martedì 17 dicembre 2019

Ancora sulle “sardine”


Da quando ho l’età della ragione ho sempre pensato e agito politicamente, cioè non egoisticamente.
Adesso mi piace questo movimento perché ha ritrovato il luogo dell’agorá e, spero, anche delle scuole, come posti della politica. Mi ripagano dei rimproveri di professori e presidi fascisti che mi ammonivano fino alle minacce dicendo: “a scuola non si fa politica”.
“Allora non si educa l’uomo” - rispondevo - che è animale un politico oppure un animale senza altro”.
Aggiungevo un passo del logos epitafios attribuito da Tucidide a Pericle: "movnoi ga;r tovn te mhde;n tw'nde metevconta oujk ajpravgmona, ajll j ajcrei'on nomivzomen" (Storie, II 40, 2), siamo i soli a considerare non pacifico, ma inutile chi non partecipa a questa vita della polis.
I detrattori della politica erano anche esecutori di ordini, burocrati carenti di buone letture per cui non potevano capire le mie obiezioni.
Identificavano la politica con la propaganda per i partiti di sinistra, mentre fare politica significa occuparsi della polis, ossia del bene comune.
Delle “sardine” mi piace molto anche l’importanza che danno alla cultura che è sempre associata alla politica. Cultura come trasmissione di sapere e come educazione morale estetica politica. La nostra bella Costituzione contiene diversi echi del logos epitafios di cui ho riportato una frase sette righe sopra.
Finalmente, dopo decenni, assistiamo a una richiesta di politica, di cultura, di solidarietà, di accoglienza, di rispetto, dei diritti umani, di intelligenza, di non violenza, di antifascismo e di allegria da parte non di pochi emarginati ma del popolo che rende vive le piazze. Spero dunque che viva e cresca questa parte buona del popolo
giovanni ghiselli


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