Sono andato nella piazza Maggiore di Bologna, per emanciparmi dalle menzogne della retorica televisiva, tanto quella governativa quanto quella sedicente anti governativa, comunque associata al sistema.
La piazza era tutt’altro che piena, e chi c’era non ascoltava, almeno finché ci sono stato io quando parlava una tale (Furlan?) riprendendo e ripetendo slogan già sentiti milioni di volte tipo “la dignità del lavoro”, sacrosanta per carità, ma bisogna fare i nomi di chi la calpesta e indicare dei rimedi, trovare idèe, immagini nuove facendole vedere attraverso espressioni efficaci, mai sentite: inopinata verba che colpiscano la sfera emotiva. Volevo sentire Landini che stimo, ma quella che lo precedeva la faceva lunga senza dire niente di non già sentito troppe volte e siccome il tempo mentre colei parlava, se ne andava via senza costrutto, me ne sono andato anche io, a pedalare in mezzo ai campi di grano.
  Avrei voluto sentire che la dignità del lavoro richiede come premessa e propedeutica necessaria la serietà della scuola, di una scuola buona davvero e aperta a tutti: ragazze e ragazzi, poveri e ricchi purché desiderosi e capaci di imparare. Gli altri vadano a lavorare con uno stipendio almeno dignitoso, lo stesso da attrinuire a chi ha voluto e saputo studiare. Questo ancora non lo detto nessuno che io sappia. Eppure la schiavitù dei lavoratori ha come premessa la loro ignoranza. Per questo è stata distrutta la scuola dei poveri
Per quanto riguarda l’inquinamento denunciato da Greta, anche in questo caso di pollution o “miasma” che dire si voglia, bisogna fare denunce circostanziate, indicare i colpevoli. Nel prologo dell’Edipo re viene descritto un miasma che infetta Tebe, una peste odoiosissima: “la città si consuma nei calici infruttuosi della terra,/si consuma nelle mandrie dei buoi al pascolo, e nei parti/senza figli delle donne; e intanto, il dio,/scagliatosi,si avventa sulla città, peste odiosissima,/dalla quale è vuotata la casa di Cadmo,e il nero/Ades si arricchisce di gemiti e lamenti" (Sofocle, Edipo re, vv. 25-30). Peste e sterilità dunque
Ebbene Sofocle indica la fonte del l'inquinamento pestifero negli errori e nei crimini del re della città inquinata, lo stesso Edipo. L’ Edipo di Seneca dice :"Fecimus coelum nocens" (Oedipus, v. 36 ). Ebbenene, io credo che sia stato questo sistema antiumano a rendere colpevole il cielo.
giovanni ghiselli