venerdì 27 settembre 2019

Il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore



Se il racconto è dolore anche il silenzio è dolore come ha detto Prometeo citato da Giuseppe Berto.
Il Prometeo di Eschilo inizia il suo racconto dicendo: ajlgeina; mevn moi kai, levgein ejsti;n tavde,-a[lgo" de; siga'n "(vv. 197-198), doloroso è per me raccontare queste cose,/ma doloroso è anche tacere, e dappertutto sono le sventure
Due versi questi, usati come epigrafe da Giuseppe Berto per il suo Il male oscuro (1964) che narra la terapia di una nevrosi: “Il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore”.
Il racconto infatti è doloroso e pure terapeutico.
Così Enea racconta a Didone la distruzione di Troia: “Infandum, regina, iubes renovare dolorem(…)Sed si tantus amor casus cognoscere nostros/et breviter Troiae supremum audire laborem,/quamquam animus meminisse horret luctuque refugit,/incipiam” (Eneide, II, 3, 10-13), regina, mi ordini, di rinnovare un dolore indicibile (…) ma se tanto grande è il desiderio di conoscere la nostra caduta e di udire in breve l’estrema agonia di Troia, sebbene l’aimo rabbrividisca a ricordare e rifugga dal pianto, comincerò.
Nella Tebaide di Stazio (45-96 d. C.) Ipsipile inizia la sua storia dolorosa affermando che raccontare le proprie pene è una consolazione per gli infelici:"dulce loqui miseris veteresque reducere questus" (V, 48), è dolce parlare per gli infelici e rievocare le pene antiche.  

1 commento:

  1. CarloEmilio Gadda "La cognizione del dolore" reca la medesima epigrafe, tratta dal "Prometeo"

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