Durante i viaggi di andata a Brescia e di ritorno a Bologna ho riletto la grande storia dell’adultera di Tolstoj, una donna bella e fine che ha osato trasgredire le norme del proprio ambiente ma non ha avuto la forza di reggere le contraddizioni suscitate dal suo agire.
Mi ha fatto pensare alla più importante tra le mie donne.
Anna Karenina mi ricorda Helena finnica per certi versi.
Vronskij la nota mentre scende dal treno. La vide di sfuggita e sentì il bisogno di guardarla meglio: “non tanto perché fosse molto bella, non per l’eleganza e la grazia modesta che erano palesi in tutta la sua figura, ma perché nell’espressione del viso attraente, quando gli era passata accanto, c’era qualcosa di particolarmente carezzevole e tenero. Quando si voltò a guardarla anche lei volse il capo (…) Vronskij riuscì a notare una vivacità contenuta che guizzava sul viso e vibrava fra gli occhi scintillanti e un sorriso appena percettibile che increspava le labbra vermiglie. Come se ci fosse in lei qualcosa che sovrabbondava, che riempiva talmente il suo essere da esprimersi al di fuori della sua volontà , ora nello scintillio degli occhi, ora nel sorriso” (Parte I, capitolo 18)
Quel qualcosa che sovrabbondava soprattutto mi ha fatto pensare a Helena: aveva una femminilità sovrabbondante non perché era incinta-cosa che del resto ancora non sapevo- ma perché mentre mi guardava, già la seconda volta che la vidi, al ricevimento del Rettore dell’Università di Debrecen, compresi che aveva un surplus di femminilità amorosa, di intelligenza di stile che voleva donare a me siccome aveva capito che solo io, tra gli uomini che aveva conosciuto, compreso il promesso sposo, io solo ero in grado di capire e apprezzare con tutto il loro valore. Durante quel mese fatale ci siamo valorizzati a vicenda.
Bologna 2 luglio 2023 ore 12,07, giovanni ghiselli
p. s.
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