lunedì 14 ottobre 2019

Alessandro il Grande


Brevissimo stralcio dalla conferenza che terrò venerdì 18 ottobre 2019 a Pordenone su Alessandro Magno, a cura dell'AICC
Pordenone – sala T. Degan – Biblioteca Civica – Piazza XX settembre – ore 17,45



Le ferite parlano

Alessandro, a Gaugamela (ottobre 331 a. C.) disse di avere le cicatrici come garanzia delle proprie parole e quali decorazioni del  corpo: “spondēre pro se tot cicatrices, totĭdem corporis decŏra”( Historiae Alexandri Magni,  4, 14, 6), davano garanzie.

Anche Mario, homo novus,  si vanta di avere cicatrices invece dei ritratti degli antenati come i suoi avversari aristocratici ( Sallustio, Bellum Iugurthinum, 84.)

Le ferite spesso parlano: non sempre sono " dumb mouths " ( Shakespeare, Giulio Cesare , III, 2), bocche mute, come quelle di Cesare assassinato. "Una ferita è anche una bocca. Una qualche parte di noi sta cercando di dire qualcosa. Se potessimo ascoltarla! Supponiamo che queste "intensità sconvolgenti siano una sorta di messaggio: sono "cicatrici", ferite, che segnano la nostra vita"[1].
For I have neither wit, nor words, nor worth,/ action, nor utterance, nor the power of speech,/to stir men’s blood: I only speak right on;/I tell you that which youselves do know;/show you sweet Caesr’s wounds, poor poor dumb mouths,/and bid them speak for me”, perché io non ho l’ingegno, né le parole, né il valore, il gesto ( cfr. actio la recitazione dell’oratore dopo inventio, dispositio, elocutio, memoria), né l’espressione né la potenza della parola per eccitare il sangue degli uomini; io parlo solo in modo appropriato; io vi dico quello che voi stessi sapete; vi mostro le ferite di Cesare, povere, povere bocche mute, e chiedo loro di parlare per me.  

Quando Didone muore  la ferita  stride profonda nel petto:"infixum stridit sub pectore volnus " ( Eneide, IV, v. 689).
 Non solo e non tanto le ferite di Alessandro, Cesare e Didone parlano ma  anche e ancor più quelle di bambini, donne e uomini massacrati dalle guerre, o ridotti a schiavi dalla logica antiumana del profitto


[1] J. Hillman, Il piacere di pensare , p. 66.


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