martedì 11 febbraio 2020

Le Argonautiche di Apollonio Rodio. III. I tellurici in Apollonio Rodio e Platone. Una stirpe funesta

Carta geografica disegnata da Abraham Ortelius, 1624.
Mostra il viaggio e le tappe degli Argonauti di Apollonio Rodio
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L’eroe arava e gettava i denti lontano da sé e si voltava per vedere che non gli piombasse addosso ghgenevwn ajndrw'n ojloo;ς stavcuς (Argonautiche III, 1338), la messe funesta dei tellurici. Cfr. Platone, Sofista, 246 a - b - .

Verso sera, nell’ora che i contadini sfiniti invocano il dolce momento di sciogliere i buoi, il campo sebbene di quattro iugeri, era tutto arato.
I solchi erano ancora vuoti di uomini e Giasone tornò alla nave.
La mattina tornò nel campo. Era simile a un cinghiale che affila le zanne. Intanto crescevano come spighe i figli del suolo, tutti armati e le armi brillavano. Giasone ricordò le istruzioni di Medea e lanciò nel mezzo una grande pietra rotonda, un disco di Ares. Quelli balzarono come cani veloci intorno alla pietra e urlando si uccidevano gli uni con gli altri, i Colchi gridavano e il re era preso da stupore.
 Cfr. Platone: gli inesperti di saggezza e di virtù passano il tempo tra banchetti e simili e vengono tratti in basso e guardano a terra e pascolano rimpinzandosi accoppiandosi, e per l’avidità scalciano e cozzano, e si ammazzano per la loro insaziabilità - boskhmavtwn divkhn kavtw ajei; blevponteς kai; kekufovteς eijς gh'n ( Repubblica, 586). 
Glaucone dice che questa è la vita dei più.
Socrate prosegue dicendo che costoro lottano per delle ombre come i Greci e i Troiani per il simulacro di Elena secondo Stesicoro (cfr. Euripide, Elena)

Poi li colpiva Giasone assalendoli. Giasone li falciava come fa il contadino temendo che il suo rivale arrivi prima di lui a mietergli il campo, e non attende la piena maturazione. Così non tutti i seminati erano usciti completamente dalla terra. I solchi erano pieni di sangue, come canali di acqua. Cadevano quasi fossero mostri marini. Altri cadevano sotto il peso delle teste ancora poco solide. Eeta era in pena come il contadino che vede cadere i germogli di vite. Al tramonto Giasone aveva compiuto l’opera.

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