venerdì 20 marzo 2020

Morte e resurrezione



 Lo storiografo Ammiano Marcellino (IV sec. d. C.) racconta l’ingresso di Giuliano Augusto in Antiochia
Dopo essere giunto a Tarso il giovane imperatore si affrettava verso Antiochia orientis apicem pulchrum, culmine bello dell’oriente.
Molte persone lo acclamavano quale salutare sidus, una stella di salvezza.
Evenerat autem isdem rebus accadeva che quegli stessi giorni del 361 Adonēa ritu veteri celebrari, secondo l’antico rito si celebrassero le feste in onore di Adone amato Veneris, ut fabulae fingunt apri dente ferali deleto, quod in adulto flore sectarum est indicium frugum (Storie 22, 9, 15) amato da Venere come narra il mito, e ucciso dal dente del cinghiale, simbolo delle messi recise quando sono già mature .
Et visum est triste quod amplam urbem principumque domicilium introeunte imperatore  nunc primum ululabiles undique planctus et lugubres sonus audiebantur, e sembrò un triste il fatto che al primo ingresso dell’imperatore in quella grande città e nella reggia, si sentivano manifestazioni di dolore acuto e lugubri lamenti.   
La mietitura del grano dunque e la morte dell’uomo sono le due metà di un simbolo: entrambi vengono falciati e sepolti perché rinascano.  
In un primo tempo avevo scritto "per rinascere" poi ho corretto
Ma anche "per rinascere" della prima versione invero non è sbagliato perché chi compie il rito non auspica solo la rinascita del grano ma pure la propria resurrezione. Come noi quando celebriamo la Pasqua
 
giovanni ghiselli

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