venerdì 27 marzo 2020

la storia di Kaisa. Capitolo 3. Il dialogo di due persone tutt’altro che brutte e stupide

Federico Faruffini, La lettrice
Il dialogo di due persone tutt’altro che brutte e stupide. Diverse dai più


A un tratto Kaisa mi domandò che cosa pensassi di fare.
“Un’orgia santa con te”, pensai “Devo insegnarti la festività orgiastica e redimerti da ogni possibile tetraggine iperborea, devo darmi da fare con tutte le forze seduttive che ho, perché la coppia che sto dividendo non riprenda troppo presto la vicinanza. Devo farlo, però con aspetto pacifico”.
 Invece risposi che mi stavo domandando come potesse andare a finire tra noi. Mi guardò con aria indecisa.
 Allora le chiesi “Tu che cosa auspichi, Kaisa?”.
“Adesso non lo so” fece. “Quando mi sono sposata, pensavo che la cosa migliore fosse maritarmi, appunto. Ora tu ti proponi come amante, e non senza argomenti. Ma parliamo di altro”.
“Di che cosa?”. “Dei nostri studi, delle nostre ambizioni. Io voglio rimanere all’Università (1)”.
“Io sono più modesto, per ora punto al liceo classico. Ma in questo momento, se devo dire la verità punto a te, a te sopra a tutto. 
Tuam simplicem pietatem de recta via conabor avertere ut cum me in horto voluptatis ambules (2)”. 
“Molto bello il tuo latino, da chi lo derivi?”
“Da Agostino, una citazione con qualche ritocco, non un plagio. Del resto tu mi insegni che tutta la cultura è imparentata con se stessa”
“Sì, è così. Ma tu, Gianni, che cosa vuoi fare di me?”.
 Mi venne in mente una battuta dell’Edipo re di Sofocle (3), il testo che mi ha dato di più, l’opus sublime della letteratura mondiale secondo me. 
Mi chiesi se fosse un segno buono o cattivo questo ri-uso forse inconsapevole di una tale tragedia da parte sua.
“Quale beatitudine può derivarti dal saperlo? Comunque te lo dico: voglio fare di te la mia donna, cioè la mia domina, la mia padrona” risposi.
“Ma io non voglio un servo”.
“Sarò il tuo diacono [4] allora, un diacono laico. Con questo intendo che non voglio fare voto di castità. Capisco però che l’accesso al tuo letto devo meritarmelo impiegando tutti i talenti che ho. Altrimenti meriterò di bruciare nella solitudine”. 
“Quali sarebbero i tuoi talenti?”. 
“Buon gusto, buona salute: questo braccio ingessato è provvisorio. Carattere buono, ossia volto al bene, al bello, a tutto quanto è positivo, insomma a te”. 
“Se sono così positiva, come posso tradire mio marito?”
“Dirigendo bene l’intenzione (5). Ti proporrai per fine delle tue azioni uno scopo permesso. Potresti, per esempio, dire a te stessa: ‘esco con Gianni per parlare di linguistica’. Poi se questo demone qui seduto davanti a te, se un tale diavolo dissoluto ti indurrà in tentazione e ti farà rompere la fede, questo non macchierà in nessun modo la purezza della tua buona intenzione. La colpa, se si può parlare di colpa, sarà solo mia. Tu rimarrai pura siccome un angelo (6)”.
“È il metodo dei Gesuiti è vero?”
“Sì, l’ho imparato da Le provinciali di Pascal, e ora voglio vedere se funziona”
“Non posso negare che qualche talento ce l’hai”.
“Questo è niente: vedessi come nuoto, come corro, come scalo i monti in bicicletta! In discesa magari talora cado.” E indicai il gesso. “So fare bene diverse cose non facili, utili e belle senza sforzo. Credo che questo sia lo stile. Non menziono altre capacità mie, siccome non ti mancherà l’occasione di provarle. Te la darò molto presto”. 
“Se non farai presto, tornerò in Finlandia ancora moglie ancora virtuosa. Non abbiamo molto tempo davanti”.
“Tu, come il dio di cui c’è l’oracolo a Delfi, non dici tutto, né nascondi, eppure significhi”, dissi ricordando Eraclito, mentre provavo un’allegrezza forse un po’ scellerata, da certi punti di vista, per avere indotto in tentazione evidente la giovane sposa e madre. Poi aggiunsi:
“Di fatto, questa nostra occasione favorevole potrebbe non tornare mai più. Se non l’acciufferemo, l’avremo perduta per sempre. Tu sai che è calva di dietro (8)”.
“Questo da chi l’hai preso?”
“Da Christopher Marlowe, L’ebreo di Malta. Con te mi lascio andare alle citazioni dei classici che amo perché so che sei in grado di apprezzarle. Ora scusami un momento”.
Mi alzai per andare in bagno.


1. Con il volgere delle stagioni sarebbe diventata una degli “Optimates”, nel senso ciceroniano, della scuola finlandese. Ecco la definizione che ne dà l’Arpinate nell’orazione Pro Sestio (del 56 a. C. ) : “Omnes optimates sunt qui neque nocentes sunt, nec natura improbi nec furiosi, nec malis domesticis impediti” (97), sono tutti ottimati quelli che non sono nocivi, né per natura malvagi né squilibrati, né inceppati da difficoltà familiari 
2. Cfr. Agostino, De civitate Dei XII, 18, 2
3. Cfr. Sofocle, Edipo re, 738: w\ Zeu`, tiv mou dra`sai bebouvleusai peri
4. oJ diavkono~ significa anche “il servo”.
5. Cfr. Blaise Pascal, Le provinciali, VII Lettera
6. Cfr. Verdi - Piave, Traviata, II, 5.
7. Fr. 120 Diano
8. C. Marlowe, L'ebreo di Malta, V, 2, 5

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