venerdì 11 ottobre 2019

Famiglia non è parentela, è amore

Nel bellissimo film La vita invisibile di Euridice Gusmao, che consiglio caldamente di vedere, la sorella privata della sorella amatissima dal loro padre dispotico e idiota, dice “famiglia non è parentela, è amore”

Lucrezio, seguendo Epicuro, vuole cacciare la paura dell’Acheronte: “et  metus ille foras praeceps  Acherontis agendus,/funditus humanam  qui vitam turbat ab imo/ omnia suffundens  mortis nigrore neque ullam/esse voluptatem liquidam puramque relinquit”  ( De rerum natura, III, 38-39), deve essere cacciato lontano in fuga precipitosa quell’infame paura di Acheronte che sconvolge dalle fomdamenta la vita umana, tingendo tutto con il tetro colore della morte, e non lascia che sussista alcuna gioia serena e pura
 I miseri, ignoranti superstiziosi, si scoprono adversis rebus, nell’avversa fortuna, quando erompono dal cuore le vere voci et eripitur persona, manet res (58). Le piaghe della vita come avidità e ambizione sono in gran parte nutrite dal terrore della morte  “mortis formidine aluntur” (64).  Infatti il disprezzo e la povertà vengono sentiti come l’anticamera della morte. Allora per ammassare i beni gli uomini fanno le guerre civili, le stragi e odiano e temono le mense dei consanguinei et consanguineum mensas odere timentque (73). Molti macerat invidia (75) sempre per lo stesso timore. Un timor che induce a rompere i vincoli dell’amicizia e a sconvolgere la pietà. Gli uomini temono la morte come i bambini temono il buio. Per diradare queste tenebre è necessaria naturae species ratioque (93), la visione razionale della natura

Sentiamo dunque Epicuro: Massime Capitali XXVII:  Di tutti i beni che la sapienza procura per la felicità della vita intera-eij" th;n tou' o[lou bivou makariovthta- di gran lunga il più grande è l’acquisto dell’amicizia-polu; mevgiston ejstin hJ th'" filiva" kth'si".

 Nell’Oreste[1] di Euripide,  il figlio di Agamennone, in lode dell'amicizia di Pilade, consiglia:"acquistate amici, non solo parenti:/poiché chiunque collimi nel carattere, pur essendo un estraneo,/è un amico più caro ad aversi di diecimila consanguinei (murivwn kreivsswn oJmaivmwn ajndri; kekth`sqai fivlo~" vv. 804-806).


[1] Del 408 a. C.

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