lunedì 16 marzo 2020

Fabio Fazio, la pandemia e il buon Samaritano del Vangelo

Commento “Le cose che sto imparando” di Fabio Fazio. Si trova a p. 25 del quotidiano “la Repubblica” di oggi, 16 febbraio 2020.
Ho scritto già diversi commenti su questo presentatore televisivo e non gli ho risparmiato critiche pure aspre. Ora afferma che la lezione del virus lo stia rendendo migliore. Penso tuttavia che gli uomini buoni non abbiano bisogno di tali maestri che mentre insegnano uccidono, dum docent necant
Prendo allora alcuni punti dall’ “Elenco delle cose che ho imparato” di Fazio
1 “Devo rimettere in ordine la mia scala di valori per scoprire quel che veramente è importante”. C’era bisogno di tanti morti per ordinare tale climax del tutto necessaria?
Secondo punto: “Quando tutto ciò sarà finito, devo attenermi a questa scala di valori”
Finché il flagello dura invece? E prima? Sono valori ovvi per una persona proba.
3 “La cosa che di sicuro più conta è stare vicini alle persone cui vogliamo bene. Nulla è più importante di un abbraccio ai nostri figli”
Invece le persone che ci sono indifferenti e quelle cui vogliamo male, le lasciamo morire in mezzo alla strada? Faremo come il sacerdote che, visto l’uomo ferito dai briganti sulla via tra Gerusalemme e Gerico praeterivit, passò oltre?  O come il Levita che, mentre vedeva, proseguì?
O  piuttosto è bene fare come il Samaritano? Questo uomo umano  videns eum misericordia motus est. La tradizione ufficiale è ’’ne ebbe compassione”
Non basta: il testo greco presenta il verbo splagcivzw coniugato all’aoristo passivo-ejsplagcivsqh-NT. Luca, 10. 33.
Significa “essere toccato nel profondo”, fino alle viscere-splavgcna-
Come succede a ogni persona buona quando vede la povertà e la desolazione in cui si trovano tanti nostri simili, fratelli nostri anche se non li abbiamo mai visti prima. Quelli che sostano "non più che alle soglie, per poco, tra l’ira dei cani” come Il mendico di Pascoli.
In questi giorni terribili in Italia tanti medici e infermieri, insomma tanti lavoratori e volontari che si prodigano per la salute  degli infermi e per quella di tutti noi, sono assimilabili al Samaritano della Buona Novella.
Non credo invece che abbia niente in comune con questo soccorritore e salvatore chi ha avuto bisogno di assistere a una pandemia per capire l’importanza di abbracciare i propri figli.
Penso che questi tre punti dicano molto e non procedo
Saluto e ringrazio di nuovo i portantini, gli infermieri, gli impiegati, i medici e i dirigenti dei nostri martoriati ospedali. Con stima e affetto
giovanni ghiselli

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