giovedì 5 dicembre 2019

Interpretazioni contrastive della letteratura e della storia


La critica contrastiva. Il giudizio dissacratore di Des Esseintes su Virgilio. Più difficile è trovare interpretazioni contrastanti della storia: gli storiografi santificano il successo


Poco tempo fa era di moda la “traduzione contrastiva”; ebbene io credo che la critica contrastiva sia non meno importante al fine di sviluppare l'intelligenza degli allievi. Si può dare un esempio[1] indicando la biblioteca di Des Esseintes il quale su alcuni classici, usualmenti celebrati come sommi, il solitario esteta dà giudizi dissacratòri, tanto da ribaltare quelli canonici, che il giovane può così vedere capovolti, trovando magari autorizzata la sua antipatia per questo o quell'altro autore universalmente consacrato.
Vediamone uno. "Virgilio (…) gli appariva non solo uno dei più esosi pedanti, ma anche uno dei più sinistri rompiscatole che l'antichità abbia mai prodotto. I suoi pastori, usciti pur mo' dal bagno e azzimati di tutto punto, che si scaricano a vicenda sul capo filastrocche di versi sentenziosi e gelati; il suo Orfeo ch'egli paragona a un usignolo in lacrime[2]; il suo Aristeo che piagnucola per delle api; il suo Enea, questo personaggio indeciso e ondeggiante che si muove come un'ombra cinese, con mosse da marionetta"[3].
  
Già Ovidio aveva dato una intrpretazione non “ortodossa” riguardo all’ortodossia relativa al pius Enea. "Tra gli amanti infedeli è menzionato Enea, che causò la morte di Didone; e tuttavia egli “famam pietatis habet “ (Ars III 39): giocosa polemica con Virgilio che aveva giustificato il suo pio eroe"[4]. Nel proemio dell'Eneide[5] in effetti Virgilio domanda con meraviglia:"Musa, mihi causas memora, quo numine laeso,/quidve dolens regina deum tot volvere casus/insignem pietate virum, tot adire labores/impulerit. Tantaene animis caelestibus irae?" (vv, 8-11), o Musa, dimmi le ragioni, per quale offesa volontà divina, o di che cosa dolendosi la regina degli dèi abbia spinto un uomo insigne per la devozione a passare per tante peripezie, ad affrontare tante fatiche. Così grandi sono le ire nell'animo dei celesti?
 Ebbene Ovidio trova la ragione delle grandi ire divine: dopo avere affermato che gli uomini ingannano spesso, più spesso delle tenere fanciulle (saepe viri fallunt, tenerae non saepe puellaeArs, III, 31) il poeta aggiunge Enea al duetto dei seduttori perfidi, il fallax Iaso (Ars, III, 33) e Teseo[6]: "et famam pietatis habet, tamen hospes et ensem[7]/praebuit et causam mortis, Elissa, tuae" (Ars, III, 39-40), ha la nomèa di uomo pio, tuttavia da ospite ti offrì la spada e il motivo della morte tua, Elissa.
In A midsummer-night’s dream Hermia accoglie questa interpretazione di Enea e lo menziona come amante infido: “when the false Troyan under sail was seen” (I, 1), quando il Troiano falso fu visto alzare la vela.

Ovidio dunque smaschera Enea, ne svela la spietatezza e sbugiarda e il vate che lo celebra come antenato di Augusto. Infatti l'mperatore lo mandò in esilio a Tomi dove il poeta morì.

E’ molto più difficile trovare interpretazioni in contrasto dei fatti storici poiché le opere che parteggiano per chi ha perso le guerre vengono annientate oppure oscurate. Filino di Agrigento che raccontò la prima guerra punica con ottica filocartaginese lo conosciamo solo attraverso i biasimi di Polibio favorevole ai Romani, e così pure Filarco favorevole al re riformatore spartano nemico degli Achei Cleomene III, e Cherea, Sosilo, Sileno, gli storici annibalici che vengono criticati come storiografi tragici.
Anche oggi è biasimato o addirittura incriminato chi mette in discussione delle verità e perfino delle menzogne accettate o inculcate da decenni. Per esempio se è vero che la liberazione dalla barbarie nazifascista è stata un bene grande, necessario, salvifico, non si sente dire abbastanza che Hitler e Mussolini sono stati sconfitti prima di tutto dall’Armata Rossa e che i nostri celebrati liberatori hanno anche bombardato le città italiane ammazzando tanti civili e che le nostre donne per giunta in certi momenti sono state stuprate da orrendi elementi di questo esercito pur latore di libertà per altri versi. Io per onestà, per amore della verità e della giustizia devo dirlo.
Credo che la retorica enfatica, spesso gonfia appunto e vuota, talora gravida di falsità, vada sgonfiata e smascherata.
Spero che nessun cretino insorga dandomi del fascista. Mi piace l’obiettività che è in grado di riconoscere i propri difetti. Io ne ho molti e li vedo e cerco di contrastarli, come faccio con quelli degli altri.

Saluti gianni




[1] Almeno di un esempio ha bisogno chi vuole imparare concretamente.
[2] Cfr. Georgica IV: "qualis populea maerens philomela sub umbra/amissos queritur fetus… " ( vv. 511-512), quale l'usignolo addolorato, sotto l'ombra del pioppo, lamenta le creature perdute.
[3] J. K. Huysmans, Controcorrente, p. 42.
[4] A. La Penna, Fra teatro, poesia e politica romana , p. 189.
[5] Scritta fra il 29 e il 19 a. C.
[6] Tanto perfido questo che, se fosse dipeso da lui, Arianna avrebbe nutrito gli uccelli marini (Ars, III, 35-36). La Fedra di Seneca entrando in scena, afferma che la fedeltà di Teseo è quella di sempre: “stupra et illicitos toros/Acheronte in imo quaerit Hippolyti pater” (Fedra, vv. 97-98), cerca adulterii e letti illegittimi il padre di Ippolito in fondo all’Acheronte. Interessante è la versione dell’Odissea (11, 324-325) : Artemide uccise Arianna in Dia in seguito alle accuse di Dioniso abbandonato per Teseo che comunque rimane il seduttore principe.
[7] Spada lasciata da Enea ( Eneide, IV, 507) e impiegata quale dono funesto (non hos quaesitum munus in usus., Eneide, IV, 647, dono richiesto non per questo uso. 

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