domenica 17 dicembre 2017

Lucrezio, "De rerum natura". IV libro. parte 6


-In Veneris compagibus haerent (1113): l'amore come trappola che allaccia e come rete è denunciato da Cassandra nell'Agamennone di Eschilo: "ajll j a[rku" hJ xuvneuno"" (v. 1116), ma una rete è la compagna di letto.
-labefacta liquescunt: l'allitterazione in clausola con la liquida rende fonicamente l'idea dello scioglimento delle membra.
"Tandem ubi se erupit nervis conlecta cupido/parva fit ardoris violenti pausa parumper./Inde redit rabies eadem et furor ille revisit,/cum sibi quid cupiant ipsi contingere quaerunt,/nec reperire malum id possunt quae machina vincat:/usque adeo incerti tabescunt vulnere caeco " (IV, 1115-1120), finalmente, quando si è lanciato fuori dai nervi il desiderio raccolto, segue per un poco una piccola pausa dell'ardore violento. Quindi torna la medesima rabbia e quella smania si affaccia, mentre essi stessi si chiedono che cosa bramano raggiungere, né sono capaci di trovare quale espediente superi quel male: sino a tal punto senza saperlo si struggono con cieca ferita.-Nervis (1115) : nervus è etimologicamente imparentato con neu'ron e i suoi significati vanno da "m( embro virile" (in Orazio, Epodi , 12, 19) a "carcere". Comunque l'eiaculazione è una scarica di tensione nervosa che fornisce una parva pausa... parumper (1116).
"Le due parole (parva... parumper) etimologicamente collegate sono poste a cornice del verso (e l'allitterazione è rinforzata da pausa, grecismo per mora)"[1]. Né sembra che ci sia gioia in questa pausa breve e malsicura.

Pare che ci sia al massimo un "piacer figlio d'affanno" come nell'idillio di Leopardi[2].
Schopenhauer afferma esplicitamente la scarsa soddisfazione che consegue alla scarica erotica:"Non si è notato come "illico post coitum cachinnus auditur diaboli "? La qual cosa, detta seriamente, si fonda sul fatto che il desiderio sessuale, soprattutto quando si concentra nell'innamoramento fissandosi su di una donna determinata, è la quintessenza dell'imbroglio di questo nobile mondo; perché promette così indicibilmente, infinitamente e straordinariamente molto, e mantiene, poi, così miserabilmente poco"[3].

redit rabies... furor revisit (1117): chiasmo e allitterazione in r -. Sembra che la copula si prepari con un digrignare di denti.
Il messaggio è che l'atto sessuale è congiunto al dolore e all'infelicità.
Sentiamo ancora Schopenhauer: "giustamente Platone (all'inizio della Repubblica) stima felice la vecchiaia, in quanto infine libera dall'istinto sessuale, che tormenta incessantemente l'uomo sino a quel momento. Si potrebbe anzi sostenere che i molteplici e infiniti capricci provocati dall'istinto sessuale, e gli affetti sorti da questi, mantengono nell'uomo una costante e soave follia, sintanto che egli resta sotto l'influsso di quell'impulso o di quel diavolo, da cui è di continuo posseduto; soltanto con la sua estinzione egli diventerebbe quindi del tutto assennato... La causa di ciò non sta in altro se non nel fatto che la gioventù rimane ancora sotto il dominio, o meglio il servaggio di quel demone, che non le concede facilmente neppure un'ora libera, e al tempo stesso è l'autore immediato e mediato di quasi tutte le sventure che colpiscono e minacciano l'uomo: la vecchiaia ha per contro la serenità di chi si è liberato da una catena portata per lungo tempo, e si muove ora liberamente...il vecchio è penetrato della massima del'Ecclesiaste: "tutto è vano", e sa che tutte le noci sono vuote, per quanto esse possano venir ricoperte d'oro"[4].

La vecchiaia per giunta "è libertà dall'obbligo di attestare a se stessi e agli altri il proprio valore, la propria capacità e vitalità" scrive Magris[5] a proposito dei vecchi di Svevo i quali del resto non hanno deposto del tutto le loro pretese sessuali.

Il biasimo del sesso invece viene attribuito da Platone a Sofocle oramai anziano.
 Il tragediografo, racconta Cefalo, interrogato da un tale che gli chiese:"pw'"...e[cei" pro;" tajfrodivsia; e[ti oiJov" te ei\ gunaiki; suggivgnesqai " , come ti va nelle cose d'amore? sei ancora capace di congiungerti con una donna?, risponde: "eujfhvmei w\ a[nqrwpe: aJsmenevstata mevntoi aujto; ajpevfugon, w{sper luttw'ntav tina kai; a[grion despovthn ajpodrav"" (Repubblica , 329c), sta' zitto tu, infatti con grandissima gioia me ne sono liberato, come in fuga da un padrone furente e selvaggi
 Questo anatema di Sofocle viene riferita e approvata da Catone il vecchio nel De senectute di Cicerone :" Bene Sophocles, cum ex eo quidam iam affecto aetate quaereret utereturne rebus veneriis:"Di meliora! inquit; libenter vero istinc sicut ab domino agresti ac furioso profugi " (14), opportunamente Sofocle quando, già vecchio e fiaccato dagli anni, un tale gli chiedeva se facesse ancora del sesso, disse: dio ne scampi, volentieri invero sono scappato di lì come da un padrone selvaggio e furioso!
 Nella stessa opera del resto il piacere dei sensi in generale viene smontato dall’autore:" impedit enim consilium voluptas, rationi inimica est, mentis, ut ita dicam, praestringit oculos, nec habet ullum cum virtute commercium " (12), in effetti il piacere impedisce il giudizio, è nemico della ragione, abbaglia, per così dire, gli occhi della mente e non ha alcun rapporto con la virtù.
Di fatto ancora negli anni Cinquanta del Novecento la pretaglia delle parrocchie di Pesaro diceva ai ragazzini che se uno pensava troppo alle femmine diventava cieco, e non solo di mente. Fatto è che sono molto miope.

-quid cupiant (1218) : il desiderio di fondo è quello di generare nel bello.

Diotima, volendo dire che cos'è l'amore tradotto in atto (to; e[rgon), l’opera dell’amora, dà questa definizione:" e[sti ga;r tou'to tovko" ejn kalw'/ , kai; kata; to; sw'ma kai; kata; th;n yuchvn " (Simposio , 206b), questo è generazione, il parto-tovko"-ou oJ- nel bello sia secondo il corpo sia secondo l'anima.
La nostra natura infatti, precisa Diotima, desidera generare, ma generare nel brutto non può, bensì nel bello ("tivktein ejpiqumei' hJmw'n hj fuvsi" : tivktein de; ejn me;n aijscrw'/ ouj duvnatai, ejn de; tw'/ kalw'/", 206c). Questo è il vero motivo del cupere . Infatti tutti i tentativi di svalutare l'atto sessuale non resistono a questa obiezione di C. Pavese: "Se il chiavare non fosse la cosa più importante della vita, la Genesi non comincerebbe di lì"[6].
Abbiamo già detto del tentativo di sottrarre la creazione della vita all'accoppiamento tra il maschio e la femmina. Succede quando non è possibile unirsi nel bello e si copula nel brutto, in maniera non creativa ma distruttiva, tanto che "l'amore divino si trasforma in lussuria, l'abbraccio in una spaventevole, digrignante chiavata"[7].
machina (1119) : è un altro grecismo ( mhcanhv)
 L'uomo erotico in effetti deve essere come Odisseo polumhvcano", poiché la sessualità è centrale nella vita:" Ulisse è l'eroe polùmetis (scaltro) come è polùtropos (versatile) e poluméchanos nel senso che non manca mai di espediento, di pòroi , per trarsi d'impaccio in ogni genere di difficoltà, aporìa ... La varietà, il cambiamento della metis, sottolineano la sua parentela con il mondo multiplo, diviso, ondeggiante dove essa è immersa per esercitare la sua azione. E' questa complicità con il reale che assicura la sua efficacia"[8].
Aggiungo che la metis è necessaria anche nello sport: è lo strumento con cui Polluce prevale sulla forza bruta di Amico, il re dei Bebrici che lo aveva sfidato nella gara di pugilato: Polluce schivava gli assalti dello sfidante bestiale e grazie all'intelligenza (dia; mh'tin [9]) restava sempre incolume.


CONTINUA



[1]G. B. Conte, op. e p. citate sopra.
[2]La quiete dopo la tempesta, v. 32.
[3]Parerga e paralipomena, Tomo II, p. 414.
[4]Parerga e paralipomena , Tomo II, p. 665 ss.
[5]L'anello di Clarisse , p. 198.
[6]Il mestiere di vivere , 25 dicembre, 1937.
[7]W. Reich, L'assassinio di Cristo , p. 66.
[8]M. Detienne-J. P. Vernant, Le astuzie dell'intelligenza nell'antica Grecia , p. 3 e sgg.
[9] Apollonio Rodio, Argonautiche, II, 75.

1 commento:

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