lunedì 16 settembre 2019

Un mio ghiribizzo sul manierismo



Il manierismo è, come il classicismo, una forma ritmica della storia culturale europea. Chiarisco subito.
Se per questo eterno manierismo intendiamo la coscienza da parte degli artisti della necessità di conoscere le forme e le categorie delle precedenti esperienze artistiche e di accettarne, anche creativamente, le possibili conseguenze, allora non è d'uopo aspettare il periodo successivo al sacco di Roma da parte della "barbarie tedesca" denunciata dal Guicciardini la cui Storia d'italia  (scritta tra il 1537 e il 1540) è tutta permeata  dal clima epocale della disfatta.
Voglio dire che già Eschilo denunciava il proprio manierismo quando
diceva che le sue tragedie erano fette del grande banchetto omerico (Aijscuvlo" … o}" ta;" auJtou' tragw/diva" temavch ei\nai e[legen tw'n   JOmhvrou megavlwn deivpnwn"[1]); e così pure  Callimaco[2] scrivendo: "ajmavrturon oujde;n ajeivdw"[3], non canto nulla che non sia testimoniato.

Del resto "nelle "democrazie comunali" e nei "principati" italici spesso in catastrofica contrapposizione tra loro quello che risultava preminente era un modello culturale-ossia un modo di sentire, di comportarsi, di presentarsi, di "sembrare" italiani,- non politico"(Asor Rosa, Machiavelli e l'Italia, p. 119) .


Così i poeti alessandrini della corte dei Tolomei d'Egitto erano greci culturalmente riprendendo la maniera letteraria dei Greci, non politicamente. E pure Polibio che ripeteva formule tucididèe in greco, era greco culturalmente ma politicamente era romano, funzionale all'imperialismo romano  

[1] Ateneo (II-III sec. d. C.) I Deipnosofisti, VIII, 39.
[2]305 ca-240ca a. C.
[3] Fr. 612 Pfeiffer.  
   


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