martedì 24 marzo 2020

L’eterna speculazione. Dall’Atene di Solone alla pandemia di oggi

Francesco Hayez, Solone

L’eterna speculazione. Dall’Atene di Solone (VI secolo a. C.) alla pandemia di oggi .
  
Il virus spaventa molti di noi, tanti ne mortifica nel senso peggiore, ossia li ammazza, ma gli speculatori come è successo durante altre catastrofi, già gongolano pensando ai profitti che è possibile trarne.
Lo dico per le analogie alle quali il metoto comparativo mi induce.
Penso al terremoto dell’Aquila con tante vittime e non pochi sciacalli.
Quindi noi umani guardiamoci dal virus, e lo Stato ci salvi dalla speculazione favorita dal morbo quanto e più della morte.
La speculazione è un mestiere antichissimo, più antico ancora e più sporco della prostituzione. Alle proposte meretricie si può dire di no, a certa speculazione, quella finanziaria per esempio, è impossibile sottrarsi. 
Faccio un esempio di speculazione antica: risale alla prima parte del VI secolo a. C.
Nella polis ateniese dell’epoca molti cittadini erano oppressi dai debiti. Plutarco racconta che tutto il popolo era indebitato nei confronti dei ricchi. Molti davano per garanzia la propria persona e finivano con il diventare schiavi, magari venduti all’estero.

Leggiamo alcuni versi del legislatore Solone
“Questi mali nel popolo si aggirano: e dei poveri
 molti giungono in terra straniera
venduti e legati con ceppi indegni”
(Elegia detta del Buon governo, fr. 3D., vv 23—25)

Tanti tra gli Ateniesi indebitati erano costretti a vendere i propri figli - polloi; de; kai; pai'da" ijdivou" hjnagkavzonto pwlei'n, nessuna legge infatti lo vietava –oujdei;" ga;r novmo" ejkwvlue (Plutarco, Vita di Solone, 13, 5)
Nell’anno 594 Solone fu nominato arconte (a[rcwn) con l'incarico di fare da pacificatore e legislatore (diallakthv" kai; nomoqevth"): i possidenti lo accettarono in quanto benestante, i poveri, siccome galantuomo.ù Doveva fare da paciere tra nobili e popolo.
La prepotenza e la speculazione però tolsero efficacia alla sua riforma.
Lo scita Anacarsi per qualche tempo suo ospite derideva il progetto dell’amico di frenare le iniquità - gravmmasin –con parole scritte le quali, disse, non differiscono in nulla dalle ragnatele - a] mhde;n tw'n ajracnivwn diafevrein, ma, come quelle, fra le prede trattengono le piccole e deboli - tou;" me;n ajsqenei'" kai; levptou;" tw'n ajliskomevnwn kaqevxein, mentre saranno spezzate dai potenti e ricchi (Vita di Solone 5, 4).
Questo per quanto riguarda la scarsa efficacia delle leggi nei confronti di chi detiene ricchezza e potere.
Per quanto concerne la speculazione, riferisco un episodio che ci fa davvero sorridere amaramente per quanto è attuale.
Abbiamo detto sopra dei debiti che opprimevano gli ateniesi poveri, cioè la maggior parte dei cittadini.
Allora i più assennati tra gli Atenies - tw'n jAqhnaivwn oiJ fronimwvtatoi - , temendo una rivolta, pregarono Solone di porre fine ai contrasti creati dalle differenze eccessive - katapau'sai ta;" diaforav" - (Vita, 14, 1).
Consideravano l’uomo adatto a tale opera difficoltosa in quanto non partecipe dell’ ingiustizia dei ricchi - mhvte toi'" plousivoi" koinwnou'nta th'" ajdikiva" - né soggetto alle necessità dei poveri –mhvte tai'" tw'n penhvtwn ajnavgkai" ejnecovmenon - .
Un suo detto molto noto era che l’uguaglianza non provoca guerra - to; i[son povlemon ouj poiei' (14, 4).

Solone dunque prescrisse th;n tw'n crew'n ajpokophvn - il taglio dei debiti che chiamò seisavcqeian - 15, 2. Letteralmente scossa - seismov" - dei pesi - ajcqw'n - .
Ricordo che questa stessa parola veniva ripetuta e scritta nei cartelli del luglio 2015, in Grecia nel tempo del referendum. Arrivato in bicicletta nella piazza Syntagma di Atene mi unìi ai cori di giubilo per la vittoria del “NO”, poi intonai un “Bella ciao” seguito da un folto gruppo. Seguì una festa come quella ricordata sopra di Debrecen quando, nell’agosto del ’74, Nixon fu costretto a dimettersi.
Ma torniamo a Plutarco che considera seisavcqeia una parola eufemistica.
Gli Ateniesi ci sono portati, continua il biografo, tanto che chiamano amiche le prostitue - ta;" me; povrna" ejtaivra", e dimora il carcere - oi[khma de; to; desmwthvrion. (Vita di Solone 15, 2)
Secondo i più la seisavcqeia, questo sgravio, fu un’estinzione dei debiti, e i versi di Solone concordano con questa interpretazione.
Secondo altri non vennero aboliti i debiti, ma solo alleggeriti con una riduzione degli interessi commisurata alle possibilità dei debitori - ajlla; tovkwn metriovthti koufisqevnta" - . (Vita di Solone, 15, 3)
Dopo la necessaria introduzione veniamo finalmente alla speculazione, l’eterna speculazione
Plutarco racconta che a Solone toccò pra'gma pavntwn ajniarovtaton (Vita, 15, 7) un incidente tra tutti penosissimo. Il riformatore aveva comunicato il suo progetto agli amici nei quali riponeva la massima fiducia, Conone, Clinia e Ipponico. Disse loro che non aveva intenzione di toccare la terra, ma aveva deciso di tagliare i debiti crew'n de; poiei'n ajpokopa;" e[gnwken.
Quelli allora, anticipando la riforma, presero in prestito grosse somme di denaro e acquistarono vaste estensioni di terreno e, quando il decreto fu pubblicato, non restituirono il denaro ai creditori avvalendosi della riforma dell’amico. Così misero Solone in condizione di subire una grave accusa e calunnia come se non fosse vittima, bensì complice di quella speculazione: eij" aijtivan to;n Sovlwna megavlhn kai; diabolhvn w{sper ouj sunadikouvmenon, ajlla; sunadikou'nta katevsthsan (Plutarco, Vita di Solone, 15, 8).

Aristotele commenta questo fatto nella Costituzione degli Ateniesi (prima metà degli anni Venti del IV secolo).
Il filosofo di Stagira dunque scrive che Solone kuvrio" de; genovmeno" tw'n pragmavtwn, divenuto padrone della situazione politica, liberò il popolo per il presente e per il futuro - to;n te dh'mon hjleuqevrwse kai; ejn tw'/ parovnti kai; eij" to; mevllon, avendo impedito di prestare denaro dietro la garazia dei corpi - kwluvsa" daneivzein ejpi; toi'" swvmasin, e promulgò delle leggi - kai; novmou" e[qhke - e tagliò i debiti - kai; crew'n ajpokopa;" ejpoivhse - , sia pubblici sia privati, a]" seisavcqeian kalou'si, wJ" ajposeisavmenoi to; bavro" , che chiamano sgravio in quanto ne alleggerirono il peso (Costituzione degli Ateniesi, 6, 1).
Aristotele poi ricorda anche il tentativo di calunniare –diabavllein - Solone e aggiunge che i democratici dicono che venne manovrato dagli amici - parastrathghqh'nai dia; tw'n fivlwn - , mentre i denigratori che vogliono infamarlo sostengono che anche lui partecipò alla speculazione - kai; aujto;n koinwnei'n - (6, 2)
Comunque i suoi amici comparono molta terra dopo avere contratto debiti che non pagarono, ouj polu; th'" tw'n crew'n ajpokoph'" genomevnh" dal momento che poco dopo ci fu il taglio dei debiti, sicché diventarono ricchi e successivamente i loro discendenti vennero chiamati palaioplouvtou" - uomini di antica ricchezza.
Aristotele seguita dicendo che è più convincente il discorso dei democratici - piqanwvtero" oJ tw'n dhmotikw'n lovgo" su Solone che fu un uomo equilibrato e attento al bene comune, al punto che essendogli possibile diventare tiranno, non lo volle e considerò sempre il bene della città più importante del proprio vantaggio (6, 3).

Torno a Plutarco e concludo. Solone ebbe a dire agli amici che lo spingevano a impossessarsi di un potere gestito da lui solo: “kalo;n ei\nai th;n turannivda cwrivon, oujk e[cei d’ ajpovbasin” (Vita di Solone, 14, 8) che la tirannide è una bella fortezza ma non ha via d’uscita.

Bologna 24 marzo 2020 giovanni ghiselli

2 commenti:

  1. Ottimo gianni margherita Alessandro buona serata

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  2. Bravo. Sei l'antitesi di coloro davanti a cui ogni uccello giace spennato.
    alessandro

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