martedì 17 marzo 2020

Il virus e lo sviluppo senza progresso


Da Pier Paolo  Pasolini a Giulietto Chiesa

Lo sviluppo senza progresso fu denunciato da Pasolini poco prima che venisse assassinato - nel 1975 - con una quasi coincidenza per lo meno sospetta:" E' in corso nel nostro paese (…) una sostituzione di valori e di modelli, sulla quale hanno avuto grande peso i mezzi di comunicazione di massa e in primo luogo la televisione. Con questo non sostengo affatto che tali mezzi siano in sé negativi: sono anzi d'accordo che potrebbero costituire un grande strumento di progresso culturale; ma finora sono stati, così come li hanno usati, un mezzo di spaventoso regresso, di sviluppo appunto senza progresso, di genocidio culturale per due terzi almeno degli italiani”[1].

 Riferisco altre testimonianze di significato analogo.
“Concepito in modo solo tecnico-economico, lo sviluppo a breve termine è insostenibile. Abbiamo bisogno di un concetto più ricco e complesso dello sviluppo, che sia nello stesso tempo materiale, intellettuale, affettivo, morale (…) Il XX secolo non è uscito dall’età del ferro planetaria, vi è sprofondato”[2].

L’educazione (paideia) deve essere funzionale al progresso
“Uso questo termine non nel suo senso contemporaneo di istruzione scolastica formale ma nel senso antiquato, nell’antico senso greco: per paideia i greci intendevano l’educazione, la “formazione” (la Bildung tedesca), lo sviluppo delle virtù morali, il senso della responsabilità civica, della cosciente identificazione con la comunità, i suoi valori e le sue tradizioni”[3].

L’educazione non deve essere dogmatica: non deve eliminare il dubbio
“Essa richiede di legare il suo esercizio al dubbio[4], lievito di ogni attività critica (…) Comporta anche quell’intelligenza che i Greci chiamano métis[5], “insieme di attitudini mentali…che combinano l’intuizione, la sagacia, la previsione, l’elasticità mentale, la capacità di cavarsela, l’attenzione vigile, il senso dell’opportunità (…)Unico punto pressochè certo nel naufragio (delle antiche certezze assolute): il punto interrogativo”[6].

C’è una poesia di Bertolt Brecht che costituisce un inno in lode del dubbio: “Sia lode al dubbio! (...) Oh bello lo scuoter del capo/su verità incontestabili!/Oh il coraggioso medico che cura/l’ammalato senza speranza! (...) Sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai( …) Tu, tu che sei una guida, non dimenticare/che tale sei, perché hai dubitato/delle guide! E dunque a chi è guidato/permetti il dubbio!”[7].

La Lettera a un bambino mai nato  di Oriana Fallaci è dedicata “A chi non teme il dubbio/a chi si chiede i perché/senza stancarsi e a costo di soffrire di morire”.
Giacomo Leopardi: “Piccolissimo è quello spirito che non è capace o è difficile al dubbio”[8].
Leopardi cita Cartesio a proposito della necessità del dubbio: “Le verità contenute nel mio sistema non saranno certo ricevute generalmente, perché gli uomini sono avvezzi a pensare altrimenti, e al contrario, né si trovano molti che seguono il precetto di Cartesio: l’amico della verità debbe una volta in sua vita dubitar di tutto. Precetto fondamentale per li progressi dello spirito umano. Ma se le verità ch’io stabilisco avranno la fortuna di essere ripetute, e gli animi vi si avvezzeranno, esse saranno credute, non tanto perché sien vere, quanto per l’assuefazione”[9].
“In molte pagine dello Zibaldone, Leopardi mette in dubbio ogni sistema: anche quelli che ha più cari o che posseggono più rilievo. “Il mio sistema” scriveva già nel settembre 1821 “introduce non solo uno Scetticismo ragionato e dimostrato, ma tale che, secondo il mio sistema, la ragione umana per qualsivoglia processo possibile, non potrà mai spogliarsi di questo scetticismo; anzi esso contiene il vero, e si dimostra che la nostra ragione,non può assolutamente trovare il vero se non dubitando; ch’ella si allontana dal vero ogni volta che giudica con certezza; e che non solo il dubbio giova a scoprire il vero…, ma il vero consiste essenzialmente nel dubbio, e chi dubita, sa, e sa il più che si possa sapere”[10].

Massimo Cacciari: Il dubbio non va eliminato come deleterio, anzi: "Togli il dubbio, il dubbio su me stesso, sulla mia identità, sul mio sapere, e non mi resterà che il già fatto e il già detto"[11].

Torno a Pasolini: “I miei film non mirano ad avere un senso compiuto. Finiscono sempre con una domanda”[12]   
 “L’umanesimo non dovrebbe più essere portavoce dell’orgogliosa volontà di dominare l’Universo. Diviene essenzialmente quello della solidarietà fra umani, la quale implica una relazione ombelicale con la natura e con il cosmo”[13].
"Il destino dell'uomo è inserito nell'ordine divino del mondo; e quando l'ordine divino e il disordine umano vengono al cozzo, si sprigiona la scintilla della tragedia"[14].

“Se l’estirpazione radicale dell’insicurezza appartiene ancora all’utopia modernista dell’onnipotenza umana, la strada da seguire è un’altra: quella della costruzione di legami affettivi e di solidarietà capaci di spingere le persone fuori dall’isolamento nel quale la società tende a rinchiuderle, in nome degli ideali individualistici che, a partire dall’America, si vanno paurosamente diffondendo anche da noi”[15].

Ho visto poco fa un’intervista a Giulietto Chiesa trasmessa da Byoblu. Ebbene il giornalista mi ha fatto tornare in mente queste letture più o meno antiche. Ha detto che il veleno latore del terrorismo attuale è un effetto della globalizzazione: quella della malattia
Quindi ha denunciato questo sviluppo che ha prodotto un inquinamento atmosferico il quale già prima del corona virus ha provocato 100 milioni di morti causate da difficoltà respiratorie. Del resto le zone rosse d’italia sono le più estesamente e profondamente inquinate.
Ho notato anche io che nelle regioni dall’aria più pulita (Alto Adige, Valle d’Aosta) il virus attecchisce meno.
Ancora Giulietto Chiesa: “abbiamo inventato molecole che non esistono in natura” e ne siamo ora ne siamo  gonfi.
 Non poche volte oncologicamente purtroppo - o[gko" gonfiezza, ingrossamento).


Si cerca di snaturare la natura e questa si ribella. L’uomo snaturato muore ante diem. Perfino la percezione del tempo della vita è stata snaturata, dal telefonino secondo il giornalista
Io trovo che abbia mutato in peggio i rapporti umani. Rimpiango i corteggiamenti, gli amori, le amicizie del tempo della mia gioventù quando il cellulare non esisteva e parlavamo guardandoci negli occhi. Racconto i rapporti umani, massime amorosi, di allora non solo per ricordarli a me stesso o per laudare tempus actum ma per darne contezza a chi mi legge. Erano tempi meno infelici e meno malsani
Chiesa reclama un balzo in avanti di qualità intellettuali, di competenze, di capacità, a partire dalla classe politica. Penso ai re filosofi della Repubblica di Platone.
Il bravo giornalista ha concluso dicendo  non dobbiamo rinunciare alla nostra cultura, alle nostre tradizioni lasciandoci colonizzare dalla potenza statunitense. Casomai dovrebbe essere il  ferus victor a conoscere e adottare la nostra cultura di Italia capta ma ricca di una paideia nobile e antica cui non deve abdicare.

giovanni ghiselli


[1] Scritti corsari, p. 286.
[2] E. Morin, I sette saperi, p. 70.
[3] M.Finley, La democrazia degli antichi e dei moderni, p. 30.
[4] Montaigne che cita Dante: “Che, non men che saver, dubbiar m’aggrata”, Divina Commedia, Inferno XI, v. 93.
[5] M.Detienne, J.-P. Vernant, Le astuzie dell’intelligenza nell’antica Grecia, tr. It. Laterza, Roma-Bari 1984.
[6] E. Morin, La testa ben fatta, pp. 16-17 e 55.
[7] B. Brecht (1898-1956), Lode del dubbio.
[8] Zibaldone, 1392.
[9] Zibaldone, 1720.
[10] P. Citati, Leopardi, p. 56.
[11] M. Cacciari, "L'espresso", 6 gennaio 2005, p. 69.
[12] Pasolini, Tutte le Opere,  Saggi sulla politica e sulla società, p. 1319
[13] E. Morin, La testa ben fatta, p. 101.
[14]V. Ehrenberg, Sofocle e Pericle  (1956),  p. 40.
[15] U. Galimberti, L’ospite inquietante, p. 30.

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