.
I tormenti non esistono per l’uomo che non vuole riconoscerli dice Arcadij 
E Bazarov: hai detto un luogo comune inverso. Pare che sia più elegante ma in sostanza è lo stesso.
Bazarov odia molti e dice all’amico: “tu sei un’anima tenera, una poltiglia, come puoi odiare? Il vero uomo è quello cui va obbedienza e odio. Non esiston i princìpi, ci sono le sensazioni, Tutto dipende da esse (cfr. lo qumov")
Cfr. Lucrezio: Le torri quadrate viste da lontano sembrano rotonde poiché i simulacri volando per ampi spazi vengono smussati dai frequenti assalti dell’aria (cogit hebescere cum crebris offensibus aer, 359).
Gli occhi non si ingannano nemmeno un poco. I sensi costituiscono il criterio della verità, la mente invece può dare l’interpretazione sbagliata.
Il sole a chi sta in mare sembra sorgere dalle acque e nell’acqua tramontatare. Lucrezio elenca una serie di illusioni ottiche. Ma non sono i sensi che falliscono. Dunque non bisogna togliere credibilità ai sensi. Ma gli errori avvengono “propter opinatus animi quos addimus ipsi” (465
I sensi colgono l’evidenza (ejnavrgeia, Epicuro a Erodoto 52).

me piace negare, come ad altri piacciono le mele. Sempre in forza di una sensazione (p. 138). Anche l’onestà è una sensazione.
Bazarov cita a sproposito Puškin e chiede ad Arkadij di evitare le belle frasi. “L’uso delle belle frasi è sconveniente” (p. 139).
Le belle frasi invero a parer mio sono la luce del pensiero e corroborano la memoria.
E dice all’amico che cammina sulle orme di quell’idiota di suo zio. Arkadij si offende per lo zio, E’ la voce insopprimibile del sangue dice Bazarov. “Ho notato che si mantiene sempre molto ostinatamente negli uomini” cfr. l’Antigone di Sofocle
I due stanno per azzuffarsi: il viso di Bazarov apparve sinistro nell’obliquo sorriso delle labbra.
“Nessuna amicizia può reggere a lungo a simili urti” (p. 140)
Il padre li chiama Dioscuri, dando di piglio alla mitologia.
A pranzo i genitori hanno invitato il pop.
Padre Aleksej era un uomo appariscente e grasso, dai capelli folti, abile e accorto. Mangiarono uno speciale manzo circasso, lasche, gamberi, ricci, funghi.
Giocavano a carte. Bazarov perdeva. Il signore rischia troppo, disse il prete e si lisciò la bella barba.
Ma cfr. kalo;" oJ kivnduno" di Socrate nel Fedone, 114d
E’ una regola napoleonica disse il padre, ha aperto il gioco con l’asso
“Perciò è finito a Sant’Elena”, ribattè il padre Aleksej e coprì l’asso con la briscola
Bazarov vuole partire e Arkadij intercede per i genitori che vorrebbero rimanesse
Questi sono molto rattristati dalla partenza ma la vecchia consola il vecchio: “Nostro figlio è una fetta tagliata via, è come il falco, noi siamo come due funghi sul tronco. Resteremo sempre vicini”. Il vecchio abbracciò la sua compagna, forte come non l’aveva mai abbracciata nemmeno nella sua giovinezza (p. 146)
I due giovani tornarono dalla Odincova che li fece aspettare e non fu cordiale
Poi vanno dai fratelli Nikolaj e Pavel che li accolgono bene.
La campagna di Nikolaj era tenuta male da contadini neghittosi e riottosi o ladri come certi vicini, Bisognava spaventarli chiamando un commissario ma questo era contrario ai princìpi di Nikolaj.
Bazarov studiava i ranocchi, mentre Arkadij volle tornare a Niklskoe dalla Ondicova
Arriva e incontra Katia, poi viene accolto bene da Anna Sergeevna.
Bazarov era rimasto dai Kirsanov e studiava, faceva esperimenti. Aveva la febbre del lavoro. Bazarov e Fenečka, l’amante di Nikolaj, si piacciono. La donna era bella: era nell’epoca in cui la femmine umane fioriscono e si dischiudono come le rose estive (p. 153).
Cfr. Menesseno 238a: “la donna imita la terra” e Menone 81 “tutta la natura è imparentata con se stessa”.

I due parlano. Lei elogia la giovinezza e lui dice che non sa che fare della propria. E nessuno ha compassione di lui. Bazarov la corteggia poi la bacia. Bazarov si sentì promosso a cascamorto.
Pavel li ha visti e sfida Bazarov a duello.
“Voi qui siete di troppo, non vi posso soffrire e vi disprezzo”. Decidono di battersi con le pistole
Pavel viene colpito a una coscia dopo avere mancato Bazarov. Il ferito sviene. I due poi parlano. Bazarov dice a Pavel: “il contadino russo non pensa nulla, Chi lo capisce? Neanche lui capisce se stesso” (p. 166).
Cfr. Andrej e Pierre in Guerra e pace.
Infine Bazarov se ne va borbottando “maledetti signorotti”. (p. 169)
Colloquio Pavel - Fenečka che gli dice di amare il fratello e di non averlo mai tradito. Allora Pavel suggerisce a Nikolaj di sposarla.
“Comincio a pensare che Bazarov aveva ragione quando mi rimproverava l’aristocraticità: non dobbiamo più fingere e pensare al mondo, Siamo ormai gente vecchia e quieta; è tempo per noi di mettere da parte ogni vanità”.
Nikolaj lo ringrazia con calore, ma teme rimproveri dal figlio.
E Pavel: “Il matrimonio non rientra nei suoi “prensìp”; in compenso, il sentimento dell’uguaglianza sarà in lui lusingato. E in realtà quali caste ci possono essere nel XIX secolo? 
Nel 1861 lo zar Alessandro II abolisce la servitù della gleba.
Pavel pensa di andare a morire a Dresda o a Firenze, poi appoggia la bella testa smagrita sul bianco guanciale. Giaceva come la testa di un morto. E infatti egli era un morto (p. 173)
Intanto Arkadij frequentava Katja e tra loro si rivelava un’aperta affinità
“Noi due siamo domestici, dice la ragazza, mentre Bazarov è un rapace”.
Arkadij quasi si offende; non vorrebbe essere un rapace ma forte ed energico sì.
Alla sorella, dice Katja, piaceva Bazarov ma nessuno può avere il sopravvento su di lei perché tiene troppo alla propria indipendenza,
E aggiunge: “ho vissuto molto sola: per forza ci si mette a riflettere”.
Katja è disposta a sottomettersi ma vuole rispetto,
Arriva Bazarov per congedarsi: dice all’amico; “ci siamo venuti a noia l’un l’altro” (p. 180). Si congeda anche da Anna che vorrebbe conservare l’amicizia “e poi l’amore è un sentimento fittizio”. 
Bazarov le dà ragione. Direi instabile più che fittizio. A parte quello per la madre e per una figlia.
“Credevano tutti e due di dire la verità? Non lo sapevano loro e tanto meno lo sa l’autore” 181.
Anna dice di essere rientrata nella sua vera parte: di zia, istitutrice, madre, come volevano i due giovani. Ha capito che Arkadij non è insignificante ma intelligente. Ma Bazarov non le crede e pensa: “Una donna non può fare a meno di giocare d’astuzia” 182.
Arkadij ha 23 anni e vuole essere utile ma seguendo ideali non troppo lontani dalla realtà.
Anna parla con Bazarov. Lui dice di essersi sgonfiato e lei di avere capito che non avevano bisogno l’uno dell’altro: tra loro c’era troppa affinità.
Cfr. Le affinità elettive di Goethe, 1809: Il capitano dice: le sostanze che incontrandosi subito si influenzano e compenetrano reciprocamente, le chiamiamo affini. Nel caso di alcali e sali, seppure opposti, questa affinità è palese. Forse proprio perché opposti si associano e si cercano con il massimo vigore e formano un nuovo corpo (p. 36).
Carlotta replica che l’affinità riguarda l’anima. Tra le persone le qualità opposte rendono possibile un’amicizia più stretta.
Anna dice a Bazarov che è buono e lui reagisce dicendo che lo dice perché ha perduto importanza agli occhi di lei: è come mettere una ghirlanda di fiori sulla testa di un morto” (p. 187).
La bontà come disvalore: cfr. acta retro cuncta nell’Oedipus.
Arkadij chiede a Katerina di sposarlo e lei accetta.
Bazarov riparte dicendo: mi sono aggirato troppo a lungo in una sfera che non è la mia. I pesci volanti possono mantenersi un certo tempo in aria, ma devono presto rituffarsi nell’acqua. Anche io devo tornare nel mio elemento.
Saluta l’amico dicendogli che lui non è stato creato per la loro vita acre e amara. Noi vogliamo frantumare gli altri, mentre tu sei un tenero signorotto liberale. Avrei altre parole ma non le dico perché sarebbe romanticismo, cioè sciroppo (p. 190). Tu sposati e fai tanti figli. Vedrai che saranno intelligenti perché nati al momento giusto.
Prevede pure che Arkadij si sottometterà a Katia
Bazarov torna dai genitori. La madre era tanto affaccendata che il marito la paragonò a una pernice. Il giovane aveva perso la lena lavorativa era triste, stanco e inquieto. Parlava con i contadini che erano contenti della loro servitù e indifferenti alla loro liberazione. Uno diceva: “quanto più severo è il padrone, tanto più il contadino è contento”
Il contadino del resto pensava che un padrone non può capire.
B. aiuta il padre nel curare i contadini. Il padre era contento di questo impegno. Bazarov si taglia un dito facendo l’autopsia a un morto di tifo. Si è contagiato e ha la febbre. Giaceva col viso rivolto al muro
Cfr. la morte di Gesualdo del Verga.
Chiede al padre di mandare qualcuno a salutare non Arkadij, un pulcino che è diventato una cornacchia, ma Anna Ondicova e dirle che Evgenij muore. Incoraggia il padre dicendogli di aiutarsi con il cristianesimo o con lo stoicismo. Arriva la Ondicova con un dottore. Lei entra nella stanza e lui dice di essere capitato sotto la ruota. Dire che vi ho amata non ha senso. L’amore è una forma, mentre la mia forma già si disgrega. Però le dice che è cara e bella. Vivete a lungo, è la cosa migliore.
Cfr Achille nella Nevkuia: “Guardate che spettacolo mostruoso: un verme mezzo schiacciato si dimena ancora” (p. 204). Siate gentile con mia madre. Gente come loro nel vostro gran mondo non si trova neanche a cercarla col lanternino. Io non sono necessario alla Russia Il sarto, il calzolaio e il macellaio sono necessari.

Quindi B. muore
Passarono i mesi e arrivò l’inverno coi visi freschi e quasi morsi delle persone. I due ragazzi si sposano e anche Nikolaj Petrovič con Fenečka
Pavel dopo il matrimonio partì per affari alla volta di Mosca come pure Anna dopo avere donato una larga dote ai due giovani.
Durante il brindisi nuziale Katia sussurrò all’orecchio del marito: “Alla memoria di Bazarov”, ma Arkadji non osò ripeterlo ad alta voce.
Infine Turgenev racconta gli esiti dei personaggi
Anna si è risposata non per amore ma per convinzione con un personaggio importante, intelligente, dotato di forte volontà, buono e freddo come il ghiaccio. Arkadij è diventato un proprietario infervorato e fa fruttare bene la masseria. Il padre fa il giudice di pace e dice che i contadini vanno “rinsaviti”, ossia condotti all’esaurimento. I nobili colti parlano di emancipazione, gli incolti di muncipazione.
In latino mancipatio è l’alienazione, trasferimento della proprietà per mancipium, presa di possesso (e pure schiavo).
In casa ci sono due bambini Mitia, figlio di Nikolaj, e Kolia figlio di Katerina che è adorata da Fenečka
Pavel è andato a vivere a Dresda dove passeggia tutto canuto ma ancora bello ed elegante con quella particolare impronta che si riceve da una lunga permanenza negli strati superiori della società. Gli inglesi lo considerano a perfect gentleman. Con i Russi si lascia andare di più ma con garbo, negligenza e decenza. Si attiene ai punti di vista slavofili che nella società superiore sono un segno di distinzione. Non legge libri russi ma tiene sulla scrivania un portacenere d’argento in forma di ciabatta da contadino. I tedeschi lo adorano e lo invitano alla Cappella di corte e a teatro: der Herr Baron von Kirsnoff.
Fa sempre del bene e ancora un po’ di rumore: non per nulla era stato ai suoi tempi un rubacuori. Ha 50 anni.
Le ultime parole sono sulla tomba di Bazarov dove vanno due vecchietti ormai decrepiti. Si inginocchiano sulla pietra e piangono. Ma le loro lacrime non sono infruttuose. I fiori sulla tomba parlano dell’eterna conciliazione e della vita infinita.
Cfr. la quercia di Guerra e pace: “La quercia fiorisce per convincere Bolkonskij che il suo cuore tornerà a vivere. Questa consonanza tra l'uomo e il mondo che lo circonda raggiunge perfino le tazze in cui Nestore cerca la saggezza quando il sole scompare, e le foglie delle betulle che scintillano improvvisamente come un mucchio di gioielli dopo la tempesta che si è abbattuta sulla proprietà di Levin. Le barriere che dividono la mente e l'oggetto e le ambiguità che i metafisici scorgono nella nozione stessa di realtà e di percezione, non furono di impedimento né a Omero né a Tolstoj. La vita li inondava come un mare. Ed essi ne godevano"[45].
Vediamo il brano della quercia in Guerra e pace. Significa l’armonia tra l’uomo e la natura.
“Dalla dura corteccia secolare erano spuntate, sprovviste di rami, fresche, giovani foglie, tanto che non riusciva a credere che le avesse generate quel vegliardo.
“Sì, è proprio quella stessa quercia” pensò il principe Andrej, e di colpo senza alcun motivo lo assalì un senso primaverile di gioia e di rinnovamento…No, la vita non finisce a trentun anni”, pensò a un tratto il principe Andrej con decisione ferma e immutabile” (pp. 634 - 635).
Cfr. anche la morte di Adone: “quod in adulto flore sectarum est indicium frugum” (Ammiano Marcellino, XXII, 9).



CONTINUA

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[45] G. Steiner, op. cit., p. 81.

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