giovedì 19 settembre 2019

Un ringraziamento dovuto a quanti mi hanno aiutato a diventare me stesso



Scrivo due righe di ringraziamento alle generazioni di studenti di tutte le età cui ho insegnato dal 1969 a oggi.
Ieri sono andato alla libreria Ambasciatori di Bologna per seguire la presentazione di un libro.
Il direttore Romano Montroni, persona molto nota da decenni qui a Bologna, mi ha detto: “Sei stato un mito per tanti tuoi ex studenti che mi hanno parlato di te”.
Vorrei chiarire per i colleghi giovani quali possono essere le cause e gli ingredienti di un risultato così bello e gratificante.
Il motivo è quello che si trova nella dedica preposta da Niccolò Machiavelli al suo Principe: “non ho trovato intra la mia suppellettile cosa quale io abbia più cara o tanto existimi quanto la cognizione delle azioni delli uomini grandi imparata con una lunga esperienza delle cose moderne et una continua lezione delle antique”.
Ho studiato molto per attirare l’attenzione dei miei allievi, ma da giovane ho trovato anche il tempo di ingaglioffarmi con certe donne e certi uomini o di angelicarmi e nobilitarmi con altre e altri .
Oltre la mente ho sempre esercitato il mio corpo con la bicicletta e la corsa. Quasi sempre poiché tra i 19 e i 21 ho sofferto di un declino della mia identità, una vera degradazione mentale e fisica. Ingrassai di 15 chili. 
Poi ho capito e ho detto a Dio e a me stesso: “redde me meo Ioanni”, rendimi al Giovanni che sono. Tum denique delapsa est deformis ac ferina facies (cfr. Apuleio, Metamorfosi, XI, 2 e 13). Mi aiutò il ’68, mi hanno aiutato le donne e gli uomini buoni, ma soprattutto gli studenti a partire da quelli della scuola media Ugo Foscolo di Carmignano di Brenta. Anche i migliori tra i colleghi di là.
A scuola ho avuto subito successo. Credo sia dipeso dal fatto che gli alunni vedevano in me la volontà di informarli, di educarli, di aiutarli a crescere, poi, a mano a mano che crescevo con questi ragazzini che a loro volta mi curavano l’anima, le mie lezioni acquistavano spessore, potenza, e sprizzavano non solo informazione ma anche vitalità. Sapevano di studio e pure di vita.
Benedico e ringrazio le non poche donne, i diversi amici,  i tantissimi allievi e alcuni colleghi che mi hanno aiutato. Sono grato alla scuola che mi ha dato tutto.
Continuerò a impegnarmi per l’educazione dei giovani fino al mio ultimo giorno. Spero di morire insegnando o scalando una salita con la bicicletta, comunque dando e ricevendo sempre amore.     

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