venerdì 17 maggio 2019

La causa più vera degli onori ai caduti in guerra

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La causa più vera e mai abbastanza chiarita a parole degli onori ai caduti in guerra

Gli onori resi ai caduti in guerra sono funzionali a spingere altri giovani a morire nell’eterno ritorno macabro delle guerre che gli uomini combattono contro altri uomini.
Odisseo parlando con Ecuba che cerca di dissuaderlo dal sacrificare Polissena sulla tomba di Achille, dice che sarebbe turpe aijscrovn (Euripide, Ecuba, 310) se dopo avere considerato il Pelide quale amico finché vedeva la luce del sole, ora che è morto non lo tenessimo più in questa considerazione.
Quando poi ci saranno altre guerre vedendo il caduto non onorato - to;n katqanovnq j oJrw'nte" ouj timwvmenon (316), combatteremo o rimarremo attaccati alla vita? - povtera macouvmeq j h] filoyuchvsomen; (v.315).

Questo è il motivo degli onori resi ai morti in battaglia: invogliare altri giovani a morire in altre guerra. Eppure da ogni guerra
"invece di uomini
urne e cenere giungono
alla casa di ciascuno"( Eschilo, Agamennone, 434 - 436).

Da vivo, continua Odisseo, mi basta poco, ma vorrei che la mia tomba venisse vista onorata: dia; makrou' ga;r hJ cavri" ( Ecuba, 320), infatti è una gratitudine che dura.

Viceversa Berto in Il male oscuro, scrive realisticamente a proposito della propria casa natale: “un giorno forse ci avrebbero messo una lapide proprio perché c’ero nato io ma a me poco ne importava in quel momento, immaginarsi poi il giorno che ci avrebbero messo la lapide” (p. 29, Rizzoli, 1964).

Odisseo poi invita Ecuba a pensare che anche in Grecia ci sono molte persone orbate dei loro cari, vecchie, donne e spose private di ottimi mariti - grai'ai gunai'ke" - nuvmfai t j ajrivstwn numfivwn thtwvmenai (324 - 325).

La sofferenza delle donne per la perdita degli uomini è compianta dal Coro di vecchi Tebani nella Parodo dell'Edipo re: "La città muore senza tenere più conto di questi[1]/e progenie prive di pietà giacciono a terra portatrici di morte senza compassione,/ e intanto le spose e anche le madri canute/di qua e di là, presso la sponda dell'altare/gemono supplici/per le pene luttuose"( vv. 179 - 185).
La “peste odiosissima” descritta nel prologo di questa tragedia è anche morale e simboleggia pure la guerra

Nella prima Ode del primo libro[2] Orazio menziona le guerre maledette dalle madri:" bellaque matribus/ detestata" (vv. 24 - 25).

Voi barbari non considerate amici gli amici e non onorate chi muore con bell’onore mhvte tou;" kalw'" teqnhkovta" - qaumavzesq j (329 - 330). Per questo la Grecia ha successo e voi perdete, conclude il demagogo (Ecuba, 331)



[1] Dei cadaveri.
[2] I primi tre libri delle Odi uscirono nel 23 a. C.

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