sabato 1 febbraio 2020

Commento alla lettera delle Sardine al presidente del Consiglio


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Leggo una lettera delle sardine a Conte pubblicata oggi primo febbraio 2020 a p. 15 del quotidiano “la Repubblica”. La trovo interessante e degna di commento.
Approvo e apprezzo il richiamo ai princìpi e ai valori della nostra Costituzione.
Voglio metterne in rilievo alcuni punti che mi stanno particolarmente a cuore siccome si trovano già nel logos epitafios attribuito da Tucidide a Pericle
L’articolo 3 è forse il più noto: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di condizioni personali e sociali
Comma B. E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del paese”.

Sentiamo ora il Pericle di Tucidide
Noi abbiamo una costituzione esemplare (paravdeigma) e degna di essere imitata. Si chiama democrazia è c’è una condizione di uguaglianza (to; i[son) per tutti. Si viene eletti alle cariche pubbliche secondo la stima del valore (kata; de; th;n ajxiwvsin) né uno viene preferito alle cariche per il partito di provenienza (oujk ajpo; mevrouς) più che per il valore (to; plevon ejς ta; koina; h] ajp j ajreth̃ς), né del resto secondo il criterio della povertà (oujd j au\ kata; penivan) se uno può fare qualche cosa di buono per la città, ne è stato impedito per l’oscurità della sua posizione sociale (ajxiwvmatoς ajfaneiva/ kekwvlutai II, 37, 1). 

Questo è un principio costituzionale che viene contraddetto sempre più dai fatti.
Rimuovere gli ostacoli significa una buona scuola gratuita per chi non può contribuire a pagarla, e vuole anche dire porre fine a quello che è un ostacolo per gran parte dei cittadini italiani che per farsi valorizzare secondo i propri meriti devono sempre più spesso emigrare all’estero dove evidentemente questo sistema davvero mafioso è meno esteso e meno radicato.
Tale vizio tipicamente italico risale al rapporto patrono cliente codificato già nelle leggi delle XII tavole del 451 - 450 con queste parole: Patronus si clienti fraudem fecerit, sacer esto " VIII, 2, sia maledetto il patrono se ha commesso una frode contro il cliente.
Tito Livio sotto Augusto che voleva ripristinare gli antiqui mores celebra questo antico codice definendolo fons omnis publici privatique iuris ( Ab urbe condita libri III, 34, 6), fonte di ogni diritto pubblico e privato.
Virgilio, un altro autore che sostiene il potere di Augusto e gli fa una propaganda smaccata, con uno stile egregio del resto, caccia nel Tartaro tra i grandi peccatori quelli dai quali è stata ordita una frode al cliente: hic quibus (…) fraus innexa clienti (Eneide VI, 608 - 609).
E’ il completamento “squisitamente” italico che il Mantovano fa all’elenco dei peccatori presente nelle Rane di Aristofane (vv. 145 - 150).
Nell prima Bucolica Virgilio racconta la storia di una raccomandazione: dialogano due pastori uno dei quali ha perso per sempre la propria terra, l’altro l’ha recuperata grazie a un incontro fatto a Roma con un uomo di potere.
Dunque il clientelismo con l’annessa raccomandazione è un proprium et peculiare vitium della nostra gente.
 “Il rapporto clientelare si configura come un’organizzazione mafiosa che garantisce l’omertà, e il successo dei disonesti”, ebbe a scrivere Luciano Perelli[1]
Dovrebbe dunque essere perseguita la raccomandazione e dovrebbe esserlo il razzismo, e non solo quello abominevole contro gli Ebrei
Ogni insulto, ogni denigrazione rivolta a un gruppo di persone prese nell’insieme è una forma di razzismo.
Faccio un esempio che riguarda proprio le sardine, un movimento di giovani e di popolo per il quale ho già manifestato interesse e simpatia, anche perché mi ricorda comunque, pur nella diversità, quello della mia gioventù
Ebbene in questo stesso blog ho ricevuto obiezioni a tale mio approccio di simpatia non priva di critica.
Le confutazioni anche sdegnate provengono da persone che giudicano in blocco decine di migliaia di altre persone con espressioni di vituperio. Credo che offendere persone che non si conoscono solo guardando all’etichetta che può essere la religione o il partito o la nazione o la città di provenienza o il genere ossia il sesso, sia razzismo.
E che l’antirazzismo ora predicato sia troppo limitato e troppo poco praticato. Per oggi aggiungo solo questo alle sardine e incoraggio il movimento a seguitare, a non chiedere potere, a non formare un partito.
Ce ne sono anche troppi.
Siete stati utili a sconfiggere Salvini e potete esserlo di nuovo. Vi suggerisco però, ancora una volta, di precisare e specificare con tutta chiarezza i bersagli cui mirate, senza reticenze sulla pars destruens, necessaria per costruire finalmente l’attuazione piena della nostra bella Costituzione nata dalla gioia della libertà recuperata dopo decenni di barbarie razzista, maschilista, guerrafondaia, becera e prepotente. Credo che la bella libertà sia di nuovo in pericolo e penso che sempre più lo sarà quanto più aumenteranno le disuguaglianze tra le persone
giovanni ghiselli


[1] La corruzione politica nell’antica Roma, p. 31

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