domenica 5 maggio 2019

Ancora sul freddo e il buio di maggio



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Il problema dell’identità e del riscaldamento globale

Ecuba attraverso la vendetta ha recuperato la propria identità di regina. Dopo avere acciecato il farabutto Polimestore e ucciso i figli di lui, dice alla corifea : lo vedrai subito davanti alle tende camminare cieco con cieco passo barcollante - tuflo;n tuflw'/ steivconta parafovrw/ podiv (Euripide, Ecuba, 1050) e pure i cadaveri dei due figli che io ho ammazzato con le Troiane mgliori. Divkhn dev moi - devdwke ha pagato il fio a me (1052 - 1953)

La Medea di Euripide decide di ammazzare i propri figli per non essere derisa né compatita quale donna abbandonata:
“Vedi quello che subisci? non devi dare motivo di derisione
 ai discendenti di Sisifo per queste nozze di Giasone,
tu che sei nata da nobile padre e discendi dal Sole.
E poi lo sai: oltretutto noi donne siamo
per natura assolutamente incapaci di nobili imprese,
ma le artefici più sapienti di tutti i mali”. (vv.404 - 409)

 la Medea di Seneca ritrova la pienezza della propria identità attraverso i delitti: Medea nunc sum; crevit ingenium malis (v. 910).
Quando arriva Giasone (Medea, v. 967), la madre assassina dice di avere recuperato il regno e la verginità: rediere regna! rapta virginitas redit! (v. 973).

“Vivere nell'identità significa essere al riparo dall'inferno del vedersi nell'altro e di essere l'altro che imita l'uno (…) Dalla mancata identità della vita umana sorge la visione frammentaria, incompleta, distorta"[1].
Non trovare la propria identità significa assumerne una gregaria basata su un sentimento di appartenenza alla massa. Medea è di altra stoffa: è fiera della sua diversità. Per lei è inconcepibile che ci sia gente pronta "a rinunciare alla libertà, a far sacrificio del proprio pensiero, per essere uno del gregge, per conformarsi e ottenere così un sentimento di identità, benché illusorio"[2].
“Il borghese deve affermare quella che sarà la sua identità per tutta la vita. L’aristocratico si manifesta per quello che è già al momento della nascita. Il borghese si sente costretto ad accumulare, o quanto meno a salvaguardare”[3].
Quelli che credono nel riscaldamento globale, per non perdere questa fede che fa parte della loro identità, mi dicono che anche i 7 gradi di oggi 5 maggio a Bologna, e pure la neve a 800 metri sull’Appennino, dipendono dal riscaldamento globale, ne fanno parte, ne sono una prova evidente, innegabile. Ho provato a ricordare sommessamente i maggi odorosi della mia gioventù sul tremolare luminoso della marina pesarese, oppure sul luccicare ridente del fiume Potenza, quando primavera d’intorno brillava nell’aria e gli uccelli contenti a gara insieme facevano mille giri per il cielo. Noi bambini per le vie dei borghi - Pesaro, Montegridolfo, Potenza Picena, Moena, facevamo, giocando, un lieto rumore, mentre i ragazzi più grandi si spandevano per le vie e si allegravano in cuore guardando le ragazze che li guardavano.
 Hanno risposto, con un pizzico di compatimento e una buona dose di rabbia, che sono un vecchio probabilmente mal vissuto in tutto quel caldo e sotto quel sole che mi hanno dato alla testa rendendomi malato. Di mente. Oramai dovrebbero chiudermi in un manicomio criminale poiché, rimpiangendo il caldo e amando il sole, desidero e auspico la morte della nostra civiltà e dell’intero pianeta che va raffreddato con ogni mezzo. A costo di spandere aria condizionata dappertutto senza tregua giorno e notte, e di oscurare per sempre il sole, magari bombardandolo con armi nucleari sempre più potenti. Sarebbe la salvezza della Terra e dell’umanità.
Ebbene sì, se i sani sono coloro, io sono malato di mente. E lo rivendico.

giovanni ghiselli
p.s. il blog alle ore 17, 51 è arrivato a 
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[1] L'uomo e il divino , pp. 268 - 269.
[2]E. Fromm, Psicanalisi della società contemporanea , p. 68.
[3] Sàndor Màrai, La donna giusta, p. 18.

1 commento:

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